Racconto d’agosto – Il martirio di Filomena (1)
Vuoti di memoria
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Vuoti di memoria
• – Simona Sala
Consegna ad Ankara. Sette Paesi coinvolti e 24 detenuti liberati tra cui il reporter Gershkovich e i dissidenti Kara-Murza e Jashin Berlino cede “l’assassino del Tiergarten”. Biden festeggia “l’impresa diplomatica”. Medvedev già minaccia i rilasciati: “Traditori”
• – Redazione
La Guerra è tornata a soggiogare una razionalità divenuta ostile al realismo di un potere che i singoli Stati non detengono più. Ma una via d'uscita potrebbe esserci
• – Redazione
Sirene carnivore, Furie che dilaniano uomini, Meduse che pietrificano. Gli antichi miti ricompaiono negli incubi di chi non vuole la libertà (neanche di genere)
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Come un padre domenicano “ribelle” suggerì a de Coubertin, fondatore delle Olimpiadi moderne, la formula che regge la filosofia dei Giochi olimpici
• – Silvano Toppi
Perchè il leader del Cremlino sostiene la "resistenza" di Hamas
• – Yurii Colombo
Due operazioni notturne israeliane possono far tracimare la guerra da Gaza all’Iran, passando per il Libano
• – Redazione
Proseguire la guerra contro Hamas a Gaza e sul fronte nord contro Hezbollah, è la polizza di assicurazione sulla vita politica del premier israeliano. Garanti e complici gli Usa
• – Redazione
Eliminato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, colpito da un raid israeliano mentre si trovava nella capitale iraniana
• – Aldo Sofia
Gentile Signor Galvani,
la prego di scusare questa invadenza, poco consueta per me, che mi spinge a cercare il suo appoggio sebbene di fatto siamo due sconosciuti.
Galvani ricordava perfettamente le parole con cui iniziava quella lettera, anche se non era per leggerla che la cercava. Era certo che si trovasse nel suo studio, ma non ricordava dove. Pensò intensamente all’ultima volta che l’aveva tenuta tra le mani. Di tanto in tanto le cambiava nascondiglio, poiché aveva sempre paura che la domestica potesse scovarla e, magari per un impulso malizioso, consegnarla alla moglie. Ma questa volta dove l’aveva messa? Possibile che non ricordasse?
Ripensò alla conversazione sentita casualmente due giorni prima. Galvani stava schiacciando un pisolino sulla sdraio accanto alla piscina, in un angolo del parco, quando era stato punto al gomito da una vespa.
Sorreggendo il braccio che si gonfiava con quello sano, si era avviato verso la casa per procurarsi del ghiaccio e un antistaminico, quando attraverso la finestra aperta aveva sentito il telefono squillare. Aveva risposto la moglie (forse si era fatta chiamare apposta a quell’ora, sapendo che lui faceva la siesta). Nonostante il dolore al braccio Galvani aveva rallentato il passo sollevando i piedi con cautela per evitare che la ghiaia del viale scricchiolasse. Una volta giunto sotto la finestra aperta, si era appollaiato di fianco a una grossa ortensia blu, da dove riusciva a sentire la conversazione.
«Ah, buongiorno dottore, (la voce della moglie, roca per il fumo, sembrava leggermente irritata) no, certo posso parlare, no, non c’è. È sceso nel parco per la sua siesta… Ho fatto come mi ha detto, certo… Gliel’ho chiesto, sì… Sì, esattamente… proprio così… (Una breve pausa, durante la quale si sentirono solo mugugni di assenso, mmhh, mmmhh)… Lei crede siano necessarie ulteriori analisi? Capisco, demenza?… Sì, certo, sono solo sospetti, ma è comunque necessario andare a fondo… Alzheimer? Ha ragione, non saltiamo a conclusioni affrettate».
Sua moglie non sembrava sconvolta o addolorata, ma manteneva il tono funzionale di sempre. Sicuramente, pensò Galvani, stava pensando a come incastrare i nuovi appuntamenti medici nella sua fitta settimana, se prima o dopo la lezione di Pilates, se nei giorni in cui andava dal parrucchiere oppure quando si incontrava con la figlia in città. Lo rivelavano le sue pause e quell’ultima frase: «Perfetto dottore, per intanto la ringrazio, le farò sapere mercoledì quando ci vediamo. Ora chiamo anche mia figlia, forse riesce ad accompagnarci. Arrivederci».
Mancavano dunque sei giorni all’appuntamento che gli avrebbe stravolto la vita: Galvani ne era certo… il cuore gli rimbombò nel petto, e per un attimo il terrore eclissò il dolore della puntura.
Galvani stava perdendo la memoria, su questo non c’era dubbio. Dopo quella telefonata aveva passato due notti a spulciare centinaia di siti internet in cui si parlava di perdita di memoria, nel masochistico intento di procurarsi tutte le conferme del caso. Che qualcosa non andasse più per il verso giusto era evidente (aveva riposto il suo orologio d’oro nel reparto delle uova in frigorifero, e due giorni prima non ricordava la password del suo pc, per non parlare dei nomi degli amici), ma la natura del disturbo, di quegli inquietanti vuoti di memoria, non era ancora stata identificata con certezza.
© 2017 Simona Sala
Illustrazioni di Franco Cavani
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