Hong Kong, il lungo addio alla libertà
Un dramma politico e umano. Pechino aggredisce e sta cancellando ogni forma di opposizione e dissenso
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Un dramma politico e umano. Pechino aggredisce e sta cancellando ogni forma di opposizione e dissenso
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• – Libano Zanolari
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• – Riccardo Fanciola
Tutta la serata speciale organizzata da Naufraghi/e all’Aula Magna dell’USI di Lugano per discutere di autogestione e democrazia
• – Redazione
Audizioni in Procura dei municipali di Lugano, a quasi un mese dai fatti
• – Marco Züblin
Per la prima volta, sulla legge anti-omofobia la Chiesa interviene sul piano statale sostenendo che ‘si viola il Concordato’
• – Aldo Sofia
il Vaticano sostiene che venga violato il concordato Italia-Vaticano
• – Franco Cavani
All’Europeo e a casa nostra più che di calcio si parla d’altro
• – Enrico Lombardi
L'ex capo di stato maggiore André Blattman la pensa come quelli di "Svizzera senza esercito'
• – Daniele Piazza
Una serata speciale organizzata da Naufraghi/e all’Aula Magna dell’USI per discutere di autogestione e democrazia
• – Redazione
Un dramma politico e umano. Pechino aggredisce e sta cancellando ogni forma di opposizione e dissenso
Le emozioni, così come le vendite, sono salite alle stelle, in gesti altamente simbolici, che riflettono lo spirito dei cittadini di Hong Kong, decisi a lottare contro l’espansione del potere di Pechino sull’ex colonia Britannica, che si distingue con orgoglio dalla Cina continentale, proprio per le sue libertà, sempre più compromesse. Secondo l’indice della libertà di stampa, nel 2021 Hong Kong è scesa dal 54esimo posto, all’ottantesimo.
La chiusura del giornale posseduto dal magnate dell’editoria Jimmy Lai, in carcere per il suo ruolo nelle manifestazioni del 2019, non è una sorpresa, ma è vista come un’altra vittoria del partito comunista, che ha intensificato gli sforzi per mettere fine, con largo anticipo, alla formula un paese due sistemi, in vigore fino al 2047, secondo gli accordi stipulati nel 1984 tra Londra e Pechino, che garantivano ai cittadini di Hong Kong, diritti speciali per 50 anni, dopo il ritorno alla Cina.
Operativa dal 1995, la pubblicazione era una dei principali critici della leadership di Hong Kong e di quella cinese. Ma dopo numerosi arresti, perquisizioni e il congelamento dei beni legati alla società, la direzione ha deciso di cessare le attività per proteggere i dipendenti.
In Asia, il destino di Hong Kong è da anni un tema di discussione e di inquietudine, e gli sviluppi delle ultime settimane non fanno eccezione. C’è chi gioisce per la ritrovata “stabilità” della piazza finanziaria, dopo anni di disordini; c’è chi ricorda che Hong Kong è stata data per spacciata più volte: dopo il ritorno alla Cina nel 1997, durante la crisi finanziaria asiatica nel 1998, quella globale nel 2008 e ancora a causa della SARS tra il 2002 e il 2004, ma la città è sempre riuscita a riprendersi, rimanendo rilevante ed attrattiva.
Ci sono gli uomini d’affari, molti dei quali si erano uniti ai dimostranti nel 2019 contro la legge sull’estradizione, che si sono rassegnati all’idea di una Hong Kong diversa, ma pur sempre importante finanziariamente. C’è chi è sorpreso che Pechino abbia atteso fino ad ora per imporre il pugno di ferro. C’è poi chi enfatizza che sotto il dominio britannico, Hong Kong non godeva di piena libertà. Il governatore era nominato dal monarca britannico e il potere esecutivo era fortemente concentrato nelle sue mani. Durante l’epoca coloniale, proprio come auspica ora Pechino, Hong Kong non aveva voce in capitolo sulle scelte dei suoi leaders o sul suo futuro. Certo è che durante il ventesimo secolo divenne un rifugio sicuro per dissidenti, rifugiati politici e funzionari cinesi, uno statuto minacciato dall’introduzione, un anno fa, della legge sulla sicurezza nazionale. C’è infine chi sottolinea che il malcontento dei giovani scesi in piazza negli ultimi anni, ha radici profonde nelle diseguaglianze, nel costo della vita e nella mancanza di opportunità, di cui non si parla abbastanza.
Attivisti e politici in esilio continueranno a far sentire la propria voce, a lottare per Hong Kong, a raccogliere fondi per le sue pubblicazioni, per il movimento pro-democrazia, ma chi difende la libertà di stampa e di espressione, prova oggi un disagio e una tristezza immensi, coscienti che la fine di Hong Kong, quale regione amministrativa speciale, sta arrivando a passo spedito. Il governo è pronto ad introdurre una legislazione sulle notizie false, che potrebbe venir usata per soffocare ulteriormente le voci critiche, come sta succedendo in numerosi paesi della regione.
Centinaia di giovani attivisti rimangono in carcere, altrettanti sono stati costretti a lasciare il territorio per sfuggire all’arresto, altri ancora sono privati, giorno dopo giorno, del diritto all’informazione e degli strumenti necessari per sfidare il potere centrale.
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