Il vero rischio esistenziale sono i miliardari
C'è chi si è chiesto se sia morale consentire l’esistenza dei miliardari. Ma la vera domanda è se la nostra specie potrà sopravvivere ai miliardari
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C'è chi si è chiesto se sia morale consentire l’esistenza dei miliardari. Ma la vera domanda è se la nostra specie potrà sopravvivere ai miliardari
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C'è chi si è chiesto se sia morale consentire l’esistenza dei miliardari. Ma la vera domanda è se la nostra specie potrà sopravvivere ai miliardari
Si parla ovunque di apocalisse. La doppia minaccia del collasso ambientale e dell’intelligenza artificiale è cresciuta nell’immaginario collettivo. La prognosi sembra cupa. Come ha sottolineato molto tempo fa anche Barack Obama, la complessità del cambiamento climatico sfrutta il punto più debole del sistema internazionale: la sua incapacità di coordinare la pianificazione di fronte alla crisi. L’intelligenza artificiale presenta una sfida simile: la sua già vasta infrastruttura digitale globale rende la regolamentazione un compito simile a quello di Sisifo. Le minacce di questo tipo sono state soprannominate “rischi esistenziali” da filosofi come Nick Bostrom e William MacAskill: problemi che potrebbero portare all’estinzione umana o al collasso irrecuperabile della civiltà. Il disastro sembra più tangibile che mai, dall’inizio della Guerra Fredda a oggi.
Ma è difficile districare questa nuova cultura della catastrofe dal rischio reale di un evento a livello di estinzione. Tra le attuali tecnologie dell’intelligenza artificiale e uno scenario di estinzione in stile Skynet si trova un intero romanzo di fantascienza – o forse anche una serie. I timori per la “superintelligenza” o per il libero arbitrio delle macchine per ora sono ancora piuttosto teorici. Ma questo non significa che ciò che facciamo con l’intelligenza artificiale non sia rischioso. Collegare i nostri algoritmi alla finanza, alle politiche pubbliche e alla distribuzione dei beni sulla terra contribuisce direttamente all’aumento delle temperature che è alla base della crisi ambientale, creando allo stesso tempo una potenziale instabilità al gradino più basso della gerarchia di Maslow [i bisogni fisiologici degli esseri umani, ndr].
Prendiamo l’esempio di SpaceX, la società di Elon Musk che controlla più della metà dei satelliti in orbita bassa attorno al nostro pianeta. Il governo degli Stati Uniti ha sostanzialmente permesso che la strategia militare Ucraina – che fa affidamento sul servizio Internet dell’azienda per le comunicazioni e le operazioni cruciali in tempo di guerra – sia pesantemente condizionata dai capricci di un volubile CEO.
I risultati delle recenti ricerche sulla vita personale e professionale di Elon Musk dovrebbero preoccuparci molto, perché rivelano una concentrazione di potere senza precedenti nelle mani di un privato cittadino. Eppure, per quanto scioccanti siano state queste rivelazioni, denunce di questo tipo tendono a commettere un errore cruciale. Concentrandosi sulla virulenta megalomania di Musk – in particolare sul suo desiderio di interpretare Batman, usando le proprie aziende per fornire “soluzioni innovative” ai conflitti e alle minacce che l’umanità deve affrontare oggi – i media hanno generalmente trascurato il fatto che i miliardari della Big Tech come Musk, invece di risolverli, amplificano gli stessi rischi che dicono di voler mitigare. Il rischio esistenziale, oggi, sono i miliardari stessi. Per far fronte alla catastrofe climatica e al panico legato all’intelligenza artificiale è necessario eliminare del tutto la categoria dei miliardari.
Sentiamo spesso dire che l’intelligenza artificiale e le criptovalute utilizzano enormi quantità di elettricità, e quindi contribuiscono al riscaldamento globale. Abbiamo anche sentito dire che il clima è troppo complesso per essere compreso in modo intuitivo, e quindi dobbiamo fare affidamento sui dati, ma la nostra dipendenza dalle fonti digitali aumenta il rischio di disinformazione, favorita dall’intelligenza artificiale. Le voci scettiche su entrambi i fronti non hanno preso in considerazione l’elemento comune che collega le due aree: il capitalismo.
