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Silvano Toppi
Silvano Toppi
Lettera alla consigliera federale signora...
• 18 Agosto 2021 – Silvano Toppi

Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole

Cara signora Viola Amherd, consigliera federale, capa del Dipartimento militare federale, oso scriverle, anche se non è neppure un appuntato che le scrive, è un semplice mitragliere dei faticosi lontani tempi in cui il ferreo cavalletto con tutto il resto pesavano almeno cinquanta chili sulle spalle. Mi rendo conto, da quel che leggo, che oggi basterebbe spendere e acquistare uno di quei funambolici e quasi invisibili droni israeliani che vanno per la maggiore (neppure americano!), manovrato, supponiamo, da Gerlafingen, per rendere superflua tutta una sezione di pesanti e atterrati mitraglieri. Non le scrivo quindi da esperto, ovviamente, ma da semplice cittadino, un poco informato, rompiscatole forse, ma legittimamente curioso.

Alti graduati dell’esercito (nonostante alcuni dissensi tra le loro fila, riportati anche da Naufraghi/e e dal nostro corrispondente a Berna, Daniele Piazza) l’hanno persuasa che non c’è di meglio dell’aereo caccia F-35 americano. Lei ha così accondisceso, con due argomenti definiti “oggettivi”, quanto a dire incontrovertibili: primo, non ha prevalso nessuna considerazione politica o geostrategica, scelta “neutrale”, tecnica; secondo, è il miglior rapporto costi/benefici che ha persuaso, come obbliga anche la legge sugli appalti pubblici o se si vuole la responsabilità del buon padre (buona madre) di famiglia.

Presumo che nel primo caso volesse dire: non siamo costretti ad una scelta né per ingraziarci l’Europa per l’accordo quadro respinto (Rafale francese, Eurofighter europeo) né tanto meno siamo condizionati, come paese neutrale, da una scelta che ci armonizzi con la Nato, benché si sappia che l’F-35 americano è l’aereo della Nato, imposto dagli americani (tanto per dire: non possiamo ignorare, noi ticinesi, che nel relativamente vicino aeroporto militare di Ghedi, presso Brescia, stanno arrivando 30 F-35 armati con le nuove bombe nucleari statunitensi B61-12, destinate al 6° Stormo Nato dell’aeronautica italiana; non è che verrà anche a noi il desiderio della bomba atomica?). Presumo che nel secondo caso volesse rassicurare tutti, non tanto gli udc o i liberali (taccagni solo sul sociale) quanto i soliti sinistrorsi (taccagni come sempre con l’esercito) che contabilmente, da buoni svizzeri, siamo attento e diligenti: 36 aerei per 6 miliardi di franchi risulta quasi un affare (in fondo, a pensarci bene, per difendere cieli e terra per vari anni, non si spende neppure la metà di quanto lo Stato sborsa in un anno per… difendere il sistema sanitario!).

Diciamocela però subito, casa signora consigliera: lei non è stata diligentemente chiara. Prescindiamo pure dalla critica, ridotta subito a sospetto infondato, del costrittivo vassallaggio politico-tecnologico-informatico nei confronti degli Usa o dell’implicita obbligata Nato-compatibilità.

Fermiamoci dapprima sulla “tecnicità”, criterio esclusivo della scelta. Sono stati elencati 800 problemi tecnici conosciuti del F-35 nelle sue varie operazioni negli Usa e nel mondo, di cui 12 definiti “gravi”, tanto gravi da provocare il crash dell’aereo o di minacciare la vita del pilota: come mai non se ne è parlato o sono stati semplicemente cancellati dagli “esperti”? Si poteva almeno dire, per rassicurarci, che sono quisquilie o che noi, perfezionisti e il meglio della tecnica, rimedieremo. Oppure acquisto ad occhi chiusi per l’inscalfibile credenza nell’ insuperabile affidabilità americana (o per un sottinteso “dammi che ti darò” conosciuto solo nelle alte sfere della finanza e dell’economia)?

