Sonia Delaunay – Tamara de Lempicka: le forme del colore
Parole, suoni, immagini da una terra tormentata
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Parole, suoni, immagini da una terra tormentata
Sono certamente due delle maggiori artiste del Novecento ed hanno non pochi tratti del loro percorso biografico e pittorico che le vedono accomunate: l’esplosione del colore, in forme astratte o in quelle stilizzate di ritratti femminili; la propensione verso la commistione fra pittura ed altri generi (dalla grafica alla pittura su tessuti); il rapporto con la “moda”, che le ha viste artefici prima e oggetti di culto poi. E non va certo dimenticato il loro forte impegno, vissuto in prima persona, nell’affermazione dei diritti, non solo artistici, delle donne e in favore delle diversità di genere.
Sonia Delaunay, o meglio Sonia Terk, è nata ad Odessa nel 1885. Dopo un’infanzia trascorsa a Kremenčuk (che oggi è uno dei grandi centri industriali ucraini) e dopo aver iniziato gli studi a San Pietroburgo, comincia a viaggiare prima in Germania, poi in Francia, per approdare all’irresistibile attrazione del milieu culturale e artistico parigino, dove comincia a dipingere e dove sposa, nel 1910, il pittore Serge Delaunay, acquisendo la nazionalità francese.
Già negli anni dieci del Novecento la sua diventa una pittura astratta, fatta di colori forti e contrastati, che comincia a “trasferire” dalla tela anche su altri materiali, carta e stoffa e successivamente in tappezzerie e arazzi. Con il passare del tempo sarà proprio questa sua attività a farla diventare una nota autrice di abiti dipinti, o di “vestiti astratti”, con la creazione di veri e propri modelli da collezione che affiancherà sempre ad una produzione pittorica di carattere spesso decorativo, in un astrattismo che ne ha caratterizzato l’intera parabola pittorica, sino alla scomparsa, avvenuta a Parigi nel 1979.
Le opere di Sonia Delaunay (non di rado assieme ed accanto a quelle del marito) sono state esposte in tutte le maggiori sedi artistiche europee e mondiali. Una sua rilevante retrospettiva è stata ospitata anche in un passato recente a Bellinzona, dal Museo Villa dei Cedri, con una mostra incentrata sulla sua produzione degli anni 1923-1934.
Un recente bell’articolo introduttivo alla vita e all’opera di Sonia Delaunay è stato pubblicato da Barnebys.it a firma di Kira Reinke. Il catalogo della mostra di Bellinzona, pubblicato dalle prestigiose edizioni Skira a cura di Matteo Bianchi è ancora in vendita nelle librerie online.
Contemporanea di Sonia Delaunay è stata Tamara de Lempicka, nata Maria Gurwik-Górska a Varsavia nel 1898 e morta in Messico nel 1980. Di madre polacca e padre ebreo russo, il suo percorso biografico entra nel Novecento e lo attraversa come in un romanzo d’appendice, che la vede spesso alla ribalta e sotto i riflettori di ambienti artistici e mondani che contano. In viaggio, sin da giovanissima, in mezza Europa (Svizzera compresa), a San Pietroburgo decide di voler incontrare il ricco avvocato Tadeus Lempicki e lo farà autoinvitandosi ad una festa vestita da guardiana delle oche, con tanto di oche al seguito. La trovata, la prima di molte nella sua vita, avrà successo e la porterà, diciottenne, al matrimonio.
A seguito della Rivoluzione, fugge con il marito e la piccola figlia Kizette riparando a Parigi, dove inizia a mostrare doti artistiche disegnando cappelli. Si iscrive all’Accademia di pittura ed è fortemente influenzata dall’Art Déco, oltre che da cubismo e neoclassicismo. Un’influenza che si manifesta nelle opere che a partire dagli anni ’20 inizia ad esporre con la firma Tamara de Lempicka.
I suoi soggetti sono spesso donne seducenti, dalle forme tondeggianti, fra luci ed ombre fortemente contrastate, còlte in ritratti sgargianti ed ammiccanti, di indubbio fascino, qual era quello dell’artista, bisessuale dichiarata, che dopo il divorzio dal marito, avrà poi numerose vicende amorose (fra cui quella, da lei negata, con Gabriele D’Annunzio) ed un secondo matrimonio con un barone di ascendenze austroungariche, Raoul Kuffner de Diószegh.
Dopo la morte del secondo marito, Tamara si trasferisce negli Stati Uniti dove proverà anche ad abbandonare la sua vena figurativa per spingersi verso l’astrazione, ma con scarso successo. La sua vera e propria “griffe”, che la rende immediatamente riconoscibile, rimane quella dei suoi numerosi ritratti, che avranno poi fra gli estimatori e cultori anche notissimi personaggi del mondo dello spettacolo, quali Madonna e Jack Nicholson.
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