Lo schianto di “Luna-25” umiliante flop della tecnologia russa nell’era Putin
La navicella si è schiantata sulla superfice lunare per un errore di calcolo; un fallimento che pone fine al tentativo di un ritorno della Russia nella ricerca spaziale avanzata
È fallita la prima missione spaziale russa sulla Luna a mezzo secolo dalla precedente.
Ieri alle 14.57, con un breve e malinconico comunicato, la “Roskosmos” ha comunicato che “le comunicazioni con la stazione automatica Luna-25 sono state interrotte”. Precisa l’agenzia cosmonautica russa: “a causa della deviazione dei parametri reali dell’impulso da quelli calcolati, la stazione automatica è entrata in un’orbita non prevista e ha cessato di esistere a causa della collisione con la superficie lunare”. Tradotto per i non addetti ai lavori: la navicella si è schiantata sulla crosta lunare senza mai entrare in funzione dopo essere partita dal cosmodromo “Vostocnij” 10 giorni fa.
Schianto lunare che compromette probabilmente in modo irreparabile l’ambìto ritorno in grande stile della Russia nella ricerca spaziale avanzata. Tecnicamente, la stazione non è riuscita a entrare nell’orbita di atterraggio: l’impulso dato ai motori si è rivelato non adeguato. Calcoli sbagliati, evidentemente.
L’evento era stato largamente pubblicizzato dalla Tv, che aveva proposto una diretta notturna dell’evento. Un “flop” gigantesco che in sostanza mette la parola fine ai progetti di conquista dello spazio della Russia putiniana. La stazione Luna-25 era stata preparata per più di 10 anni ed il volo era stato rinviato per ben otto volte. Il lancio era stato rimandato così a lungo che, stanca di aspettare, ancor prima della guerra in Ucraina la Svezia aveva abbandonato il progetto di inserirsi nella missione russa, e aveva collocato i suoi strumenti di ricerca a bordo del rover lunare cinese “Jade Hare”, allunato con successo già nel 2019.
Sono veramente lontani i tempi in cui il paese aveva spedito il primo uomo nello spazio, il leggendario Yurii Gagarin. Il precedente ma riuscito veicolo di questo tipo, il “Luna-24”, era stato lanciato nel 1976, quando ancora al potere c’era Leonid Breznev. L’ultimo e più grande successo della cosmonautica interplanetaria sovietica fu a metà degli anni ’80, quando le navicelle Vega-1 e Vega-2 lanciarono sonde sulla superficie di Venere, impresa che nessuno era riuscito a fare in precedenza. I tentativi di inviare veicoli su Marte nel 1988, nel 1996 e nel 2011 (Phobos-Grunt), durante le amministrazioni Eltsin e Putin, erano andati in fumo.
Così, dopo aver perso la “gara marziana”, la Russia abbandona mestamente anche quella lunare. Uno smacco che dà la misura dell’inarrestabile declino scientifico, tecnologico, e potremmo dire anche culturale, seguito al crollo dell’URSS nel 1991.
L’accademico Mikhail Marov (classe 1933), che aveva partecipato a tutte le precedenti missioni interplanetarie sovietiche, ha subito chiesto di discutere le ragioni di quanto accaduto con “Luna-25”. “Per me, questa era probabilmente l’ultima speranza di vedere la rinascita del nostro programma lunare”, aveva dichiarato lo scienziato immediatamente dopo la notizia del fallimento. Dopo qualche ora è finito misteriosamente in ospedale per un malore.
“Luna-25” era costato più di un miliardo di dollari, ed è stata probabilmente la più grande “dolgostroj” (“costruzioni lunghe”, come le chiamano i russi, ovvero “progetti boiata” segnati da scarsa professionalità e corruzione) dell’era Putin. In precedenza, durante la presidenza Medvedev, anche i progetti di inserimento nel mercato delle nanotecnologie (“Rosnano”) e del soviet-telefonino (“Yota Devices”) erano miseramente naufragati. Lungi dall’essere un sistema efficiente, come il Cremlino cerca di far intendere, il capitalismo di Stato russo attuale sta invece dimostrando di avere tutte le pecche sovietiche senza averne le qualità.
Nel 2022, subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Putin aveva deciso di licenziare Dmitrij Rogovin dalla presidenza “Roskosmos”, dopo che erano emersi oltre 70 casi di corruzione tra i manager dell’azienda. Ma il cambio della guardia con il collaudato Yurii Borisov (che al contrario di Rogozin, laureato in marxismo-leninismo, qualche conoscenza tecnica la possiede) alla fine non è servito a nulla.
Come un Titanic del XXI secolo, “Luna-25” è andata a picco. Ma a differenza di Sir Edward John Smith Jr., il capitano della tristemente celeberrima nave inglese, c’è da giurare che tutti i personaggi protagonisti questa ingloriosa vicenda troveranno modo di salvarsi.
Nell’immagine: un disegno originale di Georges Méliès per il suo celebre film “Le Voyage dans la Lune” (1902)
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