La crisi climatica? Una fake news spacciata da scienziati al soldo del comunismo o da ecologisti moralizzatori che vogliono toglierci il benessere e il divertimento e che si incollano sull’asfalto togliendoci la libertà di fare quello che vogliamo.
E se poi non ci sarà più neve sulle montagne svizzere e i ghiacciai si saranno sciolti, volete mettere la straordinaria emozione di sciare sulla neve artificiale con accanto prati e boschi verdi, mescolando sensualmente artificiale e naturale? Qualche genio del marketing e della pubblicità potrebbe anzi sfruttare l’idea e lanciare slogan tipo: Mai vista un’emozione così, oppure: In discesa libera verso il futuro. E se questo non gli sembrasse ancora sufficiente, potrebbe offrire a qualche località turistica spot tipo: Venite da noi a sciare nel metaverso. Qui c’è il futuro… e subito tutti saranno già pronti con scarponi e visore.
E se per sparare neve con i cannoni si consuma energia a quintalate, chi se ne importa, importante è convincerci che sempre di più è comunque meglio e così illuderci che la crisi climatica non esista (un classico processo di rimozione del reale e del vero). E quindi gli ecologisti e i filosofi non ci rompano più con il principio di responsabilità verso le future generazioni: ci penseranno loro a vivere nel pessimo mondo che noi gli stiamo lasciando.
Dicendo così dimostriamo forse di essere menefreghisti, egoisti, egotisti, narcisisti compulsivi, irresponsabili, un disonore come buoni padri di famiglia? Certo – e ce ne vantiamo, perché a noi importa la ricerca del massimo piacere e del massimo profitto (il massimo dell’auto-eccitazione erotica); e poi, diciamocelo, non sono forse cinquant’anni che il consumismo prima e poi il neoliberalismo e la tecnologia (cioè noi) vi dicono ogni giorno che la società (il noi) non esiste e che esistono solo gli individui con la loro libertà assoluta? Che in realtà è la falsa libertà che noi vi concediamo, la libertà che interessa a noi tecno-capitalisti: quella di produrre e di consumare e sprecare e di godere sempre di più.
Ora gli ecologisti vogliono forse dirci che abbiamo sbagliato e che dobbiamo avere senso di responsabilità? Ma come si fa – come facciamo – a continuare a fare profitti se si vuole imporre un’etica e una morale all’economia e alla tecnologia – come predica anche quell’altro comunista di Papa Francesco? E infatti, e al contrario, il tecno-capitale (noi) ha recuperato e vi ripete ogni giorno – per farvela entrare bene in testa come nuovo imperativo categorico – la parola resilienza, che è sinonimo di adattamento non solo alle nostre esigenze produttive e consumative e di massimizzazione del nostro plusvalore, ma anche al cambiamento climatico. E se pioverà di più basterà comprare un buon impermeabile e un ombrello più grande e gli stivali più alti – accrescendo i consumi e quindi producendo profitto per chi (noi) produce anche ombrelli e impermeabili e stivali…
Ovvero, ognuno per sé, gli altri si arrangino. La vita è una sola, il regno dei cieli è un’altra fake news, bisogna godersi questa unica vita cercando appunto di viverla al massimo, finché è possibile. Del domani non vi è certezza…
È vero, noi vi abbiamo chiuso da tre secoli nella gabbia d’acciaio del (tecno)capitalismo, come aveva capito Max Weber più di cento anni fa: che pre-determina – noi avendo buttato via la chiave – la vostra vita di oggi e quella futura; gabbia che esisterà e durerà (Weber) fino a quando non sarà consumato l’ultimo quintale di carbone oppure – aggiorniamo a oggi – non cadrà l’ultimo fiocco di neve o non svuoteremo l’ultimo barile di petrolio o non useremo l’ultimo grammo di litio… ma è una gabbia confortevole, piena di merci affascinanti, dove il divertimento e la distrazione di massa (prodotte e industrializzate per voi sempre da noi tecno-capitale per accrescere il nostro profitto) sono massime e vi cullano come bambini per farvi addormentare e credere alle nostre fake news, ai nostri sogni di massa da Hollywood al Metaverso.
