Se una persona esprime un’idea contraria al suo pensiero, come si definisce? “Sostenere una parte, recitare, fingere” e “guadagnarsi la simpatia di più persone ingannandole” ci spiega il vocabolario Treccani alla voce: ipocrisia.
Ecco sintetizzato l’atteggiamento di alcuni nostri Consiglieri federali quando devono prendere posizione alla vigilia delle votazioni popolari o dei referendum. Non mancano gli esempi, piuttosto numerosi, soprattutto agli estremi dello schieramento politico, fra i socialisti o i democentristi.
Ultimo caso, dopo le giravolte di altri ministri socialisti, quello della neoresponsabile del Dipartimento federale dell’interno Elisabeth Baume-Schneider, che si esprime contro la tredicesima AVS in votazione il prossimo 3 marzo, quando in cuor suo l’avrebbe sostenuta (chissà come voterà nel segreto dell’urna?). Idem come sopra per il neo consigliere responsabile del Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), l’UDC Rösti, contrario alla legge sul CO2 da parlamentare e costretto a difenderla in qualità di consigliere federale.
La Baume-Schneider, mentre invitava ad affossare la tredicesima AVS, ha dichiarato che intende aiutare le persone che hanno redditi bassi. Figuriamoci che successo potrà aspettarsi in Parlamento. Oltre al danno, anche la beffa, perché è una dichiarazione politicamente vana. Certo, la neoministra non poteva agire diversamente, poiché deve attenersi alle regole della collegialità. E fa sorridere leggere certi commenti d’oltralpe, come quello del politologo Michael Hermann, che dichiarava, all’indomani del passaggio della ministra giurassiana al DFI, che con Baume-Schneider all’Interno è “come avere il capo del sindacato Pierre-Yves Maillard nell’anticamera del dipartimento”. Almeno fosse così! Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera promotore dell’iniziatva per la tredicesima AVS, la compagna Baume-Schneider affossatrice della riforma!
È la collegialità elvetica, sancita dall’articolo 177 della Costituzione: “Il Consiglio federale agisce in quanto autorità collegiale”. La legge sull’organizzazione del governo è anche più chiara: “I membri del Consiglio federale sostengono le decisioni del collegio”. Un principio che fa parte della sacralità della politica svizzera e fa rima con compromesso, l’altro intoccabile dogma rossocrociato.
C’era stato qualche trambusto in tema una ventina di anni fa, quando in Consiglio federale è stato eletto Christoph Blocher, leader dell’allora nuovo corso dell’UDC. Blocher non è abituato a stare agli ordini e quindi si era preso qualche libertà in contrasto con la collegialità. Allora, alla fine del 2005, la Consigliera nazionale ticinese Chiara Simoneschi aveva invitato il governo a elaborare una legge di applicazione dell’articolo 177 “che preveda delle sanzioni in caso di violazione del principio collegiale”. Il Consiglio federale aveva respinto la richiesta della deputata ticinese, così come altri atti parlamentari presentati nel periodo in cui Blocher è stato in governo. Al massimo l’esecutivo confermava le difficoltà in merito: “L’equilibrio richiesto dalla collegialità talvolta è difficile da trovare per diversi motivi, in particolare a causa della polarizzazione del dibattito pubblico praticata da tutti gli attori politici”.
L’atteggiamento anti collegiale di Blocher gli è costato il seggio in Consiglio federale, alla fine del 2007. “È una sorta di riflesso, anzi di vendetta, da parte di un Parlamento contro un ministro che ha moltiplicato le rotture di collegialità e le provocazioni, che non ha rispettato le istituzioni”, ha sintetizzato il politologo Pascal Sciarini.
Sempre Sciarini, nel suo ultimo libro Politique Suisse, affronta questo tema. Dopo aver menzionato i numerosi tentativi di riformare il sistema di governo svizzero, tutti falliti, ribadisce che una riforma “dovrebbe prioritariamente rivolgersi al problema della mancanza di direzione e di coerenza del governo. (…) Il passaggio a un sistema parlamentare [dove il governo è eletto dalla maggioranza del Parlamento, che gli esprime la fiducia, n.d.r.) sarebbe l’unico modo, certamente radicale, di rimediare a questo problema. In un sistema parlamentare, i guadagni di efficacia non deriverebbero principalmente dal rafforzamento del governo, ma dal rafforzamento dell’interdipendenza tra questo e il Parlamento”. “Une (im)possible réforme”, titola il capitolo Sciarini, perché una simile riforma cozza contro “l’assenza di sostegno politico”. Quindi lunga vita alla collegialità e al compromesso!
Anche Dick Marty, nel suo ultimo libro Verità irriverenti, si chiedeva se “la partecipazione al governo di tutti i partiti principali è ancora attuale. La domanda è lecita, se si pensa che il partito più votato è quello che oggi manifestamente riveste allo stesso tempo il ruolo di partito governativo e opposizione. La collegialità assume così aspetti un po’ grotteschi che a mio parere nuocciono alla credibilità della politica. Perché affidare ad Alain Berset l’allocuzione in cui il Consiglio federale esprimeva un’opinione contraria all’iniziativa sulle multinazionali responsabili quando tutti sapevano che non condivideva quella posizione e che il suo Dipartimento non aveva alcun rapporto con il tema?”
È l’ipocrisia della politica, bellezza, vien da dire, ma poi non ci si lamenti se la partecipazione dei cittadini si riduce. Così oggi la Consigliera federale Baume-Schneider, socialista vicina alle istanze sociali e alla difesa delle fasce più deboli della popolazione, invita a bocciare la proposta sindacale e socialista di introdurre la tredicesima AVS. I motivi sono quelli che la destra ripete dal 1948: l’AVS è destinata al fallimento perché costa troppo. Una bufala mai confermata, perché L’AVS rimane un’assicurazione solida, in cui i ricchi pagano in proporzione ai loro redditi ma incassano quanto chi ha bassi salari.
Concludiamo con Dick Marty: ha senso che i socialisti stiano al governo se devono agire contro gli interessi di chi rappresentano? E cosa raccolgono?
Nell’immagine: la fotografia ufficiale del Consiglio federale 2024 (beh, con un piccolo ritocco)