Cure infermieristiche, ci vuole un “sì” convinto
Necessità di sopperire alla forte mancanza di personale, un lavoro stressante e salari troppo bassi anche per la media europea: perché il 28 novembre va approvata l’iniziativa
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Necessità di sopperire alla forte mancanza di personale, un lavoro stressante e salari troppo bassi anche per la media europea: perché il 28 novembre va approvata l’iniziativa
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Necessità di sopperire alla forte mancanza di personale, un lavoro stressante e salari troppo bassi anche per la media europea: perché il 28 novembre va approvata l’iniziativa
In Svizzera attualmente mancano circa 11.500 infermiere/i per altrettanti posti di lavoro. Si prevede che al più tardi tra 10-15 anni la cifra salirà a 40.000. Una situazione che rischia di diventare drammatica.
Durante la pandemia abbiamo avuto la fortuna di poter disporre di personale infermieristico frontaliero. Sappiamo bene che i paesi limitrofi avrebbero potuto precettare questo personale. Non l’hanno fatto, per fortuna. Senza questo aiuto, il nostro sistema sanitario, comprese le case per anziani, sarebbe caduto in una profonda crisi.
L’Associazione svizzera infermiere e infermieri (ASI) ha perciò lanciato l’Iniziativa per Cure infermieristiche forti, alla quale Governo e Parlamento hanno opposto un Controprogetto. Saremo chiamati a votare il prossimo 28 novembre.
Il Controprogetto prevede in particolare di promuovere la formazione: la Confederazione metterebbe disposizione dei Cantoni 469 milioni di franchi, i Cantoni dovrebbero metterne altrettanti. Qui sta una prima debolezza: saranno infatti i Cantoni a decidere se partecipare e con quale contributo.
Inoltre il Controprogetto trascura altri punti fondamentali.
Le condizioni di lavoro sono diventate insostenibili: il carico di pazienti a per ogni infermiera è in continuo aumento, i turni sono stressanti e il numero di infermiere qualificate presenti sull’arco delle 24 ore in ogni unità di cura è troppo basso. Per questi motivi, quasi la metà di esse abbandona la professione già dopo 12-13 anni, ancora in giovane età, per esaurimento psicofisico (“burn out”).
Diverse ricerche hanno dimostrato che il minor numero e la minore qualità della formazione del personale aumentano proporzionalmente gli eventi avversi, incidono sulla durata della degenza, sulla frequenza delle recidive e quindi delle riammissioni in ospedale e in particolare sulla mortalità.
Nel 2020 il Dr. Michael Simon dell’Università di Basilea e il Prof. Michael Gerfin dell’Università di Berna hanno condotto uno studio su 143 ospedali e su oltre 1,2 milioni di pazienti. Hanno dimostrato che un numero adeguato di personale ben formato può evitare 243 morti all’anno, ridurre le complicazioni, fra cui i decubiti, limitare le riammissioni e favorire un risparmio, fino a circa 1,5 miliardi di franchi all’anno, con una ovvia potenziale ricaduta positiva sui premi delle casse malati.
Anche il salario delle infermiere è largamente insufficiente. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) ha messo a confronto lo standard di vita dei vari paesi con il salario del personale infermieristico. La Svizzera figura solo al 35. posto. Uno scandalo per uno dei paesi più ricchi del mondo.
Non basta quindi investire di più nella formazione, come propone il Controprogetto, ma bisogna migliorare le condizioni di lavoro, in particolare prevedere un numero massimo di pazienti per personale infermieristico qualificato per turno e per reparto, e inoltre aumentare le retribuzioni.
Per questi motivi bisogna sostenere convintamente l’Iniziativa per cure infermieristiche forti, votando SI.
Pubblicato da La Regione
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