Yuja e Rach: la musica diventa evento
Quando un grande concerto di Rachmaninoff è eseguito dalla fantastica pianista cinese Yuja Wang
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Quando un grande concerto di Rachmaninoff è eseguito dalla fantastica pianista cinese Yuja Wang
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Quando un grande concerto di Rachmaninoff è eseguito dalla fantastica pianista cinese Yuja Wang
La sua è una carriera concertistica fatta di ormai più di venticinque anni di tournée, una carriera iniziata all’età di nove anni con una serata in Australia, dove pareva palesarsi come l’ennesimo “enfant prodige”, fenomeno acchiappa tenerezza per mamme e papà vagamente melomani destinato ad essere presto sostituito da qualche altra bambina dall’aspetto esotico, degno dì curiosità e poco più.
Invece Yuja Wang, da quel concerto in Australia ha iniziato un percorso inarrestabile (e francamente quasi incredibile) di crescente affermazione e popolarità che ne hanno fatto, all’età di vent’anni, l’astro nascente più sicuro della scena musicale internazionale.
A vent’anni fa, circa, risale il suo primo acclamato concerto zurighese alla Tonhalle, e da allora Yuja Wang ha suonato, con ritmi forsennati e agende fittissime, in tutti i più importanti teatri e le maggiori sale da concerto del pianeta. In Svizzera è regolarmente ospite del Festival di Verbier e delle stagioni del KKL di Lucerna.
La sua popolarità è ulteriormente cresciuta, col tempo, grazie alle conclamate e indiscutibili qualità tecniche delle sue esecuzioni sia in recital che in concerti con l’orchestra, che ne hanno fatto presto una nuova e potente “image de marque” della nota (e potentissima) casa discografica Deutsche Grammophon. Ma Yuja Wang ha progressivamente anche saputo giocare una carta a sorpresa, che ne ha fatto un fenomeno da “grand publique”: il suo vezzo per un abbigliamento sempre sorprendente, accattivante, a fasciare il suo metro e cinquantotto di statura in abiti luccicanti, con spacchi arditi o minigonne mozzafiato, il tutto sopra vertiginosi tacchi a spillo in una varietà di calzature che hanno cominciato ad incuriosire quasi e forse più delle sue interpretazioni.
E infatti non poca critica musicale togata, proprio per questo suo aspetto “glamour”, ha a lungo storto il naso, concedendole certamente le qualità tecniche indiscutibili ma qualificandola come una macchina musicale vestita di lustrini e paillette capace, tutt’al più, di “ fare spettacolo”. Insomma, e in poche parole, un significativo esempio dei tempi che corrono, tutta immagine e poca sostanza.
Ma il fatto è che Yuja Wang, anche in questi ultimi anni (oggi ne ha trentasei) ha saputo bellamente infischiarsene di tutto e di tutti i paludati giudizi del mondo musicale rigorosamente ancorato ai criteri della tradizione, e fare semplicemente quel che le riesce meglio (e oggi forse meglio di chiunque): eseguire i grandi capolavori del repertorio concertistico mondiale, con una sorprendente nuova sensibilità e raffinatezza che permettono anche all’appassionato di scoprire o riscoprire brani meravigliosi in una veste capace di coniugare lettura filologica e attualizzazione. La sua tecnica, quasi miracolosa, le consente di affinare nella quantità di concerti che dà ogni anno, le pagine che più ama fino a cambiarne il tipo di interpretazione, abbandonando l’ovvietà spettacolare, la battuta forte sui tasti nei momenti dove chiunque suona così, per fornire una lettura più intima, davvero inaspettata, anche delle parti di un concerto che inducono al totale trasporto emotivo.
Ne è stato un palese esempio, proprio a Zurigo, la sua esecuzione di quel capolavoro pianistico che è il concerto numero 2 per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninoff, pianista e compositore russo di cui ricorreva proprio il 29 marzo il 150 anniversario della nascita e che quest’anno viene onorato e ricordato un po’ da tutte le più importanti sedi musicali del mondo.
Si tratta di un autore che Yuja Wang ama talmente tanto, da avergli recentemente dedicato una serata storica, da Guinness dei primati: alla Carnegie Hall di New York, lo scorso 29 gennaio, in circa tre ore di programma, ha eseguito tutti e cinque i concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninoff in una vera e propria impresa (anche atletica) che non ha pari nella storia.
Una semplice e rapida scorribanda in You tube, fra i tanti documenti filmati dei concerti di Yuja Wang, permette di verificare le occasioni in cui, nel tempo, ha eseguito il concerto numero 2 (fra i suoi prediletti) e di come abbia di recente lavorato nel “levare”, nello “smorzare” i possibili eccessi spettacolari (di una partitura di per sé piena di pathos e di passaggi di assoluta difficoltà interpretativa), per collocare la parte solistica in maniera coerente dentro il contesto della parte orchestrale.
Ecco, un fenomeno, Yuja Wang, oggi lo è davvero a tutti gli effetti, e in senso assolutamente positivo, quello che ne fa meritatamente un’esecutrice straordinaria non solo per la tecnica acrobatica, ma anche per finezza interpretativa: certo, anche a Zurigo, con l’Orchestra della Tonhalle diretta da Paavo Järvi, secondo il suo abituale costume, si è presentata in abito attillato e cortissimo, collant neri e scarpe come trampoli. Ma la sua versione del “Rach 2”, per dirla in gergo, è la vetta assoluta. Ed il successo zurighese, straripante, con tanto di standing ovation, è stato più che meritato. Oggi Yuja Wang è semplicemente la migliore, con o senza tacchi.
Una doverosa segnalazione la merita la diffusione, proprio domani, domenica 2 aprile, alle 10.30,nella rubrica settimanale “Paganini” di RSI LA1, del documentario “Senar – Le verdi estati di Rachmaninoff” realizzato da Roberta Pedrini e dedicato in particolare ai cinque anni trascorsi dal grande compositore russo nella sua villa in riva al Lago dei Quattro Cantoni.
Yuja Wang: Rachmaninov Piano Concerto No. 2 in C minor Op. 18, London Synphony Orchestra, Michael Tilson Thomas
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