Pensi che la festa sia finita, invece è appena cominciata!
È uscito da poco il nuovo disco dei “Rolling Stones": si intitola “Hackney Diamonds" ed entra di diritto fra gli album più significativi del mitico gruppo
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È uscito da poco il nuovo disco dei “Rolling Stones": si intitola “Hackney Diamonds" ed entra di diritto fra gli album più significativi del mitico gruppo
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È uscito da poco il nuovo disco dei “Rolling Stones": si intitola “Hackney Diamonds" ed entra di diritto fra gli album più significativi del mitico gruppo
Negli anni Settanta c’era già chi si stupiva che dei rockers poco più che trentenni come loro riuscissero ancora ad avere così tanto successo. E a partire dal decennio successivo, ogni volta che partivano in tour o pubblicavano un disco, si sentiva dire “Saranno le ultime cose che fanno insieme! Hanno già 40 anni!” Ora che ne hanno 80 cosa si può dire?
La risposta è in un titolo di una canzone che i Rolling Stones cantavano nel 1964, “Time Is On My Side” (Il tempo è dalla mia parte). Un’altra risposta, forse la migliore analizzando tutto il loro percorso, è contenuta nei versi di uno dei brani del nuovissimo album:
“And you think the party is over
But it’s only just, only just begun”
(“Pensi che la festa sia finita
Invece è appena cominciata”)
“Hackney Diamonds”, il 24mo lavoro in studio, fresco di pubblicazione, continua la festa di una band formatasi nel 1962. Anche in questo caso si dice “È il migliore album da “Exile On Main Street!” (del 1972), il migliore da “Some Girls!” (1978) o da “Tattoo You” (1981). Non vanno fatti paragoni, è semplicemente la fotografia degli Stones versione 2023… e ogni volta riescono a sorprenderci per vitalità, freschezza, e voglia di giocare. Chi cerca il capolavoro, il “Verbo”, qui non lo troverà. Troverà invece una raccolta gioiosa e nostalgica, nuova e “vintage”. È una produzione di musicisti veterani che fa respirare libertà e allegria, rock onesto, col sorriso, sempre col carisma di Mick, e la costanza da artigiani di Keith e Ronnie.
Charlie Watts, il batterista compagno fin dagli inizi, scomparso purtroppo 2 anni fa, è presente in due brani (“Mess It Up” e “Live By The Sword”). Il suo drumming è inconfondibile, benché il sostituto Steve Jordan, rodato sessionman, faccia un lavoro assai pregevole.
Paul McCartney suona invece il basso nell’energica “Bite My Head Off”: viene così sancita la prima collaborazione ufficiale in 60 anni tra un Beatle e gli Stones, come fosse la chiusura di un cerchio: i Quattro di Liverpool diedero infatti ai Rolling, nel ’63, una propria canzone, “I Wanna Be Your Man”, che i secondi registrarono per un 45 giri che rappresentò Il decollo verso il successo del gruppo capitanato da Jagger e Richards.
Avrei preferito che pure Paul cantasse, la reunion tra i membri di due dei più grandi gruppi di tutti i tempi meritava di più, anche a livello compositivo. Ciò dimostra comunque la grandezza di McCartney, che sa mettersi in secondo piano quando è ospite nei dischi altrui.
La lista degli ospiti d’onore non si ferma qui: Elton John suona il piano in “Get Close” e “Live By The Sword” (in quest’ultima è presente pure lo storico bassista Bill Wyman, membro stoniano fino al 1993). Tra le perle io citerei “Angry”, il brano uscito come singolo nelle scorse settimane, e “Rolling Stone Blues” di Muddy Waters. Un blues, appunto, che dà il nome alla formazione britannica, che ha forti radici in questa musica.
La gemma assoluta di “Hackney Diamonds” per me è però “Sweet Sounds Of Heaven”, un gospel in duetto di Mick Jagger con Lady Gaga. È un pezzo epico, malinconico, maestoso, in cui chi ha fatto la storia del rock dà spazio ad una delle artiste più geniali del panorama attuale. Fa pensare ad una sorta di passaggio di testimone.
Tutto sommato “Hackney Diamonds”, col contributo del giovane produttore (e coautore di 3 tracce) Andrew Watt, è una prova superata brillantemente. Migliora ad ogni ascolto, porta luce, e non pare affatto un prodotto di artisti al tramonto.
Non sappiamo ancora per quanto tempo, ma la festa sembra possa davvero continuare.
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