Larger than life: il mito di Napoleone nell’ultimo Ridley Scott
Fa discutere il kolossal biografico “Napoleon”, nelle sale da qualche giorno, per la sua scarsa adesione ai fatti storicamente accertati
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Fa discutere il kolossal biografico “Napoleon”, nelle sale da qualche giorno, per la sua scarsa adesione ai fatti storicamente accertati
• – Pietro Montorfani
Una piattaforma multimediale ricca di documentazione racconta la presenza fondamentale delle donne nell’emigrazione italiana in Svizzera
• – Mattia Lento e Manuela Ruggeri
Versi che cercano risposte impossibili sul dramma della guerra e delle sue vittime innocenti
• – Lelio Demichelis
Leggi qua e là le notizie dal mondo e finisci per chiederti (ma forse non c’è neppure bisogno) se il mondo non sia un po’ troppo storto, tanto da dubitare dell’uomo che lo abita
• – Silvano Toppi
Deve finire presto, con un cessate il fuoco permanente, ma i nostri governi qui in Italia e in Europa (e tanto meno gli Usa) non hanno il coraggio di chiederlo
• – Redazione
Un nuovo saggio di Lorenzo Planzi supera qualche stereotipo, allarga i punti di vista e poggia su una grande varietà di fonti orali e scritte, oltre che su una bibliografia vasta e aggiornatissima
• – Michele Ferrario
Cento anni fa, il 2 dicembre 1923, nasceva Maria Callas, non solo cantante lirica ma interprete totale, per tanti appassionati la migliore, un mito - Di Sabrina Faller
• – Redazione
Il Procuratore Generale Andrea Pagani, dopo l’annullamento del decreto d’abbandono sui fatti del centro autogestito, chiede nuovi documenti relativi alla demolizione del 30 maggio 2021, ma dalla polizia cantonale gli arriva un dossier misteriosamente “annerito”
• – Rocco Bianchi
A pochi mesi dall'entrata in vigore del nuovo regime fiscale, che pesa molto di più sui "nuovi" frontalieri, diminuiscono le richieste di lavoro da oltreconfine: se questo trend si confermasse, quali sarebbero i problemi ma anche le opportunità per il mondo del lavoro cantonale?
• – Aldo Sofia
La città di confine non è certo Lampedusa e la presenza dei richiedenti l’asilo non va né demonizzata né ingigantita, ma va adeguatamente gestita, possibilmente con l’uso del buon senso
• – Boas Erez
Fa discutere il kolossal biografico “Napoleon”, nelle sale da qualche giorno, per la sua scarsa adesione ai fatti storicamente accertati
Su che “piano” stiamo allora? La risposta a questa domanda, solo apparentemente semplice e banale, equivale a ribadire quale idea di cinema siamo disposti ad accettare nel 2023, e quale no. Assediati dall’ansia del fact checking, delle fake news e dell’intelligenza artificiale onnipresente, cerchiamo in ogni lungometraggio di finzione un documentario di Rai Scuola, dimenticando quale potente meccanismo sia la fiction, e quali “diritti” abbia una scelta autoriale forte, discutibile ma forte, come quella di Ridley Scott. Ammetto di avere da anni un personalissimo contenzioso, tutto interno alla calotta del mio pensiero, con questo regista britannico diventato americano come pochi, di cui ho adorato I duellanti, Alien, Blade Runner, American Gangster e persino Il gladiatore, e odiato Robin Hood, Le crociate, 1492 ed Exodus. Il fatto di non riuscire a mettere Napoleon a colpo sicuro in uno di questi due gruppi, la dice lunga su quale prodotto ibrido sia la sua versione cinematografica della vita del celebre Còrso.
Il film è lungo, dilatato nei ritmi e concepito su cesure estreme: dentro e fuori la vita privata del generale che divenne console, e del console che divenne imperatore, senza smettere mai di essere quello che in fondo era, un militare dal fiuto geniale. Che si passi dalle gonne di Giuseppina di Beauharnais ai campi di battaglia di mezza Europa senza soluzione di continuità è l’aspetto che sembra avere disturbato maggiormente gli spettatori più raffinati. “Pare un Barry Lyndon incrociato con Benny Hill”, ho letto sui social nei primi giorni di proiezione, e la provocazione è intelligente: in Napoleon c’è in effetti qualcosa di Kubrick, per la cura maniacale delle scene, delle luci, degli abiti, e qualcosa dell’umorismo pecoreccio di certa “cultura” del secolo scorso, ante political correctness. A costo di andare forzatamente controcorrente, credo che questo contrasto sia invece tra le cose più riuscite del film, perché afferma in un sol tempo due snodi cruciali della parabola storica di Bonaparte: la sua ambizione smisurata, rigorosa e ideologica, e il suo essere ancora un uomo del Settecento, cioè di corte, di balli, di musiche lievi, di estetismo esasperato, qualcosa che la Rivoluzione francese impiegò molto tempo a mandare definitivamente in pensione. Sta in questa altalena tra due estremi tutto lo scarto tra un Napoleone e un Robespierre, che incarnava soltanto il primo polo. Forse, sembra suggerire Ridley Scott tra le righe, ci voleva una figura ancipite come Napoleone per traghettare il mondo nella nuova era. Un rivoluzionario puro, senza contraddizioni e senza un privato evidente ed invadente (un Lenin, per dire) non sarebbe stato adatto allo scopo, in un’epoca in cui si volevano ancora i re.
Suggerisco allora una possibile modalità di visione del film: con le orecchie, prima che con gli occhi, per apprezzare la sapienza con cui sono state montate le musiche, e soprattutto il costante ritorno di alcuni leitmotiv particolarmente azzeccati, come un Kyrie cantato di tradizione còrsa che una volta accompagna una grande vittoria, una volta un’incomprensibile sconfitta e una volta ancora uno stacchetto erotico con Giuseppina, cambiando ogni volta di segno. Basterebbe ricordare che Napoleone fu, prima che un uomo del suo tempo, un vero e proprio Mito (rileggere il 5 maggio di Manzoni per sincerarsene), cioè un personaggio che da solo autorizza la creazione di innumerevoli versioni di sé, quasi degli isotopi dell’originale, non diversamente da come avviene per i fantasiosi Ulisse, Enea, Ettore e Patroclo, o per gli storici Cesare, Alessandro Magno e Genghis Khan. Che poi l’originale, cioè quello storicamente attestato, si allontani sempre di più sullo sfondo, fin quasi a sbiadire, è una preoccupazione forse soltanto nostra, non più capaci di ragionare in termini di miti, e sempre più assillati dalla verità dei fatti. Lasciateci divertire!
Nell’immagine: un Napoleone dilatato
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