Paolo Pietrangeli, morto il cantautore romano celebre per “Contessa”
Cantiamola ancora una volta, dai
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Cantiamola ancora una volta, dai
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Cantiamola ancora una volta, dai
Da “Il Messaggero”
«Compagni dai campi e dalle officine prendete la falce, portate il martello, scendete giù in piazza, picchiate con quello, scendete giù in piazza affossate il sistema».
È il ritornello di «Contessa», uno degli inni del ’68, senza dubbio il brano più famoso del repertorio di Paolo Pietrangeli, morto oggi a 76 anni a causa di una lunga malattia che già gli aveva impedito quest’anno di ritirare il premio Tenco, giusto riconoscimento alla sua opera di cantautore molto più ricca di «Contessa» o «Valle Giulia». Pietrangeli è stato un personaggio sicuramente insolito: figlio del regista Antonio e di Margherita Ferrone, negli anni ’60 comincia a dedicarsi alla canzone popolare ed entra nel Nuovo Canzoniere Italiano: si ritrova così a pubblicare per I Dischi del Sole, a diretto contatto con Giovanna Marini (che sarà la seconda voce di «Contessa»), Ivan Della Mea, Michele Straniero, Fausto Amodei.
La sua caratteristica, al di là delle regole della canzone d’autore d’origine popolare, soprattutto dal vivo era la travolgente ironia e la capacità affabulatrice: l’apice dei suoi concerti, era la composizione istantanea di testi elaborati attorno a una parola chiesta al pubblico. Prima di dedicarsi alla regia televisiva lavorando al «Costanzo Show» e poi con Maria De Filippi ad «Amici» e «C’è posta per te», aveva fatto una gavetta d’alto livello come aiuto di Visconti in «Morte a Venezia» e Fellini in «Roma» e poi di Paul Morrissey in due film ispirati ad Andy Warhol, «Flesh for Frankstein» e «Blood for Dracula». Come regista ha firmato «Bianco e nero» nel 1974, un documentario sul neo fascismo e le sue collusioni con i Servizi deviati e nel 1977 «Porci con le ali», adattamento del best seller di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice, ripudiato dagli autori del libro ma comunque colpito dall’implacabile censura del tempo.
Insieme a Wilma Labate e Roberto Giannarelli nel 2001 ha diretto «Genova. Per noi», documentario sulle violenze legate alle manifestazioni nelle giornate del G8. Il suo ultimo disco, registrato insieme a Rita Marcotulli, è del 2015. Nella sua biografia ci sono vari tentativi falliti di entrare in Parlamento: nel 1996 con Rifondazione Comunista, nel 2001 per un seggio al Senato, nel 2018 con Sinistra Ecologia Libertà. In una recente intervista si era definito comunista e aveva dichiarato di essere ben felice di venire ricordato per «Contessa» aggiungendo con un certo orgoglio di averla sentita cantare dai giovanissimi in piazza.
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