Immunità
Un prete finisce nei guai per la seconda volta. Per il peccatore comprensione, per le vittime silenzio - Di Melinda Rossi
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Un prete finisce nei guai per la seconda volta. Per il peccatore comprensione, per le vittime silenzio - Di Melinda Rossi
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• – Redazione
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• – Redazione
Bruciante sconfitta per Putin, l’invasione dell’Ucraina allarga i confini dell’Alleanza euro-atlantica; e ne aumenta l’ossessione dell’accerchiamento e il timore che la Russia faccia la fine dell’Urss
• – Aldo Sofia
Domenica si vota in Ticino sul 'Decreto Morisoli', che minaccia la spesa pubblica: una iniziativa contro-corrente mentre si pagano ancora le conseguenze economico-sociali della pandemia e sono cominciate quelle dovute alla guerra d'Ucraina
• – Aldo Sofia
Un prete finisce nei guai per la seconda volta. Per il peccatore comprensione, per le vittime silenzio - Di Melinda Rossi
Di certo non un fatto particolarmente rilevante, nonostante il grave rischio corso dagli utenti della strada. Perlomeno non abbastanza da venire sbattuto in prima pagina dal portale online. Se non vi fosse stato quel piccolo particolare che in un attimo ha reso la questione spinosa, aguzzando le orecchie a più di una persona, anche da questa parte del confine: a commettere una serie di crimini interrotta solo dal coraggio di un altro utente della strada a sua volta speronato, non è stato un giovane scriteriato, ma un parroco del Sottoceneri (“un presbitero attivo nella pastorale ma non incardinato nella Diocesi di Lugano” sottolineano i vertici), che al momento dell’arresto si è lasciato andare a insulti contro le forze dell’ordine.
La risposta della Curia vescovile di Lugano non si è fatta attendere, anche perché il caso è ora internazionale: attraverso uno stringato comunicato stampa il vescovo ha prontamente sospeso il parroco reo di crimini stradali. Come d’altronde sembrerà giusto ai più.
Peccato però che la stessa cosa non sia successa quando, cinque mesi or sono, lo stesso parroco, in preda agli stessi fumi dell’alcol e alla stessa furia, palpeggiò alcune ragazze in una discoteca (sì, una discoteca, e sì, alle 3 di notte, e sì, in giro in auto). In quell’occasione né un comunicato stampa né una parola alle ragazze, che a suo tempo la curia l’avevano interpellata. Si andò addirittura oltre, con una raccolta di firme da parte dei parrocchiani del paese interessato, affinché la pecorella temporaneamente smarrita potesse restare. “Era pur sempre un buon uomo”, si disse allora a più riprese, “e tutti possono e devono avere il diritto sbagliare… Poi, forse anche quelle ragazze, proprio innocenti non erano, per girare vestite così. O no?”
D’altronde, nella chiesa cattolica basta un mea culpa, qualche preghiera e la Carta Cumulus per il cielo in un attimo è riattivata, la fedina ripulita. Si promuove, al limite si rimuove. E questo a ogni livello, per un’immunità più spesso che no garantita e tutelata (in nome di Dio?), come ci ha dimostrato il caso Ratzinger nel gennaio di quest’anno.
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