La mediazione Usa? Un banchetto di aiuti militari
Se il viaggio di Biden è stato un fallimento completo lo sapremo tra pochi giorni rispetto a due obiettivi: «contenere» l’esercito israeliano ed evitare un incendio regionale
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Se il viaggio di Biden è stato un fallimento completo lo sapremo tra pochi giorni rispetto a due obiettivi: «contenere» l’esercito israeliano ed evitare un incendio regionale
• – Redazione
Il direttore della rivista politica «The New Republic», figlio di ebrei emigrati dal Sud Africa. «Il progetto al quale i sionisti liberali come me si sono dedicati per decenni è fallito»
• – Redazione
Lotta di classe in America - Il rifiuto del modello di lavoro e l’urgenza di salvare l’ambiente, stanno imprimendo dei cambiamenti profondi nella società, rivoluzionando la scala di valori di sistema
• – Christian Marazzi
Per continuare a riflettere sulle questioni di genere, più tranquillamente di quanto non sia avvenuto con la polemica sull’agenda scolastica
• – Boas Erez
Dall’accettazione del “Decreto Morosoli” alla manovra da 134 milioni che toccherà il settore pubblico, dalla scuola al sociosanitario: l’Udc continua a condurre le danze
• – Redazione
Il rapporto "Finanza pubblica e fiscalità 2023 in Ticino", pubblicato recentemente, non dimostra la necessità di tagli alla spesa cantonale ma evidenzia squilibri da correggere con altre misure
• – Aldo Sofia
Iran, Cina, Russia, Nord Corea contrastano gli Usa in ogni modo, ma hanno molte debolezze. Biden ha giustamente evitato le crociate di Bush, contenere il conflitto è l’opzione migliore
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Protagonista nell'elaborazione della Costituzione del 1848, il partito si è via via smarrito, rinunciando ad uno Stato forte e sensibile ai problemi dei meno abbienti: questo il risultato dell’ “inseguimento” dell’UDC
• – Beat Allenbach
Nonostante i disagi e soprattutto le grida di allarme, il S. Gottardo continua ad essere la via principale di passaggio di persone e merci lungo la direttrice nord-sud: grazie alla vecchia Panoramica - Di Bruno Storni
• – Redazione
Se il viaggio di Biden è stato un fallimento completo lo sapremo tra pochi giorni rispetto a due obiettivi: «contenere» l’esercito israeliano ed evitare un incendio regionale
In che cosa si è risolta la mediazione di Biden in Medio Oriente? In un nuovo banchetto di aiuti militari che nelle intenzioni legano strategicamente il Medio Oriente all’Ucraina e all’Estremo Oriente. Come anticipavano le reti tv Usa, dallo studio Ovale nella notte Biden ha annunciato un richiesta della Casa Bianca al Congresso di oltre 100 miliardi di dollari da destinare alla fornitura di aiuti e risorse militari a Ucraina (60), Israele (40) e Taiwan, e al rafforzamento del confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Che nel frattempo mettevano il veto al Consiglio di sicurezza Onu sulla proposta di tregua umanitaria. Il presidente sostiene che i conflitti in Ucraina e Israele costituiscano questioni di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. Peccato che mentre si incontravano Putin e Xi Jinping, nessuno a Washington sia in grado di spiegare come mai Israele non mette sanzioni a Mosca e Netanyahu tenga vivo da anni il patto con la Russia che gli consente di bombardare Hezbollah e Pasdaran iraniani in Siria.
SE IL VIAGGIO DI BIDEN sia stato un fallimento completo lo sapremo tra pochi giorni rispetto a due obiettivi. Il primo è quello di contenere l’esercito israeliano. Biden non contesta certo a Israele il diritto di difendersi ma gli chiede di rispettare il diritto di guerra. Il secondo obiettivo è quello di evitare un incendio regionale. Il coinvolgimento militare Usa nella regione – due portaerei nel Mediterraneo orientale, bombardieri in Giordania e soldati pronti a intervenire – è un messaggio all’Iran: l’apertura di un fronte a nord con Hezbollah avrebbe conseguenze gravi. La realtà del Medio Oriente gli è esplosa davanti. I razzi sull’ospedale di Gaza provocando una strage hanno fatto saltare il summit di Amman con il re hashemita Abdallah, il capo dell’Anp Abu Mazen e il generale-presidente egiziano Al Sisi – vertice già complicato per la reazione ai raid indiscriminati sui civili palestinesi. Biden è decisamente un mediatore mancato. E gli Stati uniti da anni, del resto, non sono un mediatore credibile in Medio Oriente. Mentre le piazze arabe si infiammavano contro Israele e i suoi alleati, i leader arabi hanno voltato le spalle a Washington e alla sua fallimentare politica di questi anni che a cominciare con Trump aveva riconosciuto Gerusalemme capitale di Israele, favorito il cosiddetto “Patto di Abramo” tra le potenze arabe e Tel Aviv, fino a cancellare del tutto la questione palestinese, come se non fosse mai esistita dal 1948 a oggi.
