La ‘rivoluzione’ contro il velo
Insieme agli hijab brucerà anche il regime arcaico e violento degli ayatollah?
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Insieme agli hijab brucerà anche il regime arcaico e violento degli ayatollah?
È la coraggiosissima ‘ribellione del velo’ [di cui ha scritto qui anche Simona Sala], partita dalla regione curda del Roijla dopo l’uccisione in carcere, per mano della truce ‘polizia morale’, della 22enne Mahsa Amini, arrestata perché ‘colpevole’ di indossare in ‘modo non conforme’ lo hijab, obbligatorio per legge e che non deve coprire solo la testa, ma anche collo e gote. Tragica scintilla che ha infiammato diverse regioni, principali protagoniste le donne: taglio in pubblico dei capelli, veli dati alle fiamme, soprattutto lo slogan ‘donna-vita-libertà’. Da parte del regime islamico l’immancabile risposta: soltanto pallottole, e in tre settimane almeno una settantina di morti, migliaia di fermati e ieri anche l’arresto della figlia dell’ex presidente Rafsanjani. Musulmana in chador ma attivista per i diritti umani, aveva definito l’uccisione di Amini ‘terrorismo di Stato’. Le dimensioni assunte dalla protesta, l’aperta solidarietà degli uomini, e il fatto che essa sia animata da ragazze diventate anche le principali vittime della repressione, rende diversa questa protesta da quelle che l’hanno preceduta soprattutto nell’ultimo ventennio. Non mobilita soltanto giovani e studenti della piccola borghesia, ma riguarda tutte le classi sociali.
“Bruciare il velo – spiega il regista Fariborz Kamkari, costretto all’esilio – equivale a bruciare la bandiera stessa del regime, che usa lo hijab come rappresentazione della sua ideologia… e umilia il corpo delle donne per marginalizzarle togliendo loro ogni effettivo ruolo politico, culturale e sociale, e comunque in questa sollevazione c’è la sofferenza di tutto un popolo”. Certe esitazioni del regime, le (inedite) scuse del capo dello Stato alla famiglia di Masha Amini, alcune voci dall’interno dell’apparato dirigente contro metodi e violenza della ‘polizia morale’, segnalano le preoccupazioni dei vertici. Che tuttavia conservano sicuramente la determinazione e l’apparato repressivo necessari per soffocare la ribellione, servendosi oltretutto dello spauracchio della presunta volontà secessionista e indipendentista della minoranza curda. Difficile immaginare che con la rivoluzione del velo possa bruciare anche il regime. Soprattutto se continuerà a godere della complicità di quel ‘mondo alternativo’ a traino russo-cinese.
Scritto per ‘laRegione’
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