Il CICR taglierà 1.500 posti di lavoro in tutto il mondo
L'organizzazione umanitaria ha annunciato di dover adottare misure drastiche per riequilibrare le proprie finanze. E all’interno salgono forti e chiare le voci di dissenso
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L'organizzazione umanitaria ha annunciato di dover adottare misure drastiche per riequilibrare le proprie finanze. E all’interno salgono forti e chiare le voci di dissenso
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L'organizzazione umanitaria ha annunciato di dover adottare misure drastiche per riequilibrare le proprie finanze. E all’interno salgono forti e chiare le voci di dissenso
Lo ha comunicato al personale del CICR lunedì sera e lo ha pubblicato sul sito web dell’organizzazione martedì mattina presto. Il direttore generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Robert Mardini, ha annunciato che il CICR dovrà tagliare 1.500 posti in tutto il mondo nel corso del prossimo anno. I tagli sono il risultato dei 430 milioni necessari per pareggiare un bilancio 2023 che è aumentato di 400 milioni rispetto all’anno precedente. Circa 20 delle 350 sedi del CICR nel mondo saranno chiuse. Nel suo messaggio al personale, Robert Mardini ha dichiarato: “Vi scrivo per informarvi dell’evoluzione della nostra situazione finanziaria, che so benissimo che rappresenta una grande fonte di incertezza e ansia per voi, per il vostro futuro professionale e personale, ma anche per le popolazioni che aiutiamo”.
Nella sede centrale di Ginevra, che conta 1.200 dipendenti su un totale di 22.000, le preoccupazioni sono davvero forti. Molti di loro non capiscono come il Comitato del CICR abbia potuto approvare un bilancio di 2,8 miliardi di franchi lo scorso autunno e come l’organizzazione umanitaria abbia potuto, pochi mesi dopo, tagliare 430 milioni di franchi dal suo budget, di cui 400 milioni spesi sul campo e 30 milioni nella sede centrale. Il clima è talmente teso che, per la prima volta, alcuni membri del personale attaccano i responsabili, facendo nomi e cognomi.
È stata fatta circolare internamente un’immagine che ritrae presidente, direttore generale e tutti i membri del Comitato con la dicitura: “Non desiderati. Avete visto queste persone? Ricompensa di 1.000.000 di dollari ciascuno”. Circolano espliciti appelli alle dimissioni del direttore generale, dall’operato ben poco gradito per molti dipendenti. Questi attacchi ad hominem sono insoliti all’interno del CICR. Alcuni li vedono come un modo per sfidare l'”unicità” della governance dell’istituzione, dove solo i cittadini svizzeri possono sedere alla presidenza, alla direzione generale, al comitato e all’assemblea del CICR.
La violenza delle accuse deriva da una situazione che è fortemente peggiorata dal punto di vista finanziario. Il CICR non è affatto l’unica organizzazione in questa situazione. Le difficoltà riguardano l’intero settore. Ma l’istituzione con sede a Ginevra sta soffrendo forse più di altre per l’inflazione e l’aumento dei costi, oltre che per il calo dei contributi da parte degli Stati che la sostengono. Secondo le nostre informazioni tre Stati in particolare sembrano aver drasticamente ridotto i propri contributi: Stati Uniti, Regno Unito e Canada. E se si pensa che Washington, ad esempio, ha versato 623 milioni di dollari al CICR nel 2022…
La radicale messa in discussione del bilancio di 2,8 miliardi e dei tagli che ne derivano è tanto più grave in quanto già nel 2021 c’erano state avvisaglie di crisi nell’organizzazione e nel bilancio. Lo dimostra un “caso” di nostra conoscenza, relativo ad un professionista che faceva parte di una rosa di giovani talenti che il CICR voleva assumere. Dopo essere stato inserito nel processo di reclutamento nel 2019 ed essere stato selezionato per lavorare presso l’istituzione, nella primavera del 2021 gli è stato comunicato con una telefonata di tre minuti che il CICR non poteva permettersi di assumerlo.
Attraverso esempi come questo vi è chi, all’interno dell’organizzazione, contesta apertamente i suoi organi di controllo, che evidentemente non hanno funzionato. È il caso del Comitato del CICR, dove diversi membri hanno competenze bancarie e di revisione contabile.
Sempre a livello interno ci si chiede anche se i tagli al personale sul campo siano l’approccio giusto, e soprattutto l’unico percorribile. Secondo il Daily Trust, un quotidiano nigeriano, il CICR ha raggiunto un accordo per il licenziamento di oltre 100 persone nel Paese, dove conta più di 800 dipendenti. Interpellato, il CICR non ha né smentito né confermato la notizia. Ma nelle delegazioni del CICR la strategia della “cupola”, la sede centrale di Ginevra, non è più chiaramente compresa. Si critica persino l’esplosione del personale a livello di quadri intermedi.
Oggi il CICR è in procinto di riorientare le proprie attività sul mandato di protezione e assistenza, limitando le attività di sviluppo. Questo è un discorso che si fa sempre più sentire all’interno del CICR, e che mette, almeno in parte, gravemente in discussione la strategia perseguita negli ultimi dieci anni di destinare parte delle risorse alle attività di sviluppo.
A Ginevra i dipendenti più indignati si chiedono perché vengano mantenuti gli uffici recentemente aperti in Lussemburgo per il cyberspazio e nella Silicon Valley, o addirittura negli Stati del Golfo. Come dice un esperto in materia: “Il CICR deve distinguere tra ciò che è essenziale e ciò che è necessario, e lasciare che certe attività vengano svolte da altri”. I 2.500 membri del personale che hanno firmato una lettera aperta alla direzione sono categorici: chiedono il diritto a un inventario degli anni di presidenza di Peter Maurer e del direttore generale Yves Daccord (ora presidente del consiglio di amministrazione di Le Temps). Sono ancora più determinati a farlo perché Peter Maurer ha lasciato l’organizzazione due anni prima della fine del suo mandato, e mettono in discussione la situazione ereditata da Robert Mardini e Mirjana Spoljaric, la nuova presidente.
Di fronte alle enormi sfide che l’organizzazione deve affrontare è stato formato un gruppo di membri dell’assemblea per sostenere la leadership dell’organizzazione. Mirjana Spoljaric ha anche riportato in patria una personalità il cui carisma all’interno dell’istituzione, e soprattutto delle delegazioni, rimane eccellente: Pierre Krähenbühl. Attualmente inviato speciale della presidente a Pechino e capo delegazione, è stato appena nominato segretario generale dell’Assemblea del CICR, una carica diventata formalmente “funzione strategica”, spiega il CICR.
A partire dal 1° maggio, nel suo nuovo ruolo, sosterrà la struttura di governance, ha dichiarato l’istituzione. Avrà anche un ruolo apparentemente importante nello sviluppo della nuova strategia per i prossimi quattro anni, che dovrebbe essere definita a maggio o giugno. Pierre Krähenbühl è stato per molti anni direttore delle operazioni prima di dirigere l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi.
“In questa nuova posizione, è come se fosse un membro del Comitato”, dice un insider, aggiungendo che ci si aspetta quasi che diventi una sorta di Churchill, per far uscire il CICR dalla crisi. Quanto alla possibilità che un giorno sostituisca Robert Mardini, come suggerito da alcuni critici, per ora si tratta di una prospettiva altamente improbabile. Un rapporto inedito delle Nazioni Unite sulla cattiva gestione dell’Unrwa pende su Pierre Krähenbühl come una possibile spada di Damocle. Inoltre, gli americani potrebbero opporsi.
Traduzione a cura della redazione
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