SE CANCELLARE IL PASSATO è difficile, lo è ancora di più eliminare le memorie più recenti dei fallimenti americani e occidentali in Medio Oriente, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Siria alla Libia, con una profondità strategica che va dal Golfo Persico al Sahel, passando per il Corno d’Africa, il Sudan e la Somalia. Chi ha visto sul fronte di guerra questi passaggi drammatici lì ha ben presenti. Soltanto l’arroganza, o l’ignoranza, può suggerire che gli arabi non se ne siano accorti.
E così il mondo arabo reagisce. Forse il più duro, nei fatti, è stato proprio il generale Al Sisi (che ieri ha ricevuto il premier britannico Sunak) nemico giurato dei Fratelli Musulmani (ma anche dell’opposizione democratica) che a dicembre ha convocato elezioni presidenziali anticipate. L’Egitto, dato non secondario, è dopo Israele il secondo destinatario degli aiuti militari americani in Medio Oriente e uno egli Stati della regione che intrattiene cordiali rapporti con la Russia di Putin. L’Egitto non ha alcuna intenzione di accogliere gli sfollati in fuga dalla Striscia di Gaza e ha deciso di convocare sabato un summit internazionale per discutere del futuro della questione palestinese.
AL SISI È STATO CHIARO: non vogliamo vedere quanto accadde nel 2008, quando nel corso di un ennesimo blocco della Striscia gli uomini di Hamas abbatterono 200 metri del muro di confine che compone il valico di Refah. Un fiume di circa 350mila palestinesi riuscì a sconfinare in Egitto per sfuggire al blocco applicato da Israele 6 mesi prima, quando gli stessi miliziani di Hamas, con un’azione di forza, avevano assunto il controllo dell’intera Striscia. Non c’è diplomazia che tenga quando è in gioco la sopravvivenza delle leadership arabe. «Se c’è un’idea per sfollare la popolazione di Gaza, c’è il deserto del Negev in Israele», ha affermato con durezza al Sisi nella conferenza stampa con il cancelliere Scholz. L’eventuale sfollamento in Egitto dei circa 1,1 palestinesi in fuga dalla parte settentrionale della Striscia «sarà seguito dallo sfollamento dei palestinesi dalla Cisgiordania alla Giordania», ha aggiunto il leader egiziano che in piena campagna elettorale non può cedere di un millimetro.
L’UNICO OBIETTIVO strategico di Tel Aviv, condiviso a questo punto anche dagli americani, oltre a far fuori Hamas, è quello di gettare i palestinesi nel deserto egiziano del Sinai. E se Israele non occupa la Striscia, svuotata di metà della sua popolazione, a chi andrà questo lembo di Palestina? A un screditata Autorità nazionale palestinese? A un protettorato dell’Onu stile Kosovo? Nessuno lo sa dire perché tra Washington e Tel Aviv nessuno ha mezza idea strategica di cosa fare, se non cacciare i palestinesi insieme ad Hamas.
Persino gli americani si sono accorti di questo abominio. Scrive Richard Haas presidente del conservatore Council of Foreign Relations: «Gli Usa devono guardare oltre la crisi facendo pressioni sugli israeliani affinché offrano ai palestinesi un percorso pacifico e fattibile verso la creazione di un nuovo Stato». Niente di più, niente di meno.
Nell’immagine: Joe Biden abbraccia Rachel Edri, la donna che ha tenuto a bada per 17 ore cinque miliziani di Hamas che il 7 ottobre hanno fatto irruzione nella sua casa di Ofakim, offrendo loro tè e biscotti
Persone intrappolate, vite andate perdute, altre cambiate per sempre: la testimonianza di una operatrice di "Medici senza frontiere" a Gaza
Tra le colline di Bisesero, terra natale dei tutsi conosciuti col nome di "abesesero", trent'anni fa venne scritta una pagina di storia straordinaria. Ma il loro coraggio di...