“Adéss Basta!” lo diciamo noi
Riflessioni e qualche proposta di Bruno Brughera dopo la serata di dibattito all’USI
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Riflessioni e qualche proposta di Bruno Brughera dopo la serata di dibattito all’USI
• – Redazione
• – Franco Cavani
Un dramma politico e umano. Pechino aggredisce e sta cancellando ogni forma di opposizione e dissenso
• – Loretta Dalpozzo
La vicenda del FC cittadino ricorda la storia vera del finto capo indiano che truffò il Ticino, terra di "conquista"
• – Libano Zanolari
Presto potrebbe diventare la più diffusa ma il numero dei casi è contenuto visto che, nonostante le aperture, i contagi calano
• – Riccardo Fanciola
Tutta la serata speciale organizzata da Naufraghi/e all’Aula Magna dell’USI di Lugano per discutere di autogestione e democrazia
• – Redazione
Audizioni in Procura dei municipali di Lugano, a quasi un mese dai fatti
• – Marco Züblin
Per la prima volta, sulla legge anti-omofobia la Chiesa interviene sul piano statale sostenendo che ‘si viola il Concordato’
• – Aldo Sofia
il Vaticano sostiene che venga violato il concordato Italia-Vaticano
• – Franco Cavani
All’Europeo e a casa nostra più che di calcio si parla d’altro
• – Enrico Lombardi
Riflessioni e qualche proposta di Bruno Brughera dopo la serata di dibattito all’USI
La serata organizzata da “Naufraghi/e” all’USI con la proiezione del documentario “La spia e gli aanarchici” di Felice Zenoni, è stata davvero interessante e diversa dai soliti dibattiti, soprattutto per i punti di vista e per le suggestioni che sono emerse.
Di notevole impatto sono apparsi gli interventi di Christian Marazzi, che nell’analizzare l’attuale situazione dell’autogestione a Lugano, dopo la demolizione dell’ex-Macello, ha puntato il dito in particolare su un decennio di politica cantonale, oltre che comunale, che con la direzione al Dipartimento delle Istituzioni di Norman Gobbi, ha assunto progressivamente e decisamente connotati repressivi evidenti.
L’attuale situazione, insomma, è figlia di anni in cui i più deboli – migranti, stranieri e lavoratori in cerca di permessi, sono stati progressivamente individuati come “nemici” e sono stati messi all’angolo dalle pratiche volute e applicate in particolare dal Dipartimento di Gobbi.
Le parole d’ordine di leghisti e Udc e la complicità di parte di correnti interne ai partiti borghesi, in nome di principi di facile appeal declamati ad ogni occasione con retorica populista, imperversano ormai in vari ambiti, ma soprattutto hanno davvero trasformato gli organi di polizia in un apparato al servizio di una politica xenofoba e razzista affermando, come ha detto nel suo intervento Pietro Martinelli, “la dittatura della maggioranza sui diritti delle minoranze”.
Nel contesto sociale e urbano delle “minoranze” si collocano evidentemente anche le diverse realtà cosiddette antagoniste, non solo rappresentate dal Molino, che da decenni portano avanti pratiche diverse di autogestione.
Allo stato attuale, dopo che la demolizione del Macello ha prodotto una serie di gravi ripercussioni sulle possibilità di dialogo fra le parti, soprattutto riguardo alla questione di una nuova sede per l’autogestione, va affermato con chiarezza che a segnare in maniera decisiva questa frattura, con la ferita inferta all’ex-Macello, è stata ed è l’arroganza dell’esecutivo luganese, che si è spinto ad un livello che ha ampiamente oltrepassato i termini della decenza.
A questo punto non si può porre la questione delle prospettive future come qualcosa che ha semplicemente a che vedere con una volontà di dialogo che parrebbe non sortire dall’autogestione e che ha invece nel Municipio un disponibilissimo interlocutore.
I fatti parlano chiaro, e dicono di un’autorità comunale e cantonale che con il proprio agire porta la piena responsabilità dell’attuale situazione di stallo.
Perché qualcosa si smuova, occorre che nel contesto di un’area che comprende forme diverse di adesione o solidarietà verso la totale legittimità delle pratiche antagoniste ci si guardi in faccia e si provi a coordinare delle azioni e una campagna di controinformazione, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per far pressione e per contrastare la deriva di uno stato ormai giunto al punto di cambiare le carte in tavola e far apparire la polizia come vittima dei più recenti eventi e “disordini”.
Se prima del 29 maggio ancora si poteva immaginare che un dibattito in proposito fosse possibili in termini di aperto e diretto confronto politico con l’autorità, oggi, dopo il vile e becero atto della demolizione con il seguito di comunicati, dichiarazioni e smentite, si pone la necessità di considerare nuove forme di “pressione”, una rinnovata unità d’intenti per una lotta di giustizia.
Il PS per primo, a mio avviso, deve chiarire al proprio interno se voglia continuare a mantenere il piede in due scarpe! La municipale socialista, da artefice è passata al ruolo di vittima, per poi riallinearsi alla collegialità dell’esecutivo. Ci saremmo aspettati un segnale forte da parte sua… e forse ancora sarebbe un segnale incoraggiante che il PS, con la propria municipale, elabori al proprio interno e in dialogo con altre forze progressiste, una diversa strategia politica, in nome della vera legalità e del riconoscimento concreto dei principi democratici, ampiamente calpestati dall’attuale Municipio luganese.
Si tratta insomma di affermare concretamente che questo momento storico, nella nostra realtà cittadina e regionale, ma non solo, mostra con tutta evidenza preoccupanti aspetti di autoritarismo e di repressione delle minoranze che vanno ben oltre il tema dell’autogestione e della sua ghettizzazione. È un tema che tocca l’organizzazione e il comportamento delle forze dell’ordine nonché tutto l’apparato del Dipartimento delle Istituzioni.
Senza dover necessariamente aspettare le conclusioni della magistratura, occorre far pressione per nuove regole di impegno politico concreto; attraverso specifici atti parlamentari, per esempio, si potrebbe dar vita ad una “controiniziativa” [rispetto a quella, intitolata “Adéss Basta!”, lanciata dall’UDC di Lugano – ndr] intitolata “’Adéss Basta!’ lo diciamo noi”, che in opposizione all’inaccettabile gestione politica e amministrativa della città, proponga la riedificazione dell’ex- macello per tornare a farne la sede di pratiche autogestite.
Le diverse espressioni della sinistra e dei Verdi, come è stato sottolineato opportunamente in chiusura di serata, dovrebbero, per una volta, mettere da parte rancori e personalismi per un’azione comune che dia un segnale chiaro e forte di cosa si deve intendere e si intenda per democrazia.
Bruno Brughera è portavoce dell’Associazione Idea Autogestione (AIDA)
Nella notte all’ex-Macello il Municipio promette e poi non mantiene. La polizia ha sgomberato con fermi e arresti
In formato podcast è ora disponibile la registrazione dell’incontro svoltosi lo scorso 19 maggio a Lugano sul tema dell’autogestione