Murmansk
foto © Marco D’Anna Mi chiamo Advan, sono nato sulle rive del lago Bajkal, la mia casa era una yurta infilata fra i boschi dalle parti dell’Isola di Ol’chon, appartengo al...
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foto © Marco D’Anna Mi chiamo Advan, sono nato sulle rive del lago Bajkal, la mia casa era una yurta infilata fra i boschi dalle parti dell’Isola di Ol’chon, appartengo al...
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foto © Marco D’Anna
Mi chiamo Advan, sono nato sulle rive del lago Bajkal, la mia casa era una yurta infilata fra i boschi dalle parti dell’Isola di Ol’chon, appartengo al popolo dei buriati. Mio padre mi portava sempre alla roccia dello sciamano e lì pregavamo tutto il giorno, mi diceva che nella grotta viveva una divinità che avrebbe ascoltato i miei desideri e avrebbe sempre guidato i miei passi. Ogni volta scrivevo una preghiera su un nastro colorato, lo legavo al ramo più alto e restavo a guardare mentre vibrava nel vento.
Mio padre scavava un buco nel ghiaccio e pescava un paio di pesci, li faceva bollire con le patate, mangiavamo e poi continuavamo a pregare fino a quando il cielo diventava blu e duro come il lago. Noi buriati siamo sempre stati nomadi, la madre di Gengis Khan era nata da queste parti, a Barguzin. Ho camminato seguendo il nord fino a quando sono arrivato al mare, lì mi sono fermato. Adesso lavoro a Murmansk in una fabbrica dove si fonde l’acciaio, si sta caldi là dentro, le ciminiere all’alba mi ricordano i tronchi secchi e le nuvole i nastri colorati che sventolano con le mie parole, il freddo è lo stesso e certe volte il cielo blu si tinge di ruggine, ma forse è per il fumo.
Continuerò a camminare un giorno, questo lo so.
È scritto nel nastro che ho dentro.
Dopo tanti anni di viaggi, Marco & Marco non potevano fermarsi. Abbiamo deciso di ripartire attraverso l’Immaginario, del resto lo diceva Saramago, “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione…” Ecco quello che faremo, torneremo per vedere con altri occhi… se volete potrete partire con noi.