Le nuove infrastrutture digitali e la crisi climatica sono indissolubilmente legate. Entrambe sono i figli illegittimi del neoliberismo su scala planetaria, una logica economica cancerosa che ora minaccia di divorare, distruggendole, le sue stesse risorse, quelle naturali. La critica all’intelligenza artificiale tende a concentrarsi sui suoi pregiudizi, sui potenziali danni che potrebbe causare, oppure sull’impoverimento globale del lavoro. Ma la forma di capitalismo in cui viviamo attualmente viene menzionata raramente, o è data per scontata. L’ambientalismo radicale ha lasciato il posto al capitalismo verde e ai miliardari che ne trarranno profitto. Non è una coincidenza che queste critiche si concentrino sulla tecnologia e trascurino il capitale, l’elefante nella stanza.
La catastrofe ambientale e la metastasi dei sistemi digitali si rafforzano a vicenda: due crisi intrecciate in una spirale mortale. Considerare l’intelligenza artificiale e il cambiamento climatico come un’unità è l’unica via d’uscita dall’impasse creata dagli attuali tentativi di affrontarli separatamente. Sono i miliardari che rappresentano un rischio esistenziale, perché sono loro il nodo che collega i due disastri.
I rappresentanti del capitale sanno che qualcosa non va. Quando Elon Musk acquistò Twitter, i messaggi di testo tra il miliardario e il filosofo William MacAskill rivelarono che secondo lui Twitter era “il futuro della civiltà umana”, quindi non preservarlo sarebbe stato un rischio esistenziale. Nonostante Musk sia ossessionato dall’idea di dover prevenire l’estinzione umana, ciò che ha fatto da quando ha acquistato la piattaforma ha rivelato che è lui ad essere una minaccia per l’umanità. La sua rete satellitare non fa altro che rafforzare questo punto. Il cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale sono un grave rischio perché tanto il potere di aggravarli quanto quello di mitigarli è concentrato in troppo poche mani.
Alla fine di maggio il Center for AI Safety ha rilasciato una dichiarazione di ventidue parole approvata dai principali CEO, ricercatori e ingegneri dell’intelligenza artificiale. Nella dichiarazione si legge: “Ridurre il rischio di un’estinzione causata dall’intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità globale, insieme a quella di evitare altri rischi su scala sociale come le pandemie e la guerra nucleare”. Si è trattato della seconda dichiarazione pubblica di questo tipo quest’anno, dopo una clamorosa lettera aperta rilasciata da un think tank sul rischio esistenziale, il Future of Life Institute, che chiedeva una moratoria di sei mesi nella ricerca sull’intelligenza artificiale. Dovremmo accettare di considerare l’intelligenza artificiale come un rischio esistenziale, proprio come tutti oggi sappiamo che il cambiamento climatico minaccia l’umanità in generale. Ma l’intelligenza artificiale non è un rischio diretto: è un rischio racchiuso in un armeggiare collettivo a lungo termine, che ci ha condotti ad una forma di capitalismo che sarebbe irriconoscibile per qualsiasi economista serio delle generazioni passate.
Questo è un momento senza precedenti, in cui le grandi aziende non solo chiedono disperatamente una regolamentazione governativa del proprio settore, ma ammettono tacitamente di essere impotenti di fronte al motore rantolante del capitale. I firmatari brillanti e/o favolosamente ricchi delle lettere sostengono di essere stati costretti dalle forze del mercato a continuare a sviluppare una tecnologia che temono possa già essere fuori dal loro controllo, indipendentemente dai rischi per la specie umana. I miliardari e i loro tirapiedi ammettono che il vero rischio esistenziale per la specie umana non è l’intelligenza artificiale stessa, ma il tecno-capitalismo, che rende la ricerca, per quanto pericolosa, troppo seducente per lasciarsela sfuggire. Anche quando coloro che la ricerca la fanno desiderano disperatamente che qualcuno li faccia smettere.
Il capitale si sta mangiando la coda e gli esseri umani verranno divorati lungo il percorso, se non invertiamo la rotta. I leader del settore e persino gli stessi miliardari sanno che questo non è sostenibile, ma poi spacciano le fantasie di Terminator e le soluzioni di geoingegneria come risposte serie.
Intendiamoci: l’intelligenza artificiale e il clima sono rischi esistenziali. Ma la causa di questi rischi è la forma sociale che abbiamo permesso che si sviluppasse, non la tecnologia stessa. Nel corso del nostro giovane secolo C’è chi si è chiesto se sia morale consentire l’esistenza dei miliardari. Ma la vera domanda è se la nostra specie potrà sopravvivere ai miliardari
Traduzione a cura della redazione
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