Lugano: avanti piano piano, quasi indietro
La città sembra una carrozza spiaggiata nel nulla, circondata da mosconi rumorosi e un po’ arroganti
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La città sembra una carrozza spiaggiata nel nulla, circondata da mosconi rumorosi e un po’ arroganti
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La città sembra una carrozza spiaggiata nel nulla, circondata da mosconi rumorosi e un po’ arroganti
Eravamo tutti lì, indigeni e turisti, a goderci il sole e quel dispettoso venticello marzolino; ed eccolo arrancare, in tutina totalblack e gruppetto di supporter al seguito, per la “fatica” elettorale nell’ora di massima visibilità. Se, intento a questo assai tattico esercizio, si fosse fermato in una delle cassettine, l’alcalde avrebbe potuto leggere che la “sua” città è ferma, al palo, e da tempo; gli avrebbe fatto bene, perché lui non se n’è accorto. I soliti personaggi hanno fatto anamnesi e proposto cure, in un vertiginoso rincorrersi di parole, molte in libertà, con attacchi alla burocrazia e all’esercizio dei diritti popolari e individuali, con il delirio di un Cornaredo popolato di alberghi e di negozi, con la visione un po’ tristarella di una Via Nassa da salvare con l’arredo verde, e via improvvisando. Con il solito sindacalista degli edili in fregola perenne, a ingiungere che si costruisca, qualsiasi cosa ma subito subito. Sullo sfondo, la chiacchiera generale del tutti-contro-tutti, per futili motivi e nel vuoto pneumatico a livello di progetti.
La sensazione è che la città sia una sorta di carrozza spiaggiata nel nulla, occupata da un nugolo di mosconi rumorosi e un po’ arroganti, senza né i cavalli né un conducente sveglio.
Lo sappiamo: la città ha un bisogno vitale di un cambio di passo, di una ridefinizione del suo profilo dopo l’esaurirsi, in un hangover lungo e doloroso, dell’ubriacatura della finanza. Idee vere se ne vedono poche, e siamo stati addirittura costretti a leggere per settimane discussioni surreali su di un progetto senza senso, come quello della spiaggia. La RSI ha pensato di affidare al palazzinaro principe, aspirante monarca cittadino, il ruolo di coscienza critica e di urbanista; per dire del servizio pubblico. Mancava solo di chiedere al sarto senza pietà che regala rose bianche al sindaco, poi avremmo visto e sentito veramente di tutto; o di nuovo al solito operatore eno-gastronomico che, certo altruisticamente, vorrebbe fare della città una caricatura di Monte-Carlo per ricchi e volubili cafoni.
In una situazione che permette fare investimenti a debito, con tassi a zero o quasi, appare più che mai necessario mettere in campo un concorso di idee, chiedendo aiuto ai cervelli migliori (urbanisti, economisti, operatori turistici e culturali, esperti veri in comunicazione); svizzeri ed esteri, e comunque evitando di chiedere ancora ai soliti noti, cioè a chi non ha dimostrato altro che miopia, pensiero retrogrado e difesa di interessi propri e di bottega. Tutto questo in modo da elaborare un nuovo, visionario e coraggioso progetto di riqualificazione della città; e di investire sulla base degli esiti di questo progetto, mettendoci i soldi che servono.
Per quel niente che conta, dico anche la mia: mi piacerebbe che l’area di Lugano diventasse una sorta di multiforme playground per occasioni e per emozioni, destinato a un turismo intelligente, avido di cultura in tutte le sue forme, fisicamente attivo e desideroso di spazi verdi e di aria pulita. In cui anche l’alcalde possa trovarsi bene, ma finalmente da pensionato.
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