Resistere ai venti contrari alla libertà di stampa
Non solo attacchi in giustizia, ma anche pressioni contro le autorità: il diritto d’informare è sempre più in pericolo in Svizzera
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Non solo attacchi in giustizia, ma anche pressioni contro le autorità: il diritto d’informare è sempre più in pericolo in Svizzera
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Non solo attacchi in giustizia, ma anche pressioni contro le autorità: il diritto d’informare è sempre più in pericolo in Svizzera
La stampa è uno dei pilastri del sistema di lotta alla frode e al riciclaggio di denaro. Nel 2021, quasi il 20% delle segnalazioni di transazioni sospette presentate alle autorità dalle banche svizzere si basava su informazioni pubblicate dai media. Senza di loro, più di 1.000 transazioni finanziarie ambigue passerebbero sotto silenzio ogni anno. Questo baluardo, però, è minacciato dalla crescente pressione su giornalisti ed editori.
Lo dimostra quanto sta succedendo alla nostra pubblicazione, Gotham City. Siamo una piccola redazione indipendente nata nel 2017. Coline, Marie, François e Federico: ogni settimana, noi quattro raccontiamo i procedimenti giudiziari di cui veniamo a conoscenza nei tribunali svizzeri e esteri. In cinque anni di attività, la nostra newsletter settimanale e il nostro sito sono diventati un’importante fonte di informazione per avvocati, media, ONG e autorità.
Anche i dipartimenti compliance delle banche ci seguono sempre più numerosi. Questo successo è accompagnato da un’evoluzione preoccupante: più i banchieri ci leggono, più subiamo pressioni. Le persone che si sentono messe in causa dai nostri articoli non lo nascondono: spesso è una telefonata del loro banchiere a portare la notizia alle loro orecchie. “Gotham” avrebbe parlato del loro coinvolgimento – vicino o lontano – in un procedimento legale di cui non era stata fatta menzione al loro gestore patrimoniale. Il modo più semplice per risolvere questo problema? Fare in modo di far sparire l’articolo.
Ciò è dovuto alla natura stessa del sistema antiriciclaggio in Svizzera. Le banche sono obbligate a monitorare costantemente la reputazione dei loro clienti e il loro potenziale coinvolgimento in affari disonesti. Le autorità non scherzano: di recente alcuni dipendenti delle banche sono stati condannati proprio per aver ignorato notizie di attività criminali riportate dalla stampa.
Nel suo rapporto annuale 2021, l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) afferma che gli intermediari finanziari hanno segnalato 1.078 transazioni sospette sulla base di notizie di stampa. Si tratta del 18% di tutte le segnalazioni presentate alle autorità elvetiche. Pertanto, impedire la pubblicazione di un articolo, ottenerne il ritiro o addirittura la modifica su un punto specifico, può essere fondamentale per sfuggire ad un blocco bancario.
Gotham City è stata oggetto di un’ondata di procedimenti legali nel 2020. Abbiamo ottenuto buoni risultati, vincendo quattro casi su cinque in tribunale. In un caso abbiamo abbandonato poiché finanziariamente esausti. Il succedersi delle cause ha infatti indebolito la nostra piccola società editrice, ciò che certamente era anche l’obiettivo dei ricorrenti. Per sostenerci in questa situazione di emergenza, a fine 2020 è stato creato Batfund. Raccogliendo più di 15.000 franchi in donazioni private, questa associazione, indipendente dalla redazione, ci ha permesso di risolvere le pendenze di diversi assalti legali. Soprattutto, ci ha consentito di gestire con serenità le pressioni successive.
Le vittorie nei tribunali hanno probabilmente contribuito a smorzare l’agire legale di chi si sente messo in imbarazzo dai nostri articoli. Hanno anche dimostrato che il sistema giudiziario svizzero riconosce l’importanza del nostro ruolo. Ciononostante anche il 2022 è stato un anno complesso. Gli attacchi legali veri e propri sono certo diventati un po’ meno numerosi, ma hanno lasciato il posto ad una tiritera di recriminazioni, di richiami da parte di comunicatori e di pressioni più o meno dirette. Il 2022 ha probabilmente stabilito un nuovo record: email o lettere minatorie sono diventate settimanali tanto che il postino ormai sorride alle “lettere d’amore” che ci consegna per raccomandata.
A volte ci sbagliamo. Quando capita, correggiamo il nostro errore. Prima della pubblicazione ci rivolgiamo sempre ai rappresentanti delle persone interessate per dare loro la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Anche se non rispondono, possono sempre farlo in seguito, aggiungendo una dichiarazione all’articolo. Queste semplici regole, in teoria, sono sufficienti a risolvere la maggior parte delle situazioni. Nella maggior parte dei casi, però, le richieste che ci giungono hanno lo scopo di far cancellare del tutto l’articolo. Le discussioni con queste persone e con i loro rappresentanti sono sempre estenuanti. Resistere ci fa perdere tempo prezioso: tempo che non viene speso per realizzare ricerche e articoli.
Se il numero di casi giudiziari è diminuito, la pressione trova sempre nuove strade. Un nuovo fenomeno emerso quest’anno è particolarmente preoccupante: invece di impedire la pubblicazione di articoli attaccando i media, la pressione viene ora fatta direttamente alle autorità. Obiettivo: impedire o ritardare la pubblicazione delle sentenze, la cui diffusione è garantita dal principio della trasparenza della giustizia.
In un caso che stiamo affrontando, un’autorità federale si rifiuta da mesi di inviarci una copia di una sentenza definitiva e vincolante. La situazione è assurda. Questo blocco riguarda solo un caso e la stessa autorità continua a darci accesso in parallelo a decisioni riguardanti altre vicende simili. Perché? Semplicemente perché l’avvocato del condannato è riuscito a fare pressione sull’autorità in questione. Abbiamo contestato questo blocco e l’autorità ci promette una “decisione” in merito. Dal nostro punto di vista non capiamo perché sia necessaria una decisione su questo diritto di accesso alle sentenze passate in giudicato. I nostri scambi con l’autorità in questione proseguono e speriamo di poterne riferire presto l’esito.
In un altro caso di cui abbiamo recentemente riferito, la magistratura ginevrina ha improvvisamente cambiato la sua prassi di anonimizzare le sentenze. Un tribunale ha modificato una delle sue pubblicazioni nella giurisprudenza pubblicata online per rimuovere l’importo del debito fiscale richiesto al miliardario francese Pierre Castel. La magistratura si rifiuta di spiegare questa differenza di trattamento applicata ad uno degli uomini più ricchi della Svizzera. Anche in questo caso, stiamo contestando questo modo di procedere.
Ma non è tutto. Abbiamo assistito indirettamente a una significativa pressione sul Ministero pubblico della Confederazione, la cui prassi consiste nel confermare ai media l’esistenza di un procedimento penale quando un giornalista pone una domanda precisa. Combattuta tra il suo desiderio di trasparenza e le pressioni le cui motivazioni ci sfuggono, la Procura federale è costretta a contorsioni linguistiche, a volte folli.
Abbiamo fiducia nella volontà delle autorità giudiziarie svizzere di rispettare il loro dovere di trasparenza. Ma temiamo che, se non si fa attenzione, queste pressioni finiranno per erodere i questo principio democratico. Occhi aperti, quindi, contro i venti sempre più minacciosi che soffiano sulla libertà di informare.
François Pilet è giornalista, co-fondatore ed editore di Gotham City
Traduzione e adattamento a cura di Federico Franchini
Nell’immagine: la sede del Ministero pubblico della Confederazione, a Berna
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