Ueli Maurer, l’ora del congedo e di ricordi spiacevoli
È il consigliere federale che, con uno strappo clamoroso alla collegialità, disse che a Berna ‘il governo si comporta come Dio’
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È il consigliere federale che, con uno strappo clamoroso alla collegialità, disse che a Berna ‘il governo si comporta come Dio’
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È il consigliere federale che, con uno strappo clamoroso alla collegialità, disse che a Berna ‘il governo si comporta come Dio’
Provocatore anche quando il ministro e tesoriere della nazione più ricca del mondo, nella primissima fase della pandemia pensò di mettere sul tavolo una miseria, alcune decine di milioni di franchi, per fronteggiare lo tsunami economico provocato dagli effetti del virus, convinto poi dai colleghi di governo che ci sarebbe voluto di più, molto di più per evitare che la nazione finisse sul lastrico; e varò comunque una serie di misure anti-crisi con la preoccupazione innanzitutto di mettere al riparo da ogni preoccupazione il settore bancario.
Dichiarò in seguito che i provvedimenti anti-Covid “bruciano sei milioni di franchi all’ora” per ogni cittadino della Confederazione, un approccio statistico assolutamente distorto nel metodo e nella sostanza, come evidenziò con altri accurati calcoli e inconfutabili paragoni Silvano Toppi su queste pagine. In realtà, con quell’affermazione dal sapore apocalittico Ueli Maurer voleva con tutta evidenza lanciare un sasso (anzi, un masso) politico con cui segnalare la sua strisciante opposizione a una strategia dello stesso governo di cui faceva parte, che rimproverava di approccio eccessivamente allarmato sul piano sanitario, quindi anche dei provvedimenti da adottare, ritenuti troppo radicali e dannosi per l’economia del paese. “Strappo” che diventò plateale quando, indossata la maglietta bianca e infilatosi in una sfilata dei “Freiheitstrychler” (quelli dei campanacci), contestò la strategia dei colleghi dichiarando che “il Consiglio federale si comporta come Dio, e in Svizzera c’è una crisi di leadership”.
Insomma, la ‘dittatura sanitaria’, esattamente l’accusa rivolta dal suo partito UDC, alle cui tesi ha spesso rivolto la sua attenzione e sensibilità anche da consigliere federale. In qualsiasi altra nazione un’affermazione del genere avrebbe provocato una crisi all’interno del governo; non a Berna dove il Consiglio federale (sull’unica interpellanza, quella dei socialisti, e nello stridente silenzio generale degli altri schieramenti) si limitò a un incredibile ‘no comment’ , nonostante si trattasse di una totale, palese, grave contraddizione di una regola della collegialità sempre più fragile, come ha spesso sottolineato la stampa. Regola che del resto è risultata spesso stretta al consigliere federale dei democentristi, soprattutto dopo il passaggio dal dipartimento della difesa (dove fu spesso impacciato, spaesato e disapprovato dal popolo, è il caso dell’aereo da combattimento svedese Gripen) al super-dipartimento dell’economia.
Non è dunque un caso se, pur non contestando il diritto dell’UDC al secondo consigliere federale, il partito di Centro ha fatto sapere che questa volta si aspetta un interlocutore corretto e fedele al principio della collegialità. E probabilmente nemmeno è un caso che Magdalena-Martullo Blocher, consigliera nazionale figlia del leader storico e ideologico del partito, capofila dell’ala più dura e radicale, abbia annunciato di non essere interessata alla successione di Ueli Maurer. Anzi semplicemente di ‘Ueli’, come ha detto di voler essere chiamato in futuro dal ‘popolo sovrano’.
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