Verso il sol di quale avvenire?

Verso il sol di quale avvenire?

In pieno anno elettorale il PS fatica a farsi sentire e raccoglie sconfitte. Come mai?


Fabio Dozio
Fabio Dozio
Verso il sol di quale avvenire?

Il partito socialista esce perdente dalle votazioni del 18 giugno. La minimum tax per le multinazionali è stata accettata da quasi l’80% degli elettori. Era facile prevedere la cocente sconfitta, perché, come scritto in questa sede qualche giorno fa, l’indicazione di voto – sì al principio, ma no alla ripartizione delle entrate fra Confederazione e Cantoni – era confusa e pasticciata.

In Ticino il referendum contro gli sgravi fiscali per i premi dell’assicurazione malattia dei figli ha ottenuto il sostegno del 46,7% dei votanti. Un risultato discreto, poteva andare peggio, ma non sufficiente per bloccare la misura. Se la classe media immagina di guadagnare anche solo 50 franchi, vota per il soldino subito. Su questo tema bisognerà battere il chiodo, per poter introdurre le misure più coerenti proposte dal PS.

L’altro referendum, promosso dai sindacati e sostenuto dalla sinistra, che si opponeva alle modifiche della legge sull’apertura dei negozi, è fallito, sostenuto solo dal 43,2 % dei votanti. In sé la misura non è stravolgente, ma si teme che possa essere un primo passo per ulteriori liberalizzazioni. Giusto opporsi: bisogna cercare di frenare la dilagante società dei consumi (espressione in disuso).

Dunque, tre sconfitte. Non bello, alla vigilia delle elezioni federali. Sarà utile chiedersi se le campagne informative sono state fatte nel modo migliore. Per la minimum tax, peggio di così non si poteva. Per la deducibilità dei premi di cassa malati dei figli, gli elettori si sono trovati di fronte a due informazioni contradditorie tra quanto indicato dal Consiglio di Stato e quanto affermato dai referendisti: infatti, da una parte si parlava di reddito imponibile, dall’altra di reddito sostenibile. Avranno capito tutti? Sui negozi non si poteva far meglio, visto che c’erano due sindacati impegnati? Quanti volantini sono stati distribuiti davanti ai negozi?

Dopo le elezioni cantonali la battaglia socialista più impegnativa è stata per ora quella per la ripartizione dei seggi nelle commissioni parlamentari. Chiedendo prima ai liberali, poi ai centristi, di rinunciare a un seggio a favore del calimero socialista. Le norme non andrebbero corrette quando si approvano e non quando si applicano? Va bene sostenere i principi, ma bisogna che i cittadini capiscano: è questa l’essenza del rapporto con il territorio.

Sembra che la sinistra (il PS in particolare) faccia fatica a far politica. Si è visto alle elezioni cantonali, terminate con una scissione. La preparazione delle elezioni federali non sembra migliore: lista paracadutata dall’alto, nessuna discussione al congresso, a parte un accenno alla questione PC / Ucraina. (È una questione dirimente?) Nessun passo avanti nel progetto rossoverde tanto sbandierato. Boas Erez non era disponibile per il Consiglio degli Stati? Non era meglio puntare su un unico candidato rossoverde per i due turni? 

Un congresso piatto, senza parole, frequentato da uno sparuto gruppo di militanti, che ha confermato, con maggioranza bulgara, le decisioni della direzione. Un congresso che non ha nemmeno colto l’occasione per prendere posizione su temi politicamente qualificanti. Per esempio, denunciare l’aumento dei prezzi del trasporto pubblico, appena annunciato, o promuovere l’iniziativa sugli asili nido, che ha raggiunto le 100 mila firme, oppure rilanciare il tema delle casse malati. 

Proponendo il tradizionale incontro del Ceneri lo stesso giorno, si è persa inoltre l’occasione per fare notizia due volte, a pochi mesi dalle elezioni federali. Perché non organizzare una kermesse rossoverde? Così, nessuno si è accorto dello storico raduno.

Ora il partito andrà in vacanza, o forse lo è già. Il copresidente ha fatto notizia annunciando al Corriere del Ticino che il prossimo anno si ritirerà. Vogliamo fare previsioni per ottobre sulla conferma dei risultati del 2019? Mah… 

Nell’immagine: una scena dell’ultimo film di Nanni Moretti, “Il sol dell’avvenire

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