E poi il criterio del costo, che sembra l’argomento principale. Che esclude però alcuni altri interrogativi. Ad esempio: se è comunque necessario spendere tanto, se quell’aereo, già definito la Ferrari del cielo, è quello che ci vuole per i nostri bisogni e piccoli e montagnosi spazi, se non sia sovradimensionato, come sostengono persino alcuni strateghi dell’esercito; se non sia ignorata o sottovaluta un’analisi accurata del governo canadese dalla quale risulta che non è il costo d’acquisto che conta con l’F-35, ma quello del suo mantenimento, cinque volte superiore (6 miliardi da moltiplicare per cinque, nella realtà e nella giusta contabilità).

La mia curiosità da cittadino è però un’altra, cara signora consigliera Viola Amherd. Ammetto che è un poco provocatoria, ma rigorosamente fondata sugli stessi suoi sani criteri di neutralità politica e di rapporto costi/benefici. Si chiama “Checkmate”, cioè Scacco matto. È il nuovissimo aereo caccia (o da combattimento) di quinta generazione della Russia, da poco presentato al salone aereo Maks-2021. È stato concepito e realizzato proprio con l’intenzione di rivaleggiare con l’F-35 americano dal conglomerato Rostec e United Aircraft Corporation (UAC), ma con un costo “sette volte inferiore all’aereo americano” (il suo costo è infatti stimato tra i 25-30 milioni di dollari l’unità). Si sa che è tecnologicamente avanzatissimo e può attaccare simultaneamente sei bersagli su terra aria o mare “anche in condizioni di forti interferenze elettroniche”, “capace di distruggere gli aerei stranieri di quinta generazione”, “concepito per resistere ai sistemi di sesta generazione che potrebbero apparire nei prossimi anni”. Stando al video di presentazione è capace di trasportare numerosi droni e di lanciarli durante il volo, è adattabile alle esigenze specifiche del cliente, ha costi di funzionamento e manutenzione molto bassi. Si sta anche sviluppando una versione senza pilota.

Cara signora consigliera, la conclusione sembra ovvia. Questo nuovo aereo appare assai interessante. Se non ci interessa la “politica”(il dove e il come scegliamo), se non ci interessa di essere compatibili con la Nato, ma ci interessa solo la difesa dei nostri sacri cieli, con la possibilità di avere aerei e relativi strumenti (droni) su misura per il nostro territorio e la nostra geografia, se ci interessa solo la tecnologia (e i russi non sono gli ultimi venuti, altrimenti non li temerebbero tanto neppure gli americani), se ci interessano soprattutto i costi (sette volte inferiori!) e il rispetto della legge sugli appalti pubblici, non è il caso di ripensarci o perlomeno di darci un’occhiatina, di tenere in considerazione anche questo Checkmate, di verificare?

Se non è proprio il caso, se è assurdo anche solo pensarci, ci si dica allora, senza scrupoli, che il nostro cordone ombelicale sono gli Stati Uniti, di cui siamo vassalli fedeli, che siamo neutrali ma Natodipendenti, pur strafottendoci dell’Europa tutta ingabbiata nella Nato, che abbiamo fiducia solo nell’onnipotenza geopolitica economica e tecnologica americana, che la storia dei costi/benefici serve solo ad addolcire la pillola amara della spesa e non è ciò che conta, che non possiamo fidarci dell’informatica russa e del suo uso (di quella americana invece sì), che se c’è un nemico quello viene da Oriente e non da Occidente, che non si tratta con i paesi non democratici (anche se gli americani vendono gli stessi F35 persino all’Arabia saudita). Chiarito tutto questo, schierandoci quindi ben bene, sarebbe bello, avremmo perlomeno un’ottima occasione per avere una Svizzera più chiara, più sincera ed onesta, non le sembra? Ma forse è vero, bisogna tener conto che l’essere-non essere è la fortuna della Svizzera.






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