Non c’è limite al peggio
In piena emergenza umanitaria c’è chi vuole cacciare i rifugiati che vivono già in Svizzera da anni per far posto a quelli ucraini
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
In piena emergenza umanitaria c’è chi vuole cacciare i rifugiati che vivono già in Svizzera da anni per far posto a quelli ucraini
• – Giusfin
La guerra ucraina ci mostra un chiaro esempio di sovrapposizione di errori speculari
• – Redazione
La cattiva gestione della quinta ondata di Covid-19 contribuisce alla lenta e dolorosa caduta dell’ex colonia britannica
• – Loretta Dalpozzo
I fili e la ragnatela della storia si aggrovigliano, come le ramificazioni dell’albero genealogico di milioni di russi e ucraini imparentati tra di loro
• – Mario Casella
Il metodo Bibbiano applicato alla geopolitica
• – Redazione
Il dibattito parlamentare indica come la guerra in Ucraina incide sulle certezze elvetiche su sicurezza e rapporti con l’UE
• – Redazione
Intervista a Erri de Luca, pacifista storico, convinto che Putin perde soltanto se l’aggredito resiste a lungo
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Un cosiddetto ‘debunker’ ha lavorato molte ore per smascherare la clamorosa manipolazione russa relativa al bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol
• – Aldo Sofia
Le solite critiche sommarie, quindi niente di nuovo sul fronte occidentale - Di Danilo Baratti
• – Redazione
Le sette sorelle, ma non solo, approfittano della guerra in Ucraina per fissare prezzi irragionevoli, per aumentare dall’oggi all’indomani il costo di una materia prima che avevano acquista mesi fa, a prezzi di mesi fa, nascondendo colossali truffe. A Ginevra, capitale mondiale del commercio di materie prime – ossia capitale mondiale dello strozzinaggio dei popoli – si stanno fregando le mani, facendo finta di essere “preoccupati”.
Ma queste sono cose risapute: ogni crisi rende ai ricchi e agli speculatori, così come ogni guerra foraggia i fabbricanti di armi. Ma non solo. Ci sono, anche da noi, quelli che approfittano della guerra per far passare messaggi trasversali, e soprattutto guadagnare voti sulla pelle dei “bombardati”. In questo esercizio si distinguono, evidentemente, l’UDC a livello svizzero (con un presidente ticinese) e la Lega nel nostro piccolo (perché ognuno deve fare la propria parte).
Primo esempio. Mercoledì scorso in Consiglio Nazionale, in occasione di una intensa seduta dedicata alla guerra in Ucraina, mentre persone per bene e civili cercavano di esprimere empatia, di capire la necessità di accogliere le vittime della guerra, di come fare a sostenerne i costi e le conseguenze senza perdere di vista il tema cruciale delle loro sofferenze, altri cercavano voti.
Il signor Thomas Aeschi, consigliere nazionale del Canton Zugo dal 2011 (quindi rieletto a più riprese), ha approfittato dell’occasione per affermare forte e chiaro che “i rifugiati che sono arrivati da noi nel passato devono ora tornarsene a casa, per lasciare il posto ai veri rifugiati”. Che quei “vecchi” rifugiati abbiano col tempo deciso di integrarsi perfettamente, abbiano un lavoro, una casa, una famiglia, paghino le imposte e collaborino alla ricchezza del Paese, che giochino o gareggino per i colori elvetici, e tanto altro ancora, al signor Aeschi interessa poco. Che se ne vadano, che se proprio dobbiamo accogliere altri rifugiati, nel nostro piccolo ricco Paese non c’è più spazio. Con frasi sconnesse di questo tipo, stantìe e di inaudita prepotenza, si fanno centinaia di migliaia di voti.
Secondo esempio. Mercoledì sera il signor Lorenzo Quadri, consigliere nazionale ticinese anch’egli dal 2011 (quindi rieletto a più riprese), in rappresentanza della Lega dei ticinesi, ma affiliato all’ UDC, intervistato alla nostra televisione, ne ha approfittato per ribadire che “asilo vuol dire protezione, non vuol dire immigrazione, quindi vuol dire presenza temporanea sul nostro territorio fino al momento di tornare, il prima possibile, a casa loro. Quindi qualsiasi forma di inserimento professionale dovrà essere di tipo temporaneo e non dovrà essere un incentivo a rimanere qui, con chissà quali conseguenze per un mercato del lavoro che già subisce parecchie “distorsioni”.
Che in Svizzera arrivino quasi solo donne e bambini, che staranno da noi per anni perché la ricostruzione prenderà anni, questo non lo sfiora nemmeno. Le sue sono parole che vengono da un politico di uno schieramento che ha fondato la propria fortuna sul principio xenofobo del “prima i nostri”, ma che da quando è al potere ha contribuito al raddoppio del numero di frontalieri. Ma non solo. Quella forza politica ha dato vita, recentemente, ad un sindacato che ha quale scopo quello di diminuire i salari dei lavoratori locali che, a parole e slogan, dichiara di voler proteggere.
Insomma: un’opera d’arte di stravolgimento della realtà e di manipolazione delle idee.
Ciò che fa paura, tuttavia, non sono tanto le dichiarazioni di questi due ultrà della politica di destra: ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno. Ciò che fa paura sono i consensi che questi politici raccolgono con i loro “ragionamenti”, con queste proposte politiche. Circa un terzo degli elettori svizzeri e ticinesi votano per queste idee ed eleggono e rieleggono questi personaggi. E` una proporzione impressionante, che lascia allibiti, ancor più se si pensa che è in linea con quanto avviene in non pochi Paesi d’Europa. Il rumore degli stivali non si sente e fa paura solo in tempo di guerra; ma fa paura ancor più quello che si sente in tempo di pace. Non c’è limite al peggio.
Il nome dell’autore è noto alla redazione
Le radici dell’odierna guerra spiegate da un ex-diplomatico israeliano
Come gli abitanti di un villaggio nel Canton Turgovia hanno sorpreso decidendo una ‘prima assoluta’ sul tema asilanti