Certo, poi ci sono le guerre, ma anche a questo ci si deve (vi dovete) abituare ed essere anche qui resilienti. D’altra parte, anche la guerra per noi è un lucrosissimo business (ammontano a 2.240 miliardi di dollari le spese militari globali nel 2022, + 3,7% rispetto al 2021) e anche le armi sono una merce e come tutte le merci devono essere consumate – “il potere militare moltiplica le guerre, il capitale commerciale moltiplica gli scambi”, scriveva la filosofa Simone Weil – e quindi deve essere creato il mercato delle guerre perché siano consumate e così garantire la produzione di altre armi e quindi di altre guerre per consumarle, tutto ottenibile con le opportune strategie di marketing – dall’invenzione incessante dei nemici all’escalation militare invece della ricerca della pace… E il tecno-capitale si arricchisce (ci arricchiamo), mentre le persone (voi) muoiono sui campi di battaglia che il tecno-capitale ha pianificato e preparato per gli uomini, voi così stupidi da essere incapaci di dire basta!
Un altro esempio di come noi tecno-capitalisti siamo riusciti a creare l’homo oeconomicus perfetto – e ora anche l’homo udicensis e melonensis e salvinensis… sottospecie del primo, per la continuazione del tecno-capitale con altri mezzi? Ecco le criptovalute. Il Bitcoin è arrivato nei giorni scorsi a valere oltre 34.000 dollari, segnando un aumento del 106% dall’inizio dell’anno. E secondo le agenzie di stampa, che citano “diversi analisti”, “la ritrovata euforia sul Bitcoin è dovuta a molteplici fattori, a cominciare dalla fornitura limitata, per arrivare alle tensioni geopolitiche che rilanciano il suo ruolo di porto sicuro”. Porto sicuro? Sicuro come quelli in Libia dove noi vogliamo respingere i migranti, così che non vengano a togliervi il lavoro – “lo facciamo per voi, non lo avete ancora capito”? E se anche muoiono in mare, non ve ne deve importare nulla, ognuno per sé, nessuno per tutti. E poi, in fondo al mare sono invisibili e così risparmiamo anche le spese per i funerali che, capitalisticamente parlando, sono un costo inutile e uno spreco di tempo; perché la solidarietà è ormai una parola da anime ingenue, da esseri umani, mica da sovranisti, nazionalisti, fascisti, machisti, neoliberisti, tecno-capitalisti, guerrafondai, finanzieri e banchieri come siamo noi… Lasciateci dunque giocare anche con le criptovalute! E che Lugano sia quindi porto sicuro (per noi). E chi se ne importa – ancora – se produrre Bitcoin in realtà “consuma in un anno tre volte l’elettricità usata in Svizzera, l’acqua necessaria a 300 milioni di contadini dell’Africa subsahariana e per bilanciarne le emissioni servirebbero 3,9 miliardi di alberi (fonte news Rsi). Importante è appunto fare affari, arricchirsi – e farlo in fretta, prima che siamo tutti morti.
Morti voi, ovviamente; noi invece ci salveremo comunque, magari su Marte – e il nostro guru Elon Musk sta lavorando per questo, ci andrà lui e poi anche noi, noi dell’Udc e Meloni e Salvini e Bolsonaro e Trump amico di Musk e Netanyahu e Putin e Biden e Xi e tutti i gigacapitalisti; noi ci salveremo, alla faccia vostra e dei voti che ci avete dato in massa (potenza della nostra propaganda!) per poterci anche ridurre le tasse e poter salvare con i soldi di tutti voi le banche che noi abbiamo lasciato fallire in nome del profitto speculativo, aumentando invece per voi i premi della casse malati in nome del libero mercato.
Noi che vogliamo il Ponte sullo Stretto di Messina, noi trafficanti di merci che vogliamo il potenziamento del Cargo di Malpensa invece di ridurre le filiere produttive e consumative, noi che investiamo ancora nel fossile, noi che neghiamo la crisi climatica chiedendovi però di essere resilienti.
Noi che, prima il profitto…
Nell’immagine: niente paura, nel metaverso il paradiso esiste