Di qua o di là del potere?
Il confronto su Cuba, considerazioni su una possibile terza via
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Il confronto su Cuba, considerazioni su una possibile terza via
• – Sergio Roic
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• – Marco Züblin
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• – Redazione
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• – Riccardo Fanciola
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• – Redazione
Il confronto su Cuba, considerazioni su una possibile terza via
Oggi, nel mondo ma anche in Ticino, si dibatte sulla situazione cubana. Che la rivoluzione non abbia avuto successo a Cuba, per quel che riguarda una attesa e mai arrivata fase di libertà a vantaggio dei cittadini, è inoppugnabile: nell’isola si è sempre in piena emergenza perché “bisogna salvare la rivoluzione”. Il blocco americano è evidente e potente, ma un discorso con la popolazione da parte delle autorità comuniste, un confronto, una fase di tolleranza dei cubani (al potere) nei confronti dei cubani (cittadini) è davvero impossibile?
In Ticino, nella sinistra si profilano due posizioni: chi sta col potere (comunista) e chi col popolo o meglio con quella parte di esso che vorrebbe avviare un dialogo col potere (comunista) in vista di tolleranza, libertà e pluralismo.
C’è anche chi, in Ticino, ha pronunciato le fatidiche parole “Patria o morte” facendo intendere che non c’è spazio per nessuna mediazione interna e che o si difende il comunismo cubano (come si presenta adesso: un blocco al potere) o si muore.
Una cosa, in questa discussione così partecipata e sentita, fa riflettere: ma nessuno, proprio nessuno ricorda quei leader comunisti che si dissociarono dal potere assoluto di un regime liberticida e violento (ai tempi dell’URSS “patria e depositaria del comunismo consentito”)? Che fine hanno fatto le esperienza storiche dei vari Tito (sopravvissuto), Dubcek (non sopravvissuto), Berlinguer (non sopravvissuto, ma per malattia)? Si può ancora credere e sperare in un comunismo o socialismo dal volto umano? E la “terza via” dei Paesi non allineati che cosa fu: una barzelletta terzomondista o piuttosto un tentativo di evitare l’eterna questione del confronto con un blocco di potere che non vuol cedere il potere?
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