Quella domanda rimasta sospesa
A proposito della conferenza stampa del Consigliere federale Cassis e del Presidente del Governo Cantonale De Rosa a Bellinzona
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A proposito della conferenza stampa del Consigliere federale Cassis e del Presidente del Governo Cantonale De Rosa a Bellinzona
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• – Delta Geiler Caroli
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• – Franco Cavani
A proposito della conferenza stampa del Consigliere federale Cassis e del Presidente del Governo Cantonale De Rosa a Bellinzona
Stavolta Cassis è parso misurato e moderato, come si confà, probabilmente, all’occasione, tanto istituzionale quanto “ammaestrata”, nel nome di un bilancio di fine legislatura (e, se vogliamo, di sei anni di carica federale) di cui, in verità, si è colto (forse inevitabilmente) ben poco. Attenzione ai rapporti con l’Italia, preoccupazione per l’italianità in Svizzera (e per i posti italofoni nelle commissioni nazionali) ed altre trattande utili per dar fondo ai buoni propositi, indipendentemente dai risultati concreti.
Ma fin qui, diciamolo, ci siamo ritrovati il Cassis che conosciamo, non quello sorprendente del 3 settembre a S. Antonino. Insomma, non quello, per intenderci, che fra le varie questioni che aveva sollevato, era riuscito anche ad evocare la forza necessaria per dire cose sgradevoli “senza lasciarsi intimidire da qualche articolo cretino”.
“Io non leggo più i giornali”, aveva dichiarato, “non mi serve a niente. Non mi danno nulla, ma proprio nulla. E non mi aiutano neanche a trovare l’energia per andare avanti e fare le cose giuste. E da quando non li leggo più ho tre volte più forza”. Già, sembra passata una vita, eppure queste affermazioni le ha fatto circa due settimane fa, suscitando una vivace reazione soprattutto nei media e la giustamente perentoria risposta di Roberto Porta a nome dell’ATG, oltre che le circostanziate critiche di Aldo Sofia in un articolo pure pubblicato in questa sede.
Ecco appunto, sono passate due settimane, Cassis torna in Ticino, veste i suoi panni al cloroformio, e si presenta come nulla fosse in conferenza stampa per rispondere alle domande dei giornalisti. Tre domande, per la precisione, anzi due (una viene rivolta a De Rosa): sui rapporti Ticino-Berna, sull’orientamento del Governo federale di fronte al dibattito interno alla Chiesa circa la nomina del vescovo di Lugano (eh?), sui passi compiuti e da compiere nell’ambito dei rapporti con l’ Europa. Fine.
Il resto, semmai, viene delegato alle interviste individuali radiotelevisive. Niente di particolare, niente di diverso dal solito, niente di rimarcabile. Niente che non sia noto e che non appaia come la classica velina da cui cavare, nelle ore successive, qualche articoletto riassuntivo di cronachisti e notisti politici.
Eppure, una domanda resterebbe, come usa dire, “in canna”, sospesa nell’aria rarefatta di Palazzo delle Orsoline: qualcosa di questo tipo: “Onorevole Cassis, siamo qui in conferenza stampa, chiamati, come giornalisti, a riferire su quanto ci avete detto, e a porre delle domande: pensa che stiamo tutti perdendo tempo? Ritiene di poterci ribadire che senza il nostro lavoro lei vive molto meglio ed è tre volte più in forma”? (per la cronaca, non sembrerebbe).
Proprio impossibile, o sbagliato, immaginare che qualcuno potesse porre una domanda del genere?
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