Chi sa scandagliare lontani passati ha rievocato Cristoforo Colombo, lo scopritore “inconsapevole” delle Americhe, al quale i monarchi di Spagna avevano promesso e poi negato una ricca partecipazione ai proventi economici della grande scoperta; e ha ricordato pure il Cortés e il Pizarro, che a loro volta solcarono più tardi i mari, conquistarono altri territori, da consegnare ai reali iberici senza nulla pretendere per sé, ma a beneficio e gloria dell’impero. L’assolutismo monarchico poteva permettersi tutto, quando si trattava di fare cassa. Non è il caso degli Stati moderni, quantomeno quelli di sostanza democratica, che dovrebbero “fare cassa” – in modo certo non rapace ma nemmeno troppo svogliato o fiscalmente poco progressivo ed equo – per finanziare le necessità di sviluppo ma anche sociali del paese. Eppure, a cosa stiamo assistendo? Allo strapotere non solo economico, ma anche politico di una manciata di alcuni ultra-miliardari, nuovi “padroni del mondo” grazie alle loro scoperte e invenzioni (più che benvenute se ben utilizzate) nell’era della comunicazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale.
Sono i dominatori della Rete. che accumulando enormi ricchezze, e “contribuendo” il meno possibile (elusione o sfacciata evasione fiscale), approfittano del ventre molle degli Stati, auto-privatisi delle indispensabili regolamentazioni internazionali e di protezione dei cittadini. A Steve Jobs (smartphone), Jeff Bezos (commercio elettronico), Mark Zuckerberg (social media) si è aggiunto il più spregiudicato di tutti, Elon Musk, che non è più soltanto il pioniere dell’auto elettrica. Con i suoi satelliti e e le sue astronavi, Musk ha introdotto, del tutto indisturbato, la privatizzazione dello spazio: che invece, come nel caso del traffico aereo, dovrebbe soggiacere a una vigile ed esclusiva regolamentazione mondiale. Ma la politica tace irresponsabilmente. Non solo. Da lassù, l’uomo della Tesla è anche in grado di condizionare l’andamento di una guerra. In Ucraina già accade. Le sue ‘sentinelle spaziali’ hanno favorito Kiev con informazioni indispensabili. E forse anche Mosca. Potere militare messo nelle mani di un civile.
Ora, ricorderete senz’altro la recente notizia dell’installazione di un “chip” nel cervello di una persona, realizzata dalla società “Neuralink” dello stesso Elon Musk. Scopo dichiarato, aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche. Molto utile e molto nobile. Ma il traguardo finale ammesso dallo stesso Musk è “mettere in simbiosi l’umanità con l’intelligenza artificiale”. Partendo da questo concetto, il ministero americano della difesa è già all’opera: ha investito i primi 65 milioni di dollari per creare un’interfaccia uomo-computer attraverso un microchip da impiantare nel cranio dei soldati. Che sul campo di battaglia, se in difficoltà, stressati, indecisi, riceverebbero in tempo reale gli ordini direttamente da un pc al cervello (ne abbiamo riferito in questa sede lo scorso 24 febbraio). Siamo al “soldato-robot”, controllato ed etero-diretto. Da migliaia di km di distanza.
Nuova agghiacciante frontiera. E aumento garantito anche di vittime da ‘fuoco amico’. Ma fin dove lasceremo andare questi nuovi padroni del globo e del cielo? Che vadano su Marte. E ci rimangano.
Articolo scritto per laRegione
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