Vaccini e principio di precauzione

Un nuovo capitolo nelle disavventure di AstraZeneca: la Germania ne sospende l’uso per gli under 60


Riccardo Fanciola
Riccardo Fanciola
Vaccini e principio di precauzione

In Ticino la campagna di vaccinazioni accelera: da lunedì, e quindi con un paio di settimane di anticipo, sul sito del Cantone si possono registrare anche gli over 65. Io l’ho fatto immediatamente. I vaccini sono infatti la principale speranza che abbiamo nella lotta alla pandemia, visto come vanno le cose: contagi in aumento, test in ritardo e vacanze pasquali in prospettiva.

L’ho fatto senza esitazioni tanto più che In Svizzera i due vaccini attualmente utilizzati, Pfizer BioNTech e Moderna, sono entrambi molto efficaci e molto sicuri (questi gli ultimi dati e qui una spiegazione su come funzionano).

Che i vaccini siano cruciali lo confermano le polemiche suscitate due settimane fa dalla decisione di diversi paesi di sospendere l’utilizzazione dell’altro vaccino sul quale la Svizzera ha investito, quello di AstraZeneca (che in futuro si chiamerà Vaxzevria).

C’è chi se l’è presa con il principio di precauzione, ormai diventato tavola di legge non appena si affaccia l’ipotesi di un rischio. Ed è comprensibile, se si pensa che da una parte c’erano poche decine di casi di trombosi – una quindicina dei quali con esito fatale – e dall’altra gli oltre tremila morti che quotidianamente si registrano in Europa a causa del Covid19.

Rallentare le vaccinazioni – seppure soltanto per qualche giorno – di certo è costato delle vite. Ma le ultime notizie confermano che sul vaccino di Astra Zeneca qualche preoccupazione si giustifica. Ieri, la Germania ha deciso di sospenderne la somministrazione tra chi ha meno di sessant’anni perché, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Paul-Ehrlich-Institut, su 2,7 milioni di vaccinazioni si sono registrati 31 casi di trombosi venose cerebrali, 19 dei quali molto rari, che hanno causato nove decessi (qui i dati, pubblicati in un tweet dal giornalista scientifico tedesco Kai Kupferschmidt). Pochi, ma decisamente più frequenti di quelli attesi, soprattutto fra donne (29 dei 31 casi) relativamente giovani (la più anziana aveva 63 anni). Da qui la decisione: come annota Leif Erik Sander, uno specialista dell’ospedale universitario la Charité di Berlino, il rischio individuale è minimo (poco più di 1 su 100 mila), ma meglio non correre rischi considerata la gravità degli effetti collaterali e la possibilità di usare altri vaccini.

Decisione saggia, secondo me, anche se tra i casi di trombosi e le vaccinazioni nessun nesso di causa-effetto ha potuto essere fin qui stabilito: perché in gioco vi è anche l’atteggiamento della popolazione nei confronti dei vaccini che, pur essendo la più grande “success story” della storia della medicina, oggi sono guardati con sospetto da una consistente minoranza, influenzata dalla propaganda dei novax.

Per AstraZeneca, vaccino che in Svizzera non è ancora stato omologato, invece è un altro inciampo. E non è il primo, come ricorda questo articolo di Slate France. Brutta cosa per il vaccino più atteso perché facile da somministrare.

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