Abbiamo applaudito gli infermieri, ci siamo dimenticati dei banchieri

Dove sta la vergogna da cancellare?


Silvano Toppi
Silvano Toppi
Abbiamo applaudito gli infermieri, ci siamo...

In due scrivono un libro, prefato da un filosofo, per dirci che “Ora il XXI secolo può veramente cominciare!” (Cristina Peicuti, Jacques Beyssade: “Maintenant, le XXI siècle peut vraiment commencer!“). Ti vedi la svolta, ti aspetti speranze, meraviglie, qualche certezza.

Affiora invece una sola intenzione: riparare un’ingiustizia. E quale sarebbe? Emerge da un’amara constatazione: l’opinione pubblica ha lodato (applaudito) il personale medico, infermieristico, per quanto ha fatto per la salute, con dedizione, impegno e sacrifici, durante la pandemia del Covid, ma ha completamente ignorato i banchieri che si son dati da fare anch’essi per la salute, quella delle imprese. E non è neppure una novità: questo darsi da fare dei banchieri per quest’altra salute, che conta pure per tutti, è iscritta nei loro geni, nella loro immunità naturale che scatta subito, dai tempi della grande depressione (crisi anni Trenta), via via discendendo, sino alla grave crisi dei “subprime” (ma non fu provocata da loro per eccesso di avidità?), sino a quella attuale pandemica, dove sono ancora generosi protagonisti.

Si rileva e dimostra infatti che a partire dal secondo trimestre del 2020 le banche hanno sostenuto l’economia reale rinviando scadenze e promovendo crediti vari alle imprese e ai privati. Esponendosi a nuovi rischi ed accettando pure una regolamentazione più invasiva, esse hanno dimostrato grande resilienza (parola magica), capacità di adattamento, prova di solidarietà finanziaria. Consolidando anche la loro redditività, si deve ammetterlo. Dalla crisi pandemica è emersa una loro maggiore sensibilità alla protezione della salute e dell’ambiente. Tanto avranno ora un ruolo determinante nel finanziamento dell’economia verde e solidale.

Al di là di tutto ciò che si può pensare di questa sorta di santificazione bancaria, ci sono due considerazioni che lasciano di stucco: l’una perché non c’è, l’altra perché è indecente.

Quella che manca è la parte avuta dallo Stato nel fornire montagne di soldi e di garanzie alle banche. Le garanzie sono quelle che il denaro pubblico, a sua volta, deve richiedere, ma che le banche considerano “regolamentazione invasiva”: i non pochi casi di malversazione comunque capitati dimostrano che la regolamentazione imposta era dovuta ma blanda, con il pretesto della prontezza dell’intervento e dell’anti-burocrazia. Se quindi c’è un doveroso grazie, è forse sempre da un’altra parte che bisogna dapprima guardare; se c’è stato un rischio, è quasi solo ancora dalla parte statale, che c’è stato, mentre dall’altra non si può negare che son fioriti affari, bilanci e dividendi.

Quella che appare indecente ha doppia natura. Da un lato perché si approfitta dei ringraziamenti dovuti (ma mancati) per tradurli subito nella ormai classica richiesta bancaria: meno regole, anzi, maggior deregolamentazione, sgravi fiscali (per…l’economia reale, ovviamente). D’altro lato perché sale la vergogna sia per l’accoppiamento tra la “salute” umana e quella economica-bancaria, sia per quel contro-progetto che Consiglio federale e Parlamento si son sentiti in dovere di opporre all’iniziativa per cure infermieristiche forti dell’Associazione svizzera infermiere e infermieri.

Vergogna che in votazione popolare, accettando solo l’iniziativa, siamo ancora in tempo a cancellare.

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