Ma la Nato cosa c’entra?
Non c’è rapporto fra la politica dell’Alleanza Atlantica e la volontà di Putin di cancellare l’Ucraina
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Non c’è rapporto fra la politica dell’Alleanza Atlantica e la volontà di Putin di cancellare l’Ucraina
• – Redazione
In Francia scatta il fronte repubblicano contro l'estrema destra, comoda vittoria di Macron; rimane un paese frammentato, che già fra cinque settimane deve decidere se il presidente rieletto potrà avere la maggioranza assoluta parlamentare o andare a una coabitazione (ma con chi?)
• – Aldo Sofia
I problemi del primo quinquennio , tra pandemia e guerra, non hanno impedito a Macron una comoda rielezione; ora dovrà gestire il futuro di una Francia che rimane comunque frammentata, e promette più inclusione
• – Aldo Sofia
Non smette di far discutere lo strappo fra il Consiglio dell’USI ed il rettore Boas Erez
• – Enrico Lombardi
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Vicenda Usi-Erez: all’ex rettore viene negato "l’uso pubblico della ragione" in quanto libero cittadino?
• – Virginio Pedroni
A poche ore dal verdetto presidenziale, ritratto di un paese ‘ribelle’ ultima speranza della le Pen
• – Redazione
C’è sia l’evidenza delle atrocità commesse dall’esercito di Putin, sia l’intenzione di volerle commettere: il grande storico delle uccisioni di massa Timothy Snyder rilegge e spiega l’articolo pubblicato dalla Novosti e tradotto in italiano da Naufraghi/e
• – Redazione
Si chiude anticipatamente e non senza interrogativi ancora aperti un rettorato che ha segnato l’indubbia crescita dell’Università della Svizzera Italiana
• – Pietro Montorfani
Fare la guerra e poi condurre le trattative fra vincitori e vinti è sempre una questione di uomini; pensiamo invece ad una iniziativa pacifista al femminile
• – Delta Geiler Caroli
Non c’è rapporto fra la politica dell’Alleanza Atlantica e la volontà di Putin di cancellare l’Ucraina
Le discussioni sul 25 aprile e la marcia Perugia-Assisi sono le classiche polemiche in cui i già convinti di una parte e dell’altra si convincono ancora di più, ma in pochi cambiano idea. Per una volta, proviamo dunque a prenderla larga.
Scriveva ieri [il 24 aprile, ndr] sulla Stampa Anna Zafesova che dalle strade di Mosca è scomparso il cartello con l’indicazione per l’Hotel Ucraina, perché così non bisogna più chiamarlo; che dalle autorità è arrivata l’indicazione alla maggiore casa editrice specializzata in testi scolastici di nominare l’Ucraina il meno possibile nei manuali; che al posto di Ucraina, per le zone occupate, si torna a usare il nome di Novorossiya (Nuova Russia), da tempo caro ai separatisti; che deputati russi dicono che i territori ucraini occupati andranno a formare «il distretto federale della Crimea».
La domanda, per i teorici dell’estrema complessità della situazione e per tutti coloro che in questi due mesi hanno parlato senza mezzi termini di responsabilità della Nato, è semplicissima: cosa c’entra l’allargamento dell’alleanza atlantica con la scelta di cancellare il nome dell’Ucraina dai libri di scuola?
Intenzioni e motivazioni degli aggressori sono sotto gli occhi di chiunque le voglia vedere. Gli orrori che ogni giorno di più emergono dalle zone occupate non lasciano spazio ad ambiguità. E invece le ambiguità si moltiplicano. E non mi riferisco solo alle modeste acrobazie verbali di Giuseppe Conte. Tanti a sinistra continuano a formulare sottili distinguo, a ripetere che bisogna sì aiutare gli ucraini, ma bisogna farlo per spingerli a trattare e a trovare un compromesso, perché «l’Ucraina non deve diventare il terreno in cui si vuole battere la Russia», come ha ripetuto ieri Pier Luigi Bersani.
A giudicare da simili discorsi, risuonati ampiamente negli ultimi giorni, dalla marcia Perugia-Assisi al congresso di Articolo uno, sembra quasi che il rischio sia che gli ucraini esagerino, che si finisca in un eccesso di legittima difesa. Ma come si possono fare questi discorsi dopo le atrocità di Bucha, dopo le fosse comuni di Mariupol, dopo aver visto intere città rase al suolo?
Cosa significa, concretamente, dire che bisogna aiutare gli ucraini ma fino a un certo punto? Cosa significa dire che non bisogna pensare di sconfiggere la Russia? Quali e quante città e villaggi abbiamo deciso che sono dunque sacrificabili, che vanno consegnati nelle mani degli aguzzini di Bucha, quegli stessi macellai che Vladimir Putin non ha esitato a decorare pubblicamente, dando così un segnale inequivoco circa le sue intenzioni? Cosa c’è ancora da capire?
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Il gas naturale continua ad essere importato, e nessuna misura è stata presa per materiali strategici come nichel, titanio e rame
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