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Fedez e speranza
Naufragi

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Enrico Lombardi
Enrico Lombardi
Fedez e speranza
• 3 Maggio 2021 – Enrico Lombardi
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«Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno” (Giovanni De Paoli, Consigliere regionale Lega Liguria)

“Che i gay inizino a comportarsi come le persone normali” (Alessandro Rinaldi, Consigliere per la Lega,Reggio Emilia)

“I gay sono vittime delle aberrazioni della natura” (Luca Lepore e Massimiliano Bastoni, (Consiglieri, comunale e regionale, Lega a Milano)

“I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie” (Alberto Zenger, Consigliere comunale Lega Nord a Verona)

Sono dichiarazioni pubbliche di pubblici rappresentanti politici italiani citate ieri sera dal rapper Fedez durante la sua esibizione, diventata subito una “bomba”, al concertone del Primo Maggio, esplicitamente voluto dai sindacati italiani per scandire la speranza in una ripresa, la riapertura del mondo del lavoro in tutti gli ambiti, anche quello artistico e musicale.

Come ogni anno, per tradizione, un appuntamento musicale dal chiaro marchio politico, con musicisti “impegnati e possibilmente di sinistra” in cui è spiccato naturalmente il rapper influencer, che in verità, per molti, non è né rapper, né influencer (né di sinistra), ma ha un enorme seguito via social grazie alla sua compagna Chiara Ferragni, che lei sì, influencer lo è (di cosa, non importa), con milioni e milioni di followers.

E Fedez ha usato bene i minuti a sua disposizione con un intervento molto ben congegnato nel voler sostenere un Disegno di legge presentato da un deputato PD (Alessandro Zan) contro ogni tipo di discriminazione “omotransfobica”.

Ha iniziato dicendo che la RAI (coproduttrice dell’evento da sempre) voleva impedirgli di parlare esplicitamente, chiedendogli di togliere parti di testo; poi, entrando nel merito del Ddl, ha, appunto, evocato la serie di dichiarazioni leghiste, ricordando come sia proprio un senatore leghista, Andrea Ostellari, Presidente della Commissione Giustizia alla Camera, a bloccare l’accettazione dello stesso Ddl in nome di di non si sa che, e in virtù, secondo Fedez, delle sue manie di protagonismo.

Poi, con un bel coup de théâtre degno di Dario Fo (anche per la valenza tragicomica), ha aggiunto che tutto è fermo al Senato perché, stando ad Ostellari, ci sono altre priorità, che sarebbero:

“Etichettatura del vino, la riorganizzazione del CONI (il Comitato Olimpico italiano), l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano, il reintegro del vitalizio dell’ex-senatore Formigoni”.

Bel colpo ad effetto, non c’è che dire. E poi il gran finale, indirizzato al mondo cattolico che si interroga sul Ddl Zan, a cui Fedez ricorda che il Vaticano ha investito milioni nella produzione di un farmaco che in sostanza è la “pillola del giorno dopo”: ad Ostellari ed amici o sodali politici, manda perciò l’invito, prima di attaccare i “nemici”, a guardare bene in casa propria.

Ovazione del pubblico. Un discorso costruito bene, “parole di sinistra” (per dirla con Nanni Moretti) come non se ne sentivano da un po’ (per triste ironia è arrivato anche il plauso di Letta), un messaggio duro, chiaro, inequivocabile, nella sede giusta. (vedi Youtube)

Eppure, in poche ore tutto è diventato un teatrino dei più classici in cui ognuno ha detto la sua ed ha inveito un po’ qua e un po’ là:

  • la RAI smentisce di aver mai avuto l’intenzione di interferire e censurare;
  • Fedez replica via social pubblicando la registrazione fatta in casa sua, fra drappeggi e soffitti stuccati (ma di sinistra), della sua telefonata con alcuni dirigenti RAI che gli chiedono di “stare dentro il sistema”(come se non lo fosse), di non fare nomi, di stare sul vago;
  • la RAI smentisce la replica, ma un dirigente dichiara che sarà fatta chiarezza;
  • alcuni parlamentari cominciano a chiedere le dimissioni dei dirigenti di RAI3, che si giustificano e si scusano, ma “non era colpa loro”;
  • Dal fronte leghista arrivano segnali fra l’imbarazzato e l’imbarazzante: il senatore Pillon definisce l’esternazione di Fedez un “comizio politico senza contradditorio” (ma quando mai, anche lo fosse stato, un comizio è con contradditorio?); Salvini, pacioso, invita Fedez a prendere un caffè per parlarsi;
  • I gruppi organizzati Arcigay approvano che Fedez abbia favorito la loro causa, ma, qua e là, sottolineano che il sedicente rapper e influencer ne abbia fatto uso per i propri interessi;
  • AurelioMancuso, presidente di Equality Italiagià presidente dell’Arcigay, dice: «Il monologo di Fedez è stato di autopromozione, troppo tranciante. Ovviamente anche condivisibile ma la polarizzazione della legge non fa bene alla legge stessa. Il ddl deve essere approvato in Senato non sul profilo Instagram di Fedez.”
  • Come non bastasse diverse parlamentari donne intervengono unite anch’esse per dire che il Ddl Zan, che intende contrastare ogni discriminazione e violenza “per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” classifica impropriamente le donne accanto alle altre categorie in questione;

E dal nostro microscopico osservatorio poco fuori frontiera vien da chiedersi: ma perché, ancora una volta, tutto si trasforma in caciara? Anzi, ancora una volta si nota che più ci sono di mezzo i social, più ogni questione si estremizza in contrapposizioni che, alla fine, non fanno davvero più capire niente.

Beh, no, forse una cosa la si è capita: anche Fedez, improprio rapper, improprio influencer ed improprio leader, dovrà capire come stanno le cose nella casa della sinistra in cui si è autoinvitato.

E la sinistra vorrà pur chiedersi, non solo che ne sarà del Ddl Zan, ma anche come imparare a non scomparire nell’ombra dei like di un sedicente rapper influencer.






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