Guadagnare consensi cavalcando una contraddizione
Il paradosso, perlomeno apparente, del successo delle destre eco-negazioniste in piena emergenza climatica
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Il paradosso, perlomeno apparente, del successo delle destre eco-negazioniste in piena emergenza climatica
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• – Franco Cavani
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Di fronte ad uno strumento che può trasformare l’homo sapiens in homo numericus
• – Renato De Lorenzi
Le mosse della NATO e i dubbi dei due leader
• – Redazione
Il paradosso, perlomeno apparente, del successo delle destre eco-negazioniste in piena emergenza climatica
Sembra incredibile, eppure non passa giorno, di questi tempi, senza che si debba prendere atto del crescente consenso di programmi politici di destra che includono esplicitamente e “orgogliosamente” la negazione di ogni fenomeno relativo al riscaldamento del pianeta, anche quando siamo nel bel mezzo di un “emergenza calura” che ci porterà quasi certamente a constatare come quest’estate sarà la più calda mai registrata nella storia.
Ne ha scritto recentemente Michele Serra su “La Repubblica” nell’articolo “Clima, le destre sorde” (ripreso anche in questa sede) ponendosi, in sintesi una “bruciante” questione: “Perché diavolo la destra deve essere “negazionista”, sul clima? Su quali basi scientifiche e, aggiungo, su quali basi politiche, visto che nessuna ipotesi di società, nessun progetto di sopravvivenza può fare a meno di prendere atto che il riscaldamento del pianeta è una realtà, non un’ipotesi?”
Un mistero, o un mezzo mistero, per dirla sempre con Serra, che qualche ragione, in verità la rinviene: “Nelle vele della destra non solo italiana soffia un vento potentissimo, ed è quello degli affaracci propri. È un vento così forte, e così conveniente elettoralmente, che si arriva anche a capirne la ragione. Per chi bada al proprio metro quadrato, e ritiene che tutto il resto non lo riguardi” gli allarmi della comunità scientifica e del fronte ambientalista sono solo e semplicemente “isterismi”.
Certo, la politica che persegue “gli affaracci propri”, è proprio quella che ci viene regolarmente apparecchiata dalla destra nostrana, cantonale e federale, quella, per intenderci, “che non è vero niente” ogni qual volta ci si periti ingenuamente a sollevare la questione. Quella che neanche in questi giorni di allarme atmosferico viene minimamente scalfita anche solo da un minimo dubbio: ma no, il riscaldamento planetario è un’invenzione dei ricchi (di sinistra) per favorire i ricchi (di sinistra) a scapito del povero ceto medio che non ha certo i mezzi (e neanche l’intenzione) di predisporre qualche accorgimento utile alla causa; una causa persa, punto e basta (anche se con le centrali nucleari…).
Un ragionamento su misura per “chi bada al proprio metro quadro”, appunto, che pare continuare ad ottenere consensi: lo dimostrerebbero i dati forniti dal recente sondaggio di Tamedia sull’esito elettorale delle federali del prossimo ottobre. Udc in netto guadagno di consensi (2.5%, forse più) di fronte ad una perdita evidente dei Verdi ( per una percentuale anch’essa, ma col segno meno, del 2,5%), anche se quello del riscaldamento climatico è uno dei principali problemi indicati dal campione di ideali elettori.
Già, ma qual è il primo problema per l’elettore svizzero? “Minacce”, “pericoli”, “ingiustizie” molto più inquietanti, come i costi della salute, le pensioni e, naturalmente, l’immigrazione. Intendiamoci: preoccupazioni legittime, ma poi ci si potrebbe porre un’ulteriore questione: fra la popolazione, fra le famiglie svizzere, non è forse quella del futuro dei figli la prima preoccupazione? Nei sondaggi, viene mai posta tale questione? E non è una domanda lecita che ha a che fare proprio con l’orizzonte sempre più oscuro (e caldo) delle prospettive di vita dei giovani davanti ad un mondo percepito come “invivibile” (non solo climaticamente, in verità)?
Il fatto è che proprio in quelle domande, relative alle preoccupazioni della popolazione, sta probabilmente buona parte del nocciolo della questione. Il grande e grave problema dell’immigrazione (al terzo posto) è impugnato dalla destra non solo per combattere un presunto esercito di “falsi rifugiati” che inficerebbe la nostra sacra identità di svizzeri (?), ma anche e forse soprattutto per difendere ciecamente una logica, totalmente paradossale, che trasforma i meno abbienti nei principali sostenitori di chi li tiene in quella condizione.
Una destra tutta votata all’economia privata, palesemente anti-Stato, vicina agli ambienti economici e alle preoccupazioni dei contribuenti super-ricchi, che di fronte al tema ambientale si mostra disponibile tutt’al più a costruire nuove centrali nucleari (perché l’energia è business, il proprio, e che diavolo!) come può continuare a perseguire tutto ciò parlando “in nome del ceto medio” e da esso ottenere consenso?
Difficile capire e rispondere. Forse qualche traccia di risposta la si potrebbe ritrovare in un’altra caratteristica della politica delle destre: quella di esprimersi in una modalità comunicativa semplificatoria e spesso e volentieri con una postura “da opposizione” anche quando sono (come sono) nella posizione di governare. Si pensi ai toni (sopra le righe) di ogni intervento di Meloni o Salvini in Italia, e ancora di più (volendo) alle sparate di un politico leghista che sta seduto in un esecutivo comunale ed un legislativo federale (quando c’è) ma non manca di berciare contro tutto e tutti.
Ecco, forse il “successo” delle politiche di destra oggi è legato al fatto di esprimersi sostanzialmente “in opposizione”, in avversione a tutto ciò che irrita le busecche: no alle tasse, no ai frontalieri, no ai richiedenti l’asilo, no all’emergenza climatica, no e no, perché tutto è ingiustamente “contro” il nostro benessere dentro il nostro “metro quadrato”. Un’opposizione apparente, perché a menare il gesso, oggi più che mai, sono proprio loro ed il mondo sta andando dove vogliono loro. Sono quotidianamente in contraddizione, ma non se ne accorge nessuno. Forse, un giorno, la sinistra…
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