La compagna elettorale torna alla carica
Mentre il PS annuncia la candidatura di Marina Carobbio e Yannick Demaria per il Consiglio di Stato, nel partito continuano a risuonare gli echi di battaglie elettorali personalistiche
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Mentre il PS annuncia la candidatura di Marina Carobbio e Yannick Demaria per il Consiglio di Stato, nel partito continuano a risuonare gli echi di battaglie elettorali personalistiche
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Mentre il PS annuncia la candidatura di Marina Carobbio e Yannick Demaria per il Consiglio di Stato, nel partito continuano a risuonare gli echi di battaglie elettorali personalistiche
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Se ne sta parlando ormai da settimane e ancora negli scorsi giorni se n’è dato conto anche in questo sito con i recenti interventi di Fabio Dozio e di Rocco Bianchi. La campagna elettorale dello schieramento rosso-verde continua a manifestarsi, soprattutto, come una questione di nomi e di seggi.
Prima l’obiettivo raddoppio ed i “nomi forti” di Carobbio e Gysin, con Bertoli parcheggiato in attesa. Poi i dubbi sulla candidatura Carobbio di una parte di militanti del PS (quella definita “di destra”) con il ritorno in scena di Amalia Mirante esplicitamente disposta a ricandidarsi per la terza volta. Poi un po’ meno fiducia nelle possibilità di raddoppio e la rinuncia di Greta Gysin, con il “congedo sommesso” (ma sempre disponibile) di Bertoli, fino alla Conferenza Cantonale dello scorso 7 settembre che ha pressoché plebiscitato le scelte della direzione del partito dando di fatto via libera a Carobbio, affiancata dal “giovane” e “rinnovatore” Yannick Demaria, del comitato GISO, studente e militante per l’ambiente. Insomma, il profilo “giusto” per smettere di parlare di posti e di nomi e passare ai temi, come auspicato dai copresidenti Sirica e Riget, e finalmente occuparsi dell’agenda politica.
Ma non per tutti, eh no. Perché questa doppia designazione deve comunque ancora passare al vaglio della decisione definitiva che sarà presa dal Congresso PS il prossimo 13 novembre ed Amalia Mirante ha già tuonato via social: “Care e cari amici”, scrive in Facebook, “ negli ultimi giorni moltissimi di voi mi hanno espresso la propria solidarietà e sostegno. In molti in effetti intravedono una strategia precisa volta a tenere fuori me dalla lista e blindare le candidature “giuste”. Un metodo ben poco democratico che adesso colpisce o vorrebbe colpire me, ma in passato è stato usato contro altre e altri e se non si dice basta verrà usato anche in futuro.” E in chiusura promette battaglia:” Il mio impegno c’è e io ci sarò, il 13 novembre. Perché non ho alcuna intenzione di mollare e con il vostro aiuto, vinceremo.” Neanche ci fossero gli Inti Illimani.
Mentre si vorrebbe tanto capire, nel PS, a sinistra, ma non solo, quali siano i punti principali, le priorità individuate da partito e area per affrontare la campagna dei prossimi mesi, magari per riprendere ed ampliare, ad esempio, il pacchetto di misure concrete presentate (anche in questa sede) da Ivo Durisch per sostenere le famiglia nell’affrontare l’inflazione, per combattere l’escalation di costi, dell’energia e delle casse malattia, per esempio, ebbene no, a tenere banco continua a restare questa sorta di duello fra compagne elettorali: l’una tendenzialmente sempre vincente (e ben presente, con tanti meriti, nel dibattito politico), l’altra quadriennalmente attivissima nel riproporsi come il nuovo che avanza, l’alternativa soffocata che manca al partito; colei che quando parla di democraticità dovrebbe forse ricordare, come suggerisce un intervento di Aurelio Sargenti in “ticinonews”, che il partito l’ha già candidata due volte e gli elettori non l’hanno votata. Se ne facesse una ragione.
Insomma, il confronto, dentro il PS, continua a restare ancorato a questi personalismi, mentre al di fuori del partito i Verdi sui nomi tacciono e lanciano iniziative puntuali di tipo ecologico. L’Mps, per parlare solo un momento del “convitato di pietra” al banchetto della sinistra unita da cui si è autoescluso (o da cui è stato rapidamente allontanato per non essere tredici a tavola) sta lanciando a sua volta iniziative, interpellanze e petizioni a raffica su temi sociali, a livello cantonale e comunale, a Bellinzona.
Nell’anno della ricorrenza del secolo di presenza in Governo, il PS sembra insomma riuscire ad attirare l’attenzione dei media solo sulla questione del seggio in Consiglio di Stato e, tutt’al più, su quella dell’alleanza elettorale (si spera poi anche programmatica) con i Verdi ed il Forum Alternativo.
Ma anche restando, ancora solo per un momento a questo tema, e provando ad immaginare le implicazioni e le possibili conseguenze della candidatura di Marina Carobbio, vi è un aspetto che non sembra troppo preso in considerazione (men che meno evocato come tema di discussione e riflessione interna) e che pure dovrebbe meritare, istituzionalmente e politicamente, una certa attenzione: quello, diciamo, della sovrapposizione, per Carobbio, di due cariche importanti.
Nel suo caso, venisse eletta, si tratterebbe per lei di lasciare Berna il prossimo aprile, per sedersi in Consiglio di Stato a Bellinzona, con una non comune retromarcia (per carità, del tutto legittima) ma non priva di “effetti secondari”. Così facendo, infatti, lascerebbe vacante per almeno 6 mesi (da aprile ad ottobre 2023) il suo posto alla Camera alta federale. Un aspetto trascurabile? Mica tanto, visto che sulla questione ci si sta chinando anche nelle stanze della nostra Cancelleria di Stato cantonale.
Istituzionalmente l’abbandono di un posto come quello di senatore dovrebbe implicare una nuova votazione politica che, nel caso specifico, essendo a carattere maggioritario, implica anche un possibile ballottaggio, dunque due turni. Ora, considerati i tempi tecnici previsti dalla Legge sull’esercizio dei diritti politici che contempla 60 giorni di tempo per inoltrare candidature e impone che in luglio e agosto in Ticino non si vota, l’organizzazione di un’elezione suppletiva, ha come conseguenza che certamente per i lavori delle camere federali del giugno ’23 il posto di Carobbio non sarà occupato, per quelli di settembre, forse neanche, perché a quel punto, chi sta a Berna per un solo mese prima delle nuove elezioni?
Un bel grattacapo, non c’è che dire, che per di più potrebbe implicare una spesa non prevista per il Cantone di alcune centinaia di migliaia di franchi. Poi si potrebbe pure aggiungere che nei sei mesi di campagna elettorale cantonale Marina Carobbio dovrebbe anche sdoppiarsi, per rappresentare il Cantone a Berna e sé stessa (ed il PS) in Ticino.
Su quest’ultimo punto si può legittimamente immaginare che le qualità e le capacità di lavoro di Carobbio le consentiranno di essere presente su entrambi i fronti. Resta però un fatto incontestabile: quasi certamente, per almeno sei mesi e più, il seggio tanto miracolosamente conquistato, per la prima volta nella sua storia, dal PS alla Camera dei Cantoni, resterà vacante ed il Ticino, in quel contesto, sarà rappresentato dal solo Marco Chiesa. Forse, sulla questione, la Sinistra potrebbe porsi qualche domanda o fornire, prima o poi, qualche risposta. Almeno entro primavera.
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