Tracce di rosso
Un libro "un po’ particolare e non troppo serioso" e una mostra per i cento anni di presenza socialista nel governo ticinese
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Un libro "un po’ particolare e non troppo serioso" e una mostra per i cento anni di presenza socialista nel governo ticinese
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Per ricordare le diverse fasi che hanno contrassegnato questi cento anni, la Fondazione Pellegrini Canevascini promuove una mostra fotografica itinerante, allestita per iniziativa del PS, che presenta alcuni aspetti, eventi e personaggi che hanno contraddistinto la storia del Partito Socialista in Consiglio di Stato. L’inaugurazione si terrà domani, 30 aprile, alla Casa del Popolo di Bellinzona alle ore 17.00.
Sempre da domani è in libreria un volume, intitolato “Tracce di rosso”, edito dalla stessa Fondazione Pellegrini Canevascini e curato da un gruppo di lavoro coordinato da Pasquale Genasci e Gabriele Rossi.
Si tratta di un volume che sfugge alla retorica della pura celebrazione, per dar conto, con l’accuratezza della documentazione storica, del percorso tutt’altro che lineare e privo di conflitti che ha portato i socialisti ticinesi per cento anni ad essere rappresentati nel Governo cantonale.
Ecco dunque un saggio introduttivo di Genasci e Rossi che propone una sintetica ricostruzione delle principali tappe che hanno segnato il secolo, così come un interessante saggio di Andrea Pilotti, in chiusura di volume, su “L’elettorato del Partito socialista ticinese all’inizio del XXI secolo”. Ma una nota particolare la merita la scelta di offrire, nella parte centrale e più cospicua del libro (peraltro riccamente corredato da un notevole apparato fotografico) una serie di 30 brevi contributi, firmati da diversi studiosi, proposti come “Lessico imperfetto dei socialisti al governo”, per concentrare l’attenzione, con uno sguardo puntuale ma aperto alla discussione, su “parole chiave” che si legano a temi cruciali affrontati dalla sinistra, non solo socialista, in questi cento anni.
Per rendere l’idea, si va, in ordine alfabetico, da “Aggregazioni comunali” a “Clientelismo”; da “Leggi sul lavoro” a “Politiche giovanili”; da “Scuola” a “Tagli alla spesa pubblica”, solo per fare alcuni esempi.
In questa sede, per gentile concessione della Fondazione Pellegrini Canevascini, proponiamo oggi la prefazione al volume ed un primo breve ed esemplare capitolo, dedicato al “Padreterno”, ovvero a Guglielmo Canevascini e al soprannome che gli è stato dato. Ne è autrice Nelly Valsangiacomo.
Domani e domenica proporremo altri due contributi che toccano temi che possiamo definire di particolare attualità: “Rifugiati”, a cura di Saffia Elisa Shaukat e “Unità di sinistra”, firmato da Tobia Bernardi e Giacomo Müller.
Il 23 aprile 1922, esattamente cento anni fa, con l’elezione di Guglielmo Canevascini, il Partito socialista ticinese (PST) faceva il suo ingresso nel Consiglio di Stato. Da allora, il giudizio e le critiche sull’attività (o inattività) in governo hanno accompagnato la vita del partito; la volontà di offrire spazio e sostegno ai consiglieri di Stato si è sempre scontrata con la necessità di contenerne l’inevitabile invadenza.
Nel dopoguerra, il PST aveva conosciuto un’importante crescita in termini di voti e, nel sistema svizzero, quando un partito acquisisce un certo peso elettorale, l’entrata in un esecutivo si fa più vicina e pone inevitabilmente la questione della concordanza. Per i socialisti però vi fu come ostacolo all’accesso alla stanza dei bottoni anche una questione ideologica, di lotta allo Stato borghese che ritardò la loro entrata nel governo federale. Diversa la situazione sul piano cantonale dove non pesava la scelta di rifiutare i crediti mi- litari; alcuni partiti socialisti divennero partiti di governo già alla fine dell’Ottocento (Zurigo e Ginevra). In Ticino, una coalizione di minoranze (conservatori, agrari e socialisti), permise l’entrata del PST nell’esecutivo cantonale, non prima però di un serrato dibattito all’interno del partito stesso sull’opportunità di partecipare al governo.
Negli ultimi decenni diversi sono stati gli studi sul movimento operaio ticinese e le sue organizzazioni politiche e sindacali. Nella ricorrenza di questo centenario non ci è parso sensato riprendere quanto già scritto in altre occasioni; inoltre si desiderava proporre un testo agile, di facile lettura e che tenesse conto essenzialmente del punto di vista dei socialisti al governo. Infine si è voluto riprendere una tradizione che ha spesso caratterizzato il gruppo di lavoro della Fondazione Pellegrini Canevascini, quella cioè di lavorare in team. La pubblicazione è infatti il frutto di un lavoro collettivo.
Come scelta iniziale, per confezionare un libro un po’ particolare e non troppo serioso, si è deciso di puntare, accanto a due contributi più corposi, su testi piuttosto brevi e sintetici senza note e referenze, riferiti a temi che hanno coinvolto direttamente i consiglieri di Stato socialisti. E siamo consapevoli delle possibili lacune in quello che abbiamo appunto definito un «lessico imperfetto», nel quale, come si usa in questo genere d’esercizio, le voci sono presentate in ordine alfabetico e lasciate alla responsabilità degli autori e delle autrici.
L’adozione di questa linea ci ha spinti quasi automaticamente a coinvolgere il maggior numero possibile di specialisti in campi diversi, sia per formazione o ricerca sia per esperienza diretta. Sono quindi una ventina gli autori e le autrici che hanno accolto l’invito e, con un grosso sforzo di concisione, hanno redatto queste voci.
Lo scopo ultimo del nostro lavoro non era di dare un giudizio sulla partecipazione dei socialisti al governo, bensì di illustrare le numerose sfumature di questa secolare esperienza politica. Ci premeva soprattutto di fornire una serie di elementi che permettesse a ogni lettore di valutare il senso e l’importanza della presenza socialista nel governo cantonale ticinese.
Si narra che l’incipit della parodia nostrana della famosa canzone Bandiera rossa fosse «Bandiera rossa l’el culur/del vin/e quel che l’a inventada l’è l Canevascin» Guglielmo Canevascini (1886-1965) fu il capo incontrastato del socialismo ticinese dalla sua riunificazione nel 1917 fino alla fine degli anni Cinquanta. Più volte deputato al Gran Consiglio, è soprattutto ricordato per essere il primo e più longevo consigliere di Stato socialista nel Cantone Ticino (1922-1959). La sua personalità forte e carismatica, il suo occhio attento a tutto ciò che accadeva nel PST, diede origine al soprannome Padreterno, poiché nulla sembrava sfuggirgli. Lo ricordano così, sul numero del 6 ottobre 1979, i redattori di Libera Stampa, giornale socialista fondato dallo stesso Canevascini, poiché nel pieno della sua longeva carriera politica, si era negli anni Trenta, di buon mattino il Padreterno telefonava da Bellinzona alla redazione, coordinata da Piero Pellegrini, dapprima per dare degli imbecilli per un articolo errato o una notizia sfuggita e subito dopo per suggerire e consigliare. Così è ricordato anche nell’esposizione a lui dedicata, nel 1986, dal titolo Padreterno i l’a ciamà, organizzata dalla Fondazione Pellegrini Canevascini.
Nelly Valsangiacomo
Il libro “Tracce di rosso” è disponibile nelle librerie ticinesi
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