Da Kiev a Taiwan, l’isola bersaglio di Pechino
L’invasione russa in Ucraina ha scatenato le speculazioni su un possibile attacco militare di Pechino a Taiwan. Le ambizioni cinesi di riunificazione preoccupano l’intera regione
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L’invasione russa in Ucraina ha scatenato le speculazioni su un possibile attacco militare di Pechino a Taiwan. Le ambizioni cinesi di riunificazione preoccupano l’intera regione
• – Loretta Dalpozzo
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• – Redazione
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• – Aldo Sofia
I problemi del primo quinquennio , tra pandemia e guerra, non hanno impedito a Macron una comoda rielezione; ora dovrà gestire il futuro di una Francia che rimane comunque frammentata, e promette più inclusione
• – Aldo Sofia
Non smette di far discutere lo strappo fra il Consiglio dell’USI ed il rettore Boas Erez
• – Enrico Lombardi
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Vicenda Usi-Erez: all’ex rettore viene negato "l’uso pubblico della ragione" in quanto libero cittadino?
• – Virginio Pedroni
A poche ore dal verdetto presidenziale, ritratto di un paese ‘ribelle’ ultima speranza della le Pen
• – Redazione
C’è sia l’evidenza delle atrocità commesse dall’esercito di Putin, sia l’intenzione di volerle commettere: il grande storico delle uccisioni di massa Timothy Snyder rilegge e spiega l’articolo pubblicato dalla Novosti e tradotto in italiano da Naufraghi/e
• – Redazione
Si chiude anticipatamente e non senza interrogativi ancora aperti un rettorato che ha segnato l’indubbia crescita dell’Università della Svizzera Italiana
• – Pietro Montorfani
L’invasione russa in Ucraina ha scatenato le speculazioni su un possibile attacco militare di Pechino a Taiwan. Le ambizioni cinesi di riunificazione preoccupano l’intera regione
L’aggressione di Mosca ha messo molti paesi asiatici in allerta. Se l’Europa può contare sulla Nato e su chiare “linee rosse”, che non possono essere violate, l’Asia orientale, pervasa da tensioni potenzialmente esplosive, non ha una tale alleanza a cui rivolgersi.
Lo ha ricordato recentemente il Primo Ministro di Singapore, Lee Hsien Long, che, imponendo delle sanzioni contro la Russia, ha rotto con il suo approccio neutrale e il principio di non interferenza del passato, avvicinandosi ulteriormente a Washington. Proprio durante una visita nella capitale statunitense Lee ha fatto appello allo status quo nello stretto di Taiwan e si è espresso contro l’uso della forza militare sull’isola. La posizione di Lee è significativa poiché Singapore ha spesso sostenuto l’amministrazione cinese e tali dichiarazioni lasciano trasparire il nervosismo diffuso nella regione.
Più volte, dall’inizio della guerra, le autorità di Pechino hanno sottolineato che Taiwan è un “affare domestico”, mentre lo scontro tra Russia e Ucraina coinvolge due Stati “sovrani”. Pechino ha detto senza mezzi termini che non accetterà mai l’indipendenza di Taiwan, né le interferenze straniere sulla questione. La legge anti-secessione approvata nel 2005 fornisce un quadro legale a Pechino per riprendersi l’isola anche con la forza, se Taipei dovesse dichiarare formalmente l’indipendenza.
Taiwan, ufficialmente Repubblica di Cina, è una nazione sulla carta completamente autonoma dal 1949, ma non è riconosciuta come tale dalle Nazioni Unite, perché la Repubblica popolare cinese non vede Taiwan come uno stato libero, ma come una provincia canaglia che deve essere riportata sotto controllo.
Ma quanto imminente sia un attacco, e quale forma di offensiva dobbiamo aspettarci, rimangono dei punti interrogativi. La Cina non è più stata coinvolta in un conflitto armato su larga scala dalla sua breve guerra contro il Vietnam nel 1979.
Secondo l’intelligence di Taipei, è improbabile che Pechino lanci un’incursione in autunno, smentendo così un presunto documento dei servizi segreti russi, che indicava come probabile un’azione militare cinese contro Taiwan alla vigilia del 20esimo Congresso del Partito comunista. Lo aveva affermato qualche settimana fa Vladimir Osechkin, capo del gruppo umanitario Gulag Net, citando fonti di intelligence russa di cui sarebbe entrato in possesso.
Chen Ming-tong, direttore dei servizi segreti taiwanesi, è invece dell’avviso che Xi Jinping voglia stabilità prima del Congresso, per assicurarsi uno storico terzo mandato. Una visione sostenuta da altri esperti, secondo cui il problema dell’immagine internazionale della Cina, la necessità di stabilità, e l’obiettivo dichiarato di una riunificazione pacifica dovrebbero dissuadere Pechino da azioni militari, nonostante l’allarmismo americano.
Pechino ha accusato gli Stati Uniti di giocare con il fuoco, dopo che sei legislatori statunitensi di alto profilo si sono recati senza preavviso a Taiwan per esprimere il sostegno di Washington all’isola in caso di intervento dell’esercito popolare di liberazione. La Cina ha definito la visita una provocazione, che danneggia la fiducia tra le due parti, già ai ferri corti e, in risposta a tale iniziativa, ha lanciato esercitazioni navali e aeree nelle acque circostanti, in una chiara dimostrazione di forza.
Taiwan apprezza il sostegno e la solidarietà di Washington, ma secondo alcuni sondaggi, buona parte della popolazione non crede che gli Stati Uniti interverrebbero in caso di un’invasione cinese. Abituati a vivere con questa minaccia esistenziale, un’alta percentuale di taiwanesi non crede nemmeno che il pericolo sia dietro l’angolo, anche se sono rassegnati all’idea che un intervento cinese sia inevitabile in futuro. Detto questo, le stesse ricerche suggeriscono che l’invasione russa ha reso i cittadini di Taiwan più preoccupati e pronti ad imbracciare le armi per difendere il proprio Paese.
Intanto la guerra in Ucraina offre delle lezioni per tutti: la Cina studia le mosse militari della Russia, la resistenza delle forze ucraine, le reazioni dell’Occidente; Taiwan si prepara, intensificando il balletto diplomatico e il dispositivo militare; mentre l’intera regione si arma, riconsiderando la propria posizione.
Nell’immagine: illustrazione di Kyoko Nemoto
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