Minimum tax e confusione socialista
Partito socialista e Unione Sindacale invitano ad affossare l’imposizione dei grandi gruppi di imprese. Favorevoli al principio, ma contrari all’applicazione: una scelta politicamente contraddittoria
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Partito socialista e Unione Sindacale invitano ad affossare l’imposizione dei grandi gruppi di imprese. Favorevoli al principio, ma contrari all’applicazione: una scelta politicamente contraddittoria
• – Fabio Dozio
Guidati dal capobranco, orde di lupi famelici accerchiano l’arbitro: come osi? E stasera, nella finale di Champions, come andrà?
• – Libano Zanolari
Tradotto in italiano il sorprendente libro autobiografico di Jean François Billeter, giovane svizzero approdato in una Cina ermeticamente chiusa al resto del mondo negli anni ’60
• – Michele Ferrario
Nel libro “Che cosa significa essere liberale”, Michael Walzer invita a declinare il sostantivo che indica la corrente di pensiero come aggettivo. Che stemperi le rigidità delle varie ideologie
• – Redazione
La bomba ambientale della diga distrutta sul fiume Dnepr: responsabilità e conseguenze sulle trattative segrete sino-americane per la tregua in Ucraina
• – Aldo Sofia
A proposito di una pratica invalsa, ma non virtuosa, sfociata nella nomina dei direttori dell’OSI - Di Massimo Danzi
• – Redazione
Le reazioni delle associazioni che si sono costituite parte civile e della politica alla condanna dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny
• – Redazione
L’Italia è l’unico Paese al mondo in cui si fanno cause come queste. Sicurezza sul lavoro, siamo indietro ma qualcosa finalmente si muove
• – Redazione
La lotta infinita della "vedova dell'amianto" Nove anni fa la testimonianza in un reportage di ‘tvsvizzera.it’ dopo la controversa sentenza che respingeva l’accusa di “disastro ambientale”
• – Aldo Sofia
È il “terrorismo climatico” con cui le destre etichettano le istanze ambientaliste, accusate di distruggere il benessere e la sovranità nazionale
• – Redazione
Partito socialista e Unione Sindacale invitano ad affossare l’imposizione dei grandi gruppi di imprese. Favorevoli al principio, ma contrari all’applicazione: una scelta politicamente contraddittoria
“È una situazione difficile da spiegare che crea confusione”. È la lapidaria dichiarazione della deputata socialista zurighese Jacqueline Badran che, con la teatralità che la caratterizza, è stata invitata a spiegare le ragioni dell’opposizione del PS alla proposta di tassare fino al 15% le multinazionali, tema in votazione il 18 giugno. È accaduto all’Arena, la più importante trasmissione di dibattito politico di SRF, la televisione svizzera tedesca. Badran era accompagnata dall’economista dell’Unione sindacale svizzera Daniel Lampart, che ha dichiarato seraficamente: “L’introduzione dell’imposta è inevitabile”.
Una volta tanto che nel mondo (in 140 Paesi) si propone di aumentare le imposte alle multinazionali, le sinistre elvetiche sono contrarie. Si sostiene che il principio è giusto, ma è sbagliata la ripartizione dei proventi, tra 1 e 2,5 miliardi di franchi l’anno, che andrebbero divisi a metà tra Confederazione e Cantoni e non, come deciso dalle Camere, 75% ai Cantoni e 25% a Berna.
Il punto cruciale è questo: se vincesse il no, il PS ritiene che il Parlamento potrebbe presentare al popolo una nuova misura più equa entro la fine dell’anno, scadenza da rispettare per poter incassare i miliardi della tassa. In caso contrario, i soldi saranno prelevati da altri Stati in cui risiedono le multinazionali.
Si rischia grosso: credere che il Parlamento, in pochi mesi e con le elezioni di ottobre di mezzo, riesca a formulare una proposta migliore, appare illusorio.
Il politologo Nenad Stojanovic, sulla pubblicazione del PS svizzero, ha citato la riforma III delle imprese come esempio per proporre una soluzione più equa, dimenticando i tempi lunghi, allora, dell’operazione. Il 12 febbraio del 2017 la riforma III è stata sonoramente bocciata dal popolo con il 59,1% dei voti: un indiscutibile successo per i socialisti. Da lì è nata la Legge Federale sulla riforma fiscale e sul finanziamento dell’AVS” (RFFA), più sociale, che è entrata in vigore all’inizio del 2020: quasi tre anni dopo la votazione!
La copresidente del PS Ticino Laura Riget ha dichiarato che si può fare in fretta, come è stato il caso per il fallimento del Credit Suisse, dimenticando che per quella decisione (e che decisione!) il Governo ha saltato a piè pari il Parlamento.
Manuele Bertoli, ex consigliere di Stato, afferma che la Minimum tax è una decisione saggia che combatte il cancro della concorrenza fiscale, però invita a votare contro. Perché doveva essere introdotta per tutte le imprese e non solo per le grandi (con cifra d’affari annua di almeno 750 mila euro). Rivendicazione forse plausibile, ma che non c’entra con la votazione del 18 giugno.
La ripartizione a metà tra Cantoni e Confederazione è un’idea più che corretta. Giusta la battaglia parlamentare dove, accettato il principio, si è decisa l’applicazione. Ma il 18 giugno è altra cosa: siamo chiamati ad approvare il principio della tassa. Bisogna che le indicazioni di voto siano chiare e fattibili.
In ogni caso, con la perequazione finanziaria intercantonale, tutti i Cantoni riceveranno qualcosa. Inoltre, con l’approvazione della Minimum tax, entrerà in vigore un’ordinanza che dovrà essere convertita in legge entro sei anni. Meglio sarebbe puntare su questa occasione per correggere la ripartizione degli introiti, eventualmente anche con un referendum. Se si affossa la Minimum Tax, la Svizzera passa come il Paese che sostiene le multinazionali e la concorrenza fiscale internazionale.
I socialisti che abbiamo citato non la raccontano giusta. Jacqueline Badran, vicepresidente del partito, ammette almeno la confusione e, infatti, fino a un paio di mesi fa, proponeva libertà di voto. All’Arena ha anche detto che per approvare una diversa ripartizione si può perdere un anno, vale a dire da 1 a 2,5 miliardi di franchi: non proprio bruscolini per le casse pubbliche elvetiche. Regaliamo miliardi all’estero mentre Confederazione e Cantoni tagliano nella sanità, socialità e formazione?
Il PS non è affatto unito. Le sezioni cantonali di Sciaffusa, Ginevra e Soletta invitano a votare sì. Basilea Città e Campagna, assieme a Neuchâtel e al Vallese romando lasciano libertà di voto. In ogni caso, chiedere oggi all’elettorato di sinistra di bocciare una tassa a carico delle multinazionali appare una cosa contro natura. Non facile da accettare e da capire. Infatti, molti elettori di sinistra sono disorientati.
A pochi mesi dalle elezioni federali il partito socialista affronta una votazione che sembra persa in partenza. Un pasticcio che, alla vigilia delle elezioni federali, poteva essere evitato. I Verdi, politicamente più astuti, lasciano libertà di voto.
Nell’immagine: la vicepresidente del PS Jacqueline Badran durante il dibattito di Arena
Il neo-zar ha annunciato il riconoscimento delle due Repubbliche auto-proclamatesi indipendenti da Kiev; un altro passo verso il peggio
La recente ondata di auto-licenziamenti sta preoccupando l'economia