USA, dopo l’aborto rischiano contraccezione e unioni gay
Le minacce del giudice conservatore sui diritti civili “da correggere”
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Le minacce del giudice conservatore sui diritti civili “da correggere”
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Le minacce del giudice conservatore sui diritti civili “da correggere”
Nel mirino della Corte suprema americana potrebbero finire altre sentenze storiche, che hanno portato all’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, fino al diritto all’uso della pillola contraccettiva anche per le coppie sposate.
Lo scorso 24 giugno la Corte Suprema americana ha scelto di abolire la sentenza Roe v. Wade, che nel 1973 aveva reso legale l’aborto a livello federale. Il diritto all’aborto a livello costituzionale negli USA è stato dunque cancellato. La decisione che non ha tardato a scatenare proteste in tutto il Paese, dove i manifestanti hanno urlato slogan come «Non è il tuo corpo, non è la tua scelta», o «Crediamo nelle donne, non arretreremo». Ma c’è chi teme che il provvedimento della Corte Suprema possa spianare la strada ai tribunali per una revisione di ulteriori diritti civili, dal matrimonio gay all’uso di contraccettivi nelle coppie sposate. «Il diritto di interrompere una gravidanza è derivato direttamente dal diritto di acquistare e utilizzare contraccettivi. A sua volta, quei diritti hanno portato più recentemente, ai diritti dell’intimità e del matrimonio tra persone dello stesso sesso», spiegano i giudici liberali, secondo quanto riporta la Cnn. Per questi giudici il rischio è concreto: «O l’opinione della maggioranza [della Corte Suprema, ndr] è ipocrita, o sono in pericolo ulteriori diritti costituzionali. Non c’è alternativa».
Il giudice conservatore Clarence Thomas ha parlato di alcuni «errori da correggere» alla luce della dottrina dell’«originalismo» (ovvero l’interpretazione letterale del testo costituzionale). Si riferiva esplicitamente alla sentenza della Corte Suprema del 2015 che ha garantito il diritto al matrimonio per gli omosessuali. Parole che hanno scosso le organizzazioni Lgbtq+ americane: «L’opinione di Thomas deve far scattare l’allarme rosso per gli Lgbtq e per tutti gli americani», ha dichiarato al Washington Post Sarah Kate Ellis, presidente di “Glaad, Gay & Lesbian alliance against defamation” (sede di Los Angeles). Che si dimostra combattiva: «Noi non torneremo mai più nei giorni bui in cui venivamo cacciati dalle camere degli ospedali, lasciati senza certificati di morte, senza benefici per il coniuge. Non subiremo più le umiliazioni che abbiamo dovuto sopportare fino alla sentenza del 2015. Anche se è ciò che Thomas ha in mente.”
L’accesso alla contraccezione per le coppie sposate è stato garantito in America sin dal 1965, con la sentenza Griswold v. Connecticut. Una sentenza che, stando sempre alle parole del giudice Clarence Thomas, potrebbe essere riesaminata «alla prima occasione». Negli ultimi anni, infatti, i mezzi per evitare il concepimento hanno iniziato ad essere visti come «ostacoli illegittimi» per frange sempre più nutrite dell’opinione pubblica americana. Capitanate dalle comunità evangeliche e dalle chiese cattoliche più conservatrici. Al fianco delle organizzazioni anti-aborto, provano da anni a dimostrare come le «pillole del giorno dopo» impediscano «a una vita umana di svilupparsi”.
Tra le sentenze che Thomas ha affermato di voler rivedere c’è anche il caso Lawrence v Texas, che dal 2003 ha dichiarato incostituzionale la decisione che criminalizzava la sodomia. Anche questo diritto sembra essere dunque, da adesso, nel mirino dei giudici conservatori, che dall’era Trump rappresentano la maggioranza della Corte Suprema (6 su 9). Tra i pericoli evidenziati all’indomani della loro decisione riguardo l’aborto, infine, emergono quelli legati alla salute delle donne che decidono di interrompere la gravidanza: rendendo più difficile l’intervento negli ospedali, «non elimineranno l’aborto in sé, lo renderanno più pericoloso, con possibili conseguenze devastanti, mettendo a rischio anche la vita delle donne», ha denunciato l’American Medical Association, la più grande associazione di dottori e di studenti in medicina. L’associazione, in un comunicato firmato dal presidente Jack Resneck, ha parlato di «un’intrusione ingiustificata nel laboratorio dei medici e un attacco diretto alla relazione confidenziale tra il dottore e i pazienti», per la quale si sono detti “profondamente disturbati”.
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