L’Udc, Chiesa, e il furto della realtà
La retorica populista della destra è giunta ormai, senza vergogna, a parlare di “dittatura rosso-verde”
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La retorica populista della destra è giunta ormai, senza vergogna, a parlare di “dittatura rosso-verde”
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La retorica populista della destra è giunta ormai, senza vergogna, a parlare di “dittatura rosso-verde”
Oppure – come capita sempre con l’Udc, di Chiesa o di altri, pronta a cavalcare ogni malumore per smuovere adesioni viscerali – si tratta semplicemente di un furto della realtà degli altri (rosso-verdi), per renderla ignominiosa (addirittura dittatoriale) o per carenza di idee proprie o solo per deriderla, facendo cassetta elettorale. Dimenticando comunque sempre, senza vergogna, quale è (o come peggio sarebbe stata, senza i deprecati “sconnessi”) la “propria” realtà. Diamone alcuni esempi, tutti di attualità.
Guerra in Ucraina, causa di quasi tutti i mali, in particolar modo quelli energetici. C’è una singolarità, messa in luce da pochi. Dall’inizio dell’invasione russa (24 febbraio) si temeva il completo disfacimento del sistema energetico ucraino. Situazione bellica disperata. Il Cremlino, poi, si è subito occupato delle centrali elettriche. Sei mesi più tardi il settore, nonostante tutto, tiene ancora, anche se con l’inverno si teme il peggio. Come si è potuto resistere? Perché il Paese ha fatto di tutto per sincronizzarsi sulla rete euopea, accelerando un’operazione ch’era prevista per il 2023. Dallo scorso giugno le due reti sono interconnesse. In luglio l’Ucraina è persino riuscita a vendere 250 megawatt all’Europa.
In Svizzera si è tornati a ripetere nei passati giorni che senza un accordo sull’energia elettrica con l’Unione europea la situazione è resa più difficile e complicata, tanto che (indipendentemente dalla guerra in Ucraina) “il Paese potrebbe essere confrontato con problemi di approvvigionamento poiché le importazioni dall’UE potrebbero diminuire in quanto il 70 per cento delle capacità di scambio saranno riservate ai paesi membri” (dichiarazione del consigliere federale Parmelin). È dal 2007 che la Svizzera ha avviato negoziati con l’Ue per un accordo bilaterale sul mercato energetico. Il 26 maggio 2021 il Consiglio federale ha però posto fine ai negoziati sul progetto di accordo con l’UE. Ne è stata felice ed entusiasta l’Udc, ritenendolo un coronamento della sua politica antieuropeista ed isolazionista. Ucraina – anche se in stato di necessità e in situazione bellica – certamente più intelligente e perspicace della Svizzera… egemonizzata dall’Udc.
La maggior resistenza alla politica energetica svizzera, con lo sviluppo e il finanziamento (anche attraverso il prelevamento di tasse sull’emissione di CO2) delle energie rinnovabili (quelle che oggi, tutto sommato, riescono forse a salvarci), è sempre stata dell’Udc. La quale, infatti, ancora oggi, per bocca del suo presidente, ritiene che la sinistra rosso-verde che l’ha promossa, stia godendo “segretamente” dello scenario catastrofico attuale (che le dà ragione: qui sta forse il dente avvelenato). Così che la crisi “l’avvicina a grandi passi al suo obiettivo: la rieducazione della popolazione e la messa in atto di una dittatura ecologista”. Come, con quel che è capitato solo in questa estate, il responsabile del maggior partito svizzero riesca ancora a combinare elucubrazioni del genere… ignorando la realtà, senza vergognarsi, e svendendo malignamente quella innegabile dei suoi pretesi “sconnessi” e soprattutto come abbia séguito, forse non è più roba da Democrazia (il popolo sovrano ha sempre ragione) ma di… Ragione (la ragione ha delle ragioni che il popolo misconosce). Anche se Chiesa se l’attribuisce tutta, la ragione, com’è paradossalmente logico.
Tra le soluzioni proposte dall’Udc o da suoi esponenti per far fronte al catastrofismo energetico imperante c’è il ritorno all’energia nucleare. Non solo da mantenere abrogando quindi la politica dello smantellamento, adottata anche dal popolo (che quindi… non ha sempre ragione), ma da intensificare, anche con piccole centrali “ad hoc”, dislocate. Qui si copia tristemente l’Unione europea (che, paradossalmente, è dipendente dalla Russia per più del 20 per cento della materia prima essenziale, l’uranio arricchito).
Per l’energia nucleare ci vuole appunto l’uranio, che in Svizzera non c’è. Il prezzo dell’uranio, metallo essenziale per le centrali nucleari, è pure aumentato negli ultimi tempi del 40 per cento. Se disponiamo di una stima del gas bruciato in Svizzera che è di provenienza russa (43%), nessun dato è disponibile per l’uranio. Sappiamo solo che più di mille tonnellate di uranio naturale acquistate dalla Svizzera sono stoccate in Germania, Francia, Svezia e Gran Bretagna perché la legge richiede che gli stock all’estero di combustibili nucleari svizzeri siano dichiarati. Per ragioni di sicurezza Berna non pubblica le cifre sull’origine. Sappiamo però che l’uranio utilizzato a Beznau proviene dalla Russia, attraverso la ditta tedesca Framatome e che nelle altre centrali più della metà proviene pure dalla Russia o dal Kazakistan e dall’Uzbekistan, spesso via Russia. Basterebbero questi dati per capire l’incoerenza massima che naviga in certi partiti (tralasciando altri essenziali aspetti: l’insicurezza, il deposito delle scorie radioattive, l’inquinamento altissimo nell’estrazione del metallo). L’indipendenza energetica, tanto auspicata e associata al nucleare, non esiste nel modo più assoluto. L’incoerenza o la confusione, invece, prosperano.
Non si può mancare di aggiungere un altro fatto di attualità: la mancanza di personale in diversi settori economici si fa sempre più allarmante. In particolar modo nell’industria alberghiera e nella ristorazione (10.600), nel settore della salute (30.000), nel settore informatico (5.700). È significativo (e anche penoso e inquietante) dover constatare come persino i profughi ucraini siano diventati subito un’opportunità, colta senza remore burocratiche o formative, per settori come la ristorazione e persino l’informatica.
Immaginamoci in quale altra“realtà” ci troveremmo se alcune delle proposte più volte avanzate dell’Udc (immigrazione, libera circolazione, contingentamenti, frontalieri) si fossero semplicemente imposte senza i freni degli “sconnessi”. Il partito della realtà non teneva conto (o la scombussolava ancora, a scopo solo elettoralistico) della realtà vera, ch’era di povertà demografica o di scelta economica che certamente non voleva fare (crescita o decrescita).
In questo modo ha continuato a dimostrare la sua ignoranza della realtà e l’incoerenza o l’irrazionalità della sua ideologia perché, tradotta in politica, significava scegliere la decrescita, non certo gradita ai filibustieri che dietro le quinte sostengono e foraggiano l’Udc. Che sono poi gli stessi che ora si lamentano per le sanzioni prese contro la Russia (si vedano le dichiarazioni di Blocher), tanto da accusare la Svizzera di aver perso la sua neutralità e di avere le mani sporche di sangue.
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