Neppure i finanzieri sgravati credono allo “sgocciolamento”
Forse dall’Inghilterra potrebbe venire qualche lezione per il Ticino
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Forse dall’Inghilterra potrebbe venire qualche lezione per il Ticino
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Forse dall’Inghilterra potrebbe venire qualche lezione per il Ticino
Ci sono tre motivazioni che inducono a questo atteggiamento o a questa scelta “politica” e che ne hanno fatto una dottrina economica. La prima: se prometti meno imposte e sgravi fiscali offri ciò che ognuno vorrebbe o si aspetta, convinto che ci guadagnerà, ma, con minori entrate fiscali, imponi anche (da qualche parte) meno Stato oppure maggior ricorso al debito pubblico se si vuol continuare a sostenere le spese o gli investimenti pubblici. La seconda: pagando meno imposte si avrà più denaro a disposizione, si consumerà di più, si darà quindi una spinta alla crescita economica. La terza: i ricchi (individui o imprese) meno tassati e più ricchi faranno scorrere il loro denaro verso il basso spendendo e investendo, creando attività, posti di lavoro, nuovo reddito e ricchezza distribuiti, e tutti ne beneficieranno, persino lo Stato, che finirà per incassare più imposte.
Quest’ultima motivazione giustifica sempre gli sgravi che favoriscono maggiormente i ricchi oppure la tattica fiscale per attrarre più ricchi e benestanti sul proprio territorio. È la dottrina imperante degli ultimi quarant’anni (dottrina “angloamericana” che ha infatti preso il nome di trickle down effect o dello sgocciolamento dall’alto verso il basso della ricchezza, secondo la quale la crescita economica dipende dai vantaggi fiscali elargiti ai più abbienti, che si traducono in benefici per tutta la comunità).
Applicata puntualmente e periodicamente anche nel Ticino, di nuovo proposta come programma politico da qualche partito che vive in non si sa quale realtà. Senza mai preoccuparsi di valutarne gli effetti. Com’è invece avvenuto altrove, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna (qui nientemeno che con un corposo studio della London School of Economics e del King’s College London, steso su quasi 50 anni, in 18 paesi, che dimostra, senz’ombra di dubbio, sia la scarsa o quasi nulla efficacia sulla “performance” economica, sia invece una delle cause maggiori della crescita dell’ineguaglianza). D’altronde, per quanto riguarda il Ticino, ne abbiamo perlomeno una conferma indiretta con un tasso di povertà che è quasi doppio di quello medio svizzero (14.5 per cento contro 8.5). Che significa che una persona su 7 vive al di sotto della soglia di povertà (fissata a 2.279 franchi al mese per una persona sola e a 3.963 per una economia domestica composta da due adulti e due bambini), che le persone povere sono aumentate da 43 mila nel 2019 a 50 mila nel 2020 e che siamo i cittadini più indebitati in Svizzera. O che la ricchezza, forse proprio perché favorita, rimane lassù, poco o per nulla sgocciolata.
È però guardando a ciò che capita in Gran Bretagna, con la nuova prima ministra Liz Truss, grande destra thatcheriana, che viene forse una lezione significativa. Per il motivo che si dimostra l’enorme scarto che esiste tra ideologia liberista e realtà e perché viene proprio dagli ambienti che meno ti immagini.
Liz Truss, con il cancelliere dello scacchiere (o ministro delle finanze) Kwasi Kwarteng, presenta un programma in cui la riduzione drastica delle imposte per i ricchi e le imprese (la più importante da cinquant’anni in qua), la deregolamentazione di alcune disposizioni finanziarie, l’annullamento del tetto dei bonus per i banchieri e amministratori, dovrebbero risvegliare un’economia comatosa. Accompagnati comunque, quasi paradossalmente, da una elevata spesa statale per calmierare la fattura energetica di imprese e famiglie e l’inflazione rampante, a scanso di sommosse popolari.
Misure che generano scompiglio, reazione, condanna non tanto da sinistra, come ci si potrebbe attendere, ma da destra, dagli stessi ambienti economico-finanziari: crollo della sterlina, forte rialzo degli interessi, crisi generalizzata. Per l’indebitamento che si prospetta (75 miliardi di sterline), è ovvio, ma soprattutto perché ci si rende conto, sulla scorta delle esperienze già fatte, degli studi e delle analisi prodotte e delle conseguenze rilevate, di due princìpi/realtà essenziali:
Due princìpi/realtà, verificati, che vanno nella stessa direzione: ristabilimento dello Stato, che non è da indebolire, ma da rendere efficace, e quindi della sua forza ed equità fiscali, a maggior ragione quando anche Liz Truss deve forzatamente fare marcia indietro, con la rinuncia alle misure annunciate, troppo estreme anche per i conservatori britannici. Vorrà dire qualcosa anche per i nostri?
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