Abbiamo applaudito gli infermieri, ci siamo dimenticati dei banchieri
Dove sta la vergogna da cancellare?
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Dove sta la vergogna da cancellare?
• – Silvano Toppi
Necessità di sopperire alla forte mancanza di personale, un lavoro stressante e salari troppo bassi anche per la media europea: perché il 28 novembre va approvata l’iniziativa
• – Giorgio Noseda
Cronaca politica ticinese, fra litigi, accuse incrociate e silenzi conniventi
• – Enrico Lombardi
Simonetta Sommaruga 'molto delusa' per il mancato accordo sull'eliminazione del carbone alla conferenza sul clima: ma intanto la Confederazione è uno dei principali poli operativi dell'industria carbonifera
• – Federico Franchini
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• – Olmo Cerri
Cantiamola ancora una volta, dai
• – Redazione
Incontro pubblico con Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, venerdì 26 novembre ore 18.00 al Palazzo dei Congressi di Lugano
• – Redazione
Cosa pensano del megalomane e costoso PSE i quartieri aggregati – la vera periferia della città – già insofferenti e che spesso si sentono trascurati?
• – Sergio Roic
Chi succhia la caramella?
• – Franco Cavani
Blando, dalla Treccani: Temperato, mite, dolce: il notturno zeffiro Blando sui flutti spira (Foscolo); una blanda punizione; maniere blande; fuoco blando, luce blanda; un purgante...
• – Pepita Vera Conforti
Dove sta la vergogna da cancellare?
Affiora invece una sola intenzione: riparare un’ingiustizia. E quale sarebbe? Emerge da un’amara constatazione: l’opinione pubblica ha lodato (applaudito) il personale medico, infermieristico, per quanto ha fatto per la salute, con dedizione, impegno e sacrifici, durante la pandemia del Covid, ma ha completamente ignorato i banchieri che si son dati da fare anch’essi per la salute, quella delle imprese. E non è neppure una novità: questo darsi da fare dei banchieri per quest’altra salute, che conta pure per tutti, è iscritta nei loro geni, nella loro immunità naturale che scatta subito, dai tempi della grande depressione (crisi anni Trenta), via via discendendo, sino alla grave crisi dei “subprime” (ma non fu provocata da loro per eccesso di avidità?), sino a quella attuale pandemica, dove sono ancora generosi protagonisti.
Si rileva e dimostra infatti che a partire dal secondo trimestre del 2020 le banche hanno sostenuto l’economia reale rinviando scadenze e promovendo crediti vari alle imprese e ai privati. Esponendosi a nuovi rischi ed accettando pure una regolamentazione più invasiva, esse hanno dimostrato grande resilienza (parola magica), capacità di adattamento, prova di solidarietà finanziaria. Consolidando anche la loro redditività, si deve ammetterlo. Dalla crisi pandemica è emersa una loro maggiore sensibilità alla protezione della salute e dell’ambiente. Tanto avranno ora un ruolo determinante nel finanziamento dell’economia verde e solidale.
Al di là di tutto ciò che si può pensare di questa sorta di santificazione bancaria, ci sono due considerazioni che lasciano di stucco: l’una perché non c’è, l’altra perché è indecente.
Quella che manca è la parte avuta dallo Stato nel fornire montagne di soldi e di garanzie alle banche. Le garanzie sono quelle che il denaro pubblico, a sua volta, deve richiedere, ma che le banche considerano “regolamentazione invasiva”: i non pochi casi di malversazione comunque capitati dimostrano che la regolamentazione imposta era dovuta ma blanda, con il pretesto della prontezza dell’intervento e dell’anti-burocrazia. Se quindi c’è un doveroso grazie, è forse sempre da un’altra parte che bisogna dapprima guardare; se c’è stato un rischio, è quasi solo ancora dalla parte statale, che c’è stato, mentre dall’altra non si può negare che son fioriti affari, bilanci e dividendi.
Quella che appare indecente ha doppia natura. Da un lato perché si approfitta dei ringraziamenti dovuti (ma mancati) per tradurli subito nella ormai classica richiesta bancaria: meno regole, anzi, maggior deregolamentazione, sgravi fiscali (per…l’economia reale, ovviamente). D’altro lato perché sale la vergogna sia per l’accoppiamento tra la “salute” umana e quella economica-bancaria, sia per quel contro-progetto che Consiglio federale e Parlamento si son sentiti in dovere di opporre all’iniziativa per cure infermieristiche forti dell’Associazione svizzera infermiere e infermieri.
Vergogna che in votazione popolare, accettando solo l’iniziativa, siamo ancora in tempo a cancellare.
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