Volere è potere, e il potere è violenza
“Dalle 9 alle 6”, il nuovo romanzo di Davide Staffiero
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“Dalle 9 alle 6”, il nuovo romanzo di Davide Staffiero
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“Dalle 9 alle 6”, il nuovo romanzo di Davide Staffiero
In “Dalle 9 alle 6”, seguiamo pochi mesi di “apprendistato” di Alex Magni dentro la macchina stritolante di una grande compagnia finanziaria e delle sue ferree regole aziendali, tutte votate al massimo profitto, fortemente gerarchizzate, inesorabilmente portate a chiedere ad ogni collaboratore la totale dedizione ed identificazione, da mostrare in ogni momento al superiore, a qualsiasi costo.
In quell’open space non per caso chiamato “Colosseo”, i collaboratori sono chiamati in definitiva a dar costante prova non solo delle loro competenze nel campo finanziario, fra quotazioni borsistiche, bilanci e investimenti, ma soprattutto della loro totale “affidabilità”, il che significa dedizione incondizionata e disponibilità a raggiungere gli obiettivi letteralmente ad ogni costo, senza guardare in faccia a nessuno, nella totale diffidenza verso qualsiasi collega, che del resto si fa subito rivale, avversario, su cui prevalere, a tutti i livelli, compreso quello dello scontro fisico.
Il Colosseo, fatto di miriadi di piccoli “loculi”, appare così proprio un’arena di scontro totale sotto gli occhi compiaciuti di “capi”, di direttori che promuovono questo scontro in ogni circostanza, per poi goderne come gli antichi imperatori romani, con cinica indifferenza.
Staffiero racconta questa vicenda con un linguaggio crudo fortemente mutuato da un certo cinema e da numerosi serial televisivi, in cui primeggiano ormai da alcuni anni i generi thriller e horror, nelle loro più diverse declinazioni. Da bravo critico cinematografico e, da qualche anno, programmatore della fiction televisiva della RSI, Staffiero conosce bene quel mondo, ne adotta i meccanismi narrativi, gli eccessi, le atmosfere, non risparmiando veri e propri specifici riferimenti a personaggi come Ivan Drago (quello dell’”Io sti spiezzo” di “Rocky IV”) o degli attori protagonisti di film al limite del trash, quali Steven Segal o l’iperbolico Chuck Norris.
E come in non pochi casi di quel genere di film, anche nella narrazione di Staffiero, non mancano i momenti di ironia, che si esprime nel linguaggio e in situazioni che sfiorano ( o superano) il paradossale, in bagni di sangue (finto?) da ring di wrestling.
Alex Magni deve fare di tutto per superare l’esame di ammissione previsto dopo tre mesi di praticantato. In quei tre mesi sperimenta (a suo rischio e pericolo e a suo danno) tutto quanto di cruento possa capitare a chi voglia “far carriera” dentro il palazzone della compagnia, nel ring (o nell’anfiteatro) dell’open space rinominato Colosseo.
Costruito come un “thriller psicologico”, (ma potremmo anche dargli una delle diverse definizioni che troviamo nelle descrizioni delle serie di Netflix , da crime a mistery, con le sottospecie di angosciante, morboso, ossessionante, disturbante ecc.), “Dalle 9 alle 6” (che non è altro che il presunto orario d’inizio e di fine lavoro) è un libro che certamente può finire catalogato fra i prodotti di “intrattenimento letterario”, proprio come la produzione cinematografica e televisiva di cui è debitore e da cui trae non pochi spunti, sia propriamente narrativi che linguistici.
Poi sappiamo bene (e l’avvento ed il successo anche in libreria della grande “giallistica” ce lo insegnano) che la letteratura “di genere” sa essere anche di qualità, specie se capace di raccontarci la parte buia, notturna, atroce e cruenta della realtà che ci circonda, magari meglio o di più di quanto non sappia fare la cosiddetta “letteratura alta”.
In definitiva la questione cruciale finisce sempre per risiedere nella forza consapevole e innovativa della scrittura: Davide Staffiero prova, come detto, apertamente e palesemente a portare dentro le pagine del suo libro una lingua “cinematografica” costellando il racconto di riferimenti e citazioni ed adoperando diffusamente metafore e similitudini, forse non sempre in modo convincente, in verità, ma spesso sorprendente e riuscito.
E in fondo il libro stesso potrebbe acquisire un valore metaforico nel raccontare, a suo modo, di un viaggio iniziatico esistenziale dentro il mondo (degli affari e della finanza) di oggi. Un mondo fondato su un meccanismo perverso di ambizioni sfrenate e frustrate, di una ricchezza agognata che, in fondo, rimane e rimarrà in mano e sotto controllo solo ed esclusivamente di chi sta “ai piani alti”.
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