Va dove ti porta il cuore?
Sul diffuso esercizio di cambiar opinione o bandiera a seconda della convenienza personale
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Sul diffuso esercizio di cambiar opinione o bandiera a seconda della convenienza personale
• – Andrea Ghiringhelli
Ai danni procurati durante un’occupazione di un Liceo a Roma, la scuola risponde con una serie di sanzioni punitive, fra cui quella di leggere un libro
• – Paolo Di Stefano
Via lo Stato, via pure le banche, resta solo la legge del Capitale. Nata negli Usa negli anni '60, questa teoria sta alla base delle tecnologie che usiamo tutti i giorni, da Facebook ai Bitcoin. Un'idea inquietante di libertà, intesa come libertà di fare profitti
• – Redazione
Affondata la normativa comunitaria sui fitofarmaci
• – Redazione
Da un’emissione televisiva spunti utili di riflessione sull’attuale congiuntura economica e sul fatto che anche con l’inflazione c’è sempre chi ci guadagna
• – Silvano Toppi
Messa in rete di casi e pazienti, creazione della figura del “manager sanitario”, collaborazione nuova fra strutture sanitarie pubbliche e private con una cassa malati: esempi di un tentativo di cambiare paradigma al sistema sanitario nazionale
• – Boas Erez
Le elezioni in El Salvador confermano la leadership del discusso e discutibile presidente Najib Bukele, artefice di un progetto autoritario visto con favore da altri paesi dell’America latina e di una politica economica votata alla criptovaluta, che ha portato anche ad un accordo ufficiale con la città di Lugano
• – Gianni Beretta
L'esperienza de "La Straordinaria" e la Carta della Gerra, presentate questa mattina a Lugano, non sono solo un progetto concreto per dare alla città e al cantone una vita culturale più ricca, ma anche l'indicazione di una nuova e quanto mai necessaria strada nell'azione politica
• – Mario Conforti
Sarebbe da ricordare che nella storia del Novecento le svolte autoritarie sono sempre state precedute da politiche austeritarie, nel nome dell’abbattimento del debito pubblico attraverso la riduzione della spesa dello Stato e la riduzione dei salari, ed oggi ci siamo dentro in pieno, con un aumento di divario fra ricchi e poveri
• – Spartaco Greppi e Christian Marazzi
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• – Franco Cavani
Sul diffuso esercizio di cambiar opinione o bandiera a seconda della convenienza personale
Sfuggivano all’infamia i povericristi, i disagiati che per i partiti storici costituivano il bacino dei voti “mercantabili” a cui attingere in cambio di qualche franchetto. Ancora nel 1948, il procuratore Gallacchi confessava che “il debituccio da saldare presso l’oste o il pizzicagnolo” costituivano un ottimo argomento per guadagnare qualche voto e la piccola distribuzione di qualche moneta rappresentava il lato pittoresco della faccenda.
Era questa la versione rudimentale del voto di scambio (oggi non in disuso ma assai più raffinato: il 75% dei funzionari pubblici di vertice, ci suggerisce un’inchiesta di alcuni anni fa, occupa il posto grazie a tempestiva “raccomandazione” e il merito è calcolato in funzione della colorazione del candidato)
Già ne scrissi anni fa e mi ci soffermo con tono garbatamente scherzoso e sommessamente semiserio, ma non troppo perché l’esito finale non è necessariamente dei migliori. Come disse Ennio Flaiano (cito a senso): “troppa gente è piena soltanto di ambizione e troppi incapaci debbono affermarsi e ci riescono!” Abbondano le conferme.
Perché riesumo l’argomento? Scorrendo i giornali mi accorgo che in vista delle comunali sono in tanti a rivedere la loro collocazione partitica, in genere non perché folgorati sulla via di Damasco da nuove prospettive o improvvise conversioni ideali, ma più prosaicamente, così a me pare, perché se il seggio mi sfugge qui, mi sposto un po’ più in là.
In questi mesi sono discretamente numerosi i cambi di casacca: qualcuno passa al partito contiguo che gli dà ospitalità, in altri casi con acrobatica destrezza si transita da sinistra a destra senza batter ciglio. Non è necessario giustificarsi perché, in quella che qualcuno ha definito “la democrazia del pubblico”, a contare sono le persone e non i partiti. I partiti sono sullo sfondo, gusci vuoti o quasi che un po’ si assomigliano l’un l’altro, con idee sbiadite e confuse sul futuro; più che ad affinare le idee sono impegnati a gestire le risorse dello Stato e ad occupare diligentemente gli scranni.
Una precisazione: oggi l’elettorato è liquido, volubile, di opinione, si orienta in base a umori e emozioni e il concetto di voltamarsina non è più applicabile. La coerenza e la fedeltà agli ideali è un vecchio ricordo: non è più l’idea a forgiare il politico ma piuttosto è il politico che modella gli ideali e li adatta come la plastilina a seconda della convenienza. Ci sono le eccezioni, ma non abbondano.
Insomma, oggi siamo al “candidato-flipper” che, come la pallina del glorioso gioco di novecentesca memoria, schizza con destrezza da un posto all’altro alla ricerca non tanto delle idee giuste quanto della convenienza personale.
Chi sta subendo fughe repentine è soprattutto il Partito Liberale e il polo di attrazione è il populismo di destra di cui l’Udc è la massima espressione. Una sorta di acchiappamosche, l’Udc, che attrae irresistibilmente con argomenti appiccicosi chi è arrabbiato e cerca miglior sorte. Il “politico-flipper” è in definitiva un sottoprodotto della personalizzazione della politica.
Pialuisa Bianco, in un suo volumetto di qualche tempo fa (“Elogio del Voltagabbana”, Marsilio, Venezia, 2001), difende chi cambia opinione perché – dice – è uno dei pilastri delle società democratiche. Capisco e concordo, ma è lecito il sospetto che l’“effetto flipper”, messo in moto da molti candidati, sia dovuto non tanto ad aneliti ideali e a raffinate strategie politiche per perseguire il bene comune, quanto piuttosto al desiderio di restare a galla. Fa stato il manuale di Claudio Sabelli Fioretti (“Voltagabbana”, Marsilio, Venezia, 2004) che informa i politici sulla tecnica di “galleggiare come un sughero”. Mi pare un esercizio piuttosto diffuso.
Articolo pubblicato da laRegione
Nell’immagine: Jan Fabre, “Self portrait” (2008)
Un ampio comunicato del SOA Il Molino si esprime sulla vicenda della tentata conferenza di Massagno