Ti facciamo lavorare, pretendi anche la paga?
Le forme attuali del lavoro, sempre più precarie e "flessibili" rendono necessari nuovi diritti e nuovi mezzi di lotta per ottenerli
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Le forme attuali del lavoro, sempre più precarie e "flessibili" rendono necessari nuovi diritti e nuovi mezzi di lotta per ottenerli
• – Redazione
Due magnifiche pellicole d’animazione raccontano con brio e profondità le vicende umane di giovani afghani: stasera al Lux ‘My Sunny Maad’, e dibattito
• – Simona Sala
In seguito a guerra e sanzioni ci si interroga su nuovi scenari monetari mondiali; rischi per l'euro schiacciato da un dollaro 'armato' più che mai
• – Christian Marazzi
L'uomo più ricco del mondo se lo compra mettendo sul tavolo 44 miliardi di dollari. Esultano i sostenitori di Trump; 'libertà assoluta' e preoccupazioni democratiche
• – Redazione
Il politologo Paolo Modugno sulle ragioni di una rielezione storica, il risultato di Le Pen e il futuro di Francia ed Europa
• – Redazione
L’invasione russa in Ucraina ha scatenato le speculazioni su un possibile attacco militare di Pechino a Taiwan. Le ambizioni cinesi di riunificazione preoccupano l’intera regione
• – Loretta Dalpozzo
Non c’è rapporto fra la politica dell’Alleanza Atlantica e la volontà di Putin di cancellare l’Ucraina
• – Redazione
In Francia scatta il fronte repubblicano contro l'estrema destra, comoda vittoria di Macron; rimane un paese frammentato, che già fra cinque settimane deve decidere se il presidente rieletto potrà avere la maggioranza assoluta parlamentare o andare a una coabitazione (ma con chi?)
• – Aldo Sofia
I problemi del primo quinquennio , tra pandemia e guerra, non hanno impedito a Macron una comoda rielezione; ora dovrà gestire il futuro di una Francia che rimane comunque frammentata, e promette più inclusione
• – Aldo Sofia
Non smette di far discutere lo strappo fra il Consiglio dell’USI ed il rettore Boas Erez
• – Enrico Lombardi
Il libro “La gratuità si paga. Le metamorfosi nascoste del lavoro” edito da Casagrande di Bellinzona, è il frutto di una ricerca condotta unitamente all’USS e finanziata da SUPSI e da Innosuisse con un assegno per l’innovazione e pubblicato con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino (Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana) e del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica. Si inserisce in un lungo percorso di studi, peculiari al Centro lavoro, welfare e società (CLWS) dell’area lavoro sociale del DEASS iniziato oltre venti anni fa, sulle trasformazioni del mondo del lavoro e gli intrecci tra flessibilità, precarietà e salute al lavoro. L’ultima frontiera di queste trasformazioni, vere e proprie metamorfosi, è il cosiddetto capitalismo delle piattaforme, caratterizzato dalla messa a valore di tutte le informazioni cedute nel momento stesso in cui si utilizza un dispositivo tecnologico e si accede alla Rete. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) consentono infatti di estrarre ricchezza al di fuori dei luoghi deputati alla produzione, estendendosi direttamente a tutti gli ambiti della vita quotidiana.
Il modo di organizzare il lavoro e di creare ricchezza attraverso le tecnologie e le piattaforme digitali (comprese quelle, come Facebook o Youtube, attive nella comunicazione e nell’intrattenimento o quelle presenti nel cosiddetto e-commerce, come Ebay o ETSY), è rilevante su un piano ben più vasto, in quanto svela l’esistenza di vaste aree di gratuità lavorativa e invisibilità statistica che trascendono l’economia delle piattaforme.
Se è vero che la gratuità scaturisce dall’intersezione tra evoluzione tecnologica, nuove forme di organizzazione dell’impresa, bisogno di reddito, riconoscimento e inclusione da parte di un numero crescente di soggetti, sarebbe però un errore considerare la gratuità un fenomeno avulso dall’universo del lavoro normalmente retribuito.
Aspettare accanto allo smartphone o al pc di essere chiamati in servizio per svolgere in un dato intervallo di tempo una prestazione remunerata specifica, senza considerare altro se non i tempi effettivi di esecuzione della prestazione, si sta affermando in molti altri settori e non riguarda esclusivamente coloro che svolgono un’attività precaria, occasionale o temporanea. Coinvolge anche coloro che esercitano un lavoro part time e restano in attesa di una richiesta di rientrare in sevizio in caso di necessità, come pure chi è occupato a tempo pieno, nella misura in cui è disposto a lavorare la sera e il fine settimana anche da casa, oppure “sconfinando” dal normale orario di lavoro riconosciuto contrattualmente per garantirne la qualità. Questa forma di disponibilità non remunerata, vincola e penalizza fortemente la vita privata e quella professionale.
La massima flessibilità e la disponibilità permanente sulle quali si basa il lavoro digitale nella gig economy (l’economia dei lavoretti), hanno perciò un impatto che si estende al mondo del lavoro in generale.
In una prima parte, il volume si concentra su un’analisi di dati disponibili in alcune importanti banche dati della statistica pubblica, non solo per dare una misura quantitativa del fenomeno, ma anche per indicare alcune piste di analisi attraverso lo sviluppo di alcuni indicatori delle attività che hanno una rilevanza economica e che però non sono remunerate. Nella seconda parte, il volume documenta i risultati di una indagine qualitativa basata su interviste in profondità. È attraverso l’analisi del materiale empirico di tipo qualitativo, quindi con una ricerca di tipo etnografico, che lo studio riesce a dare “voce e carne” al fenomeno della gratuità, riportando le tonalità emotive di soggetti isolati in un mondo assoggettato e frammentato, ma anche capace di trasformarsi e di ribellarsi.
Cosa c’è, anche di nuovo rispetto al passato, in quest’ultima rivolta delle periferie dopo l’uccisione a freddo del minorenne Nahel da parte di un agente
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