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Biden e Zelensky, arrivano le armi ma volano gli stracci.
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Biden e Zelensky, arrivano le armi ma volano gli stracci.

Chi non ha ascoltato chi? Una dichiarazione del presidente Usa  ha spinto Kiev a chiedere un chiarimento e a rilanciare.


Redazione
Redazione
Biden e Zelensky, arrivano le armi ma volano...
• 13 Giugno 2022 – Redazione

Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole

Di Umberto De Giovannangeli, Globalist.it

 

Biden il “puntualizzatore”. Zelensky l’”obiettore”. Ognuno dei due mette le mani avanti per non cadere all’indietro. Dichiarazioni che fanno il giro del mondo ma che per i due dichiaranti hanno soprattutto una valenza interna. Per il presidente Usa ambedue gli occhi sono rivolti a novembre, alle elezioni di midterm che, stando ai più recenti sondaggi, danno i Repubblicani in vantaggio sia alla Camera che al Senato. Biden prova a giocare la carta del “commander in chief”, per risalire la china, sperando di avere lo stesso successo che ebbe George W. Bush dopo l’11 settembre. Quanto a Zelensky, il suo appeal internazionale resta sempre alto ma all’interno, con il prosieguo della guerra e della sofferenza, qualcosa comincia a scricchiolare. E per frenare la perdita di consensi, il presidente ucraino deve portare a casa non solo vittorie militari sul campo ma un incremento miliardario degli aiuti dell’Occidente.

La vicenda

Chi non ha ascoltato chi? Una dichiarazione del presidente Usa  a spinto Kiev a chiedere un chiarimento e a rilanciare. Oggetto della querelle tra i due Capi di Stato sono le settimane che hanno preceduto l’attacco russo all’Ucraina del 24 febbraio scorso. Secondo il presidente statunitense, il collega ucraino non avrebbe ascoltato gli avvertimenti di Washington sull’imminente invasione di Mosca. Ma in poche ore è arrivata la smentita di Kiev, col portavoce presidenziale che chiede un chiarimento e conto dell’inascoltata richiesta ucraina di sanzioni preventive per spingere i russi, allora già schierati lungo il confine, a ritirare le truppe: “E in questo caso possiamo dire che i nostri partner ‘non vollero sentirci’”.  “Molti pensavano che esagerassi, ma sapevo e avevamo dati”, ha detto Joe Biden a Los Angeles, durante un evento di raccolta fondi per beneficenza. Il presidente degli Stati Uniti torna alle settimane che hanno preceduto il conflitto. Ma rivendicando il primato degli Usa nella comprensione di quanto stava per accadere, l’inquilino della Casa Bianca assegna all’Ucraina la responsabilità di non aver ascoltato. “Volodymyr Zelensky non ha voluto sentire, in molti non hanno voluto sentire”. Binden ha spiegato come gli Usa si aspettassero l’attacco del 24 febbraio scorso: “Sapevamo che Putin avrebbe superato la frontiera. Non c’era alcun dubbio, e Zelensky non volle ascoltare, così come molte altre persone. Capisco il motivo, ma alla fine (Putin) lo ha fatto”. Kiev però non sembra gradire, e sulle settimana prima dell’attacco ha un’altra versione della storia. Che affida al portavoce presidenziale Sergei Nikiforov: “Il presidente ha chiesto ai partner occidentali sanzioni preventive contro la Russia prima che questa invadesse l’Ucraina”. E proprio su quella richiesta di sanzioni ritiene di non essere stata ascoltata dai partner occidentali. Secondo Nikiforov, infatti, Zelensky ebbe tre o quattro conversazioni telefoniche con Biden, dove i leader si scambiarono opinioni e valutazioni sulla situazione in merito alla minaccia dell’invasione russa. “Pertanto, la frase “non voleva sentire” probabilmente necessita di chiarimenti. Inoltre, se ricordate, il presidente invitò i partner a introdurre un pacchetto di sanzioni preventive per spingere la Russia a ritirare le truppe e ridurre la tensione. E in questo caso possiamo dire che i nostri partner ‘non vollero sentirci”. Il portavoce si riferisce probabilmente al terzo colloquio telefonico tra Biden e Zelensky, al quale seguì la precisazione del Pentagono che escluse “sanzioni preventive”. Da gennaio gli Stati Uniti avevano avvertito Mosca che un’invasione militare avrebbero innescato immediate sanzioni, e così avevano fatto altri Paesi, come la Germania. Ma a metà febbraio il portavoce del Pentagono, John Kirby, intervistato da Fox News aveva escluso le sanzioni preventive che Zelensky andava chiedendo: “Se le usi prima perdono il loro effetto deterrente, se punisci qualcuno per qualcosa che non ha ancora fatto, allora potrebbe anche andare avanti e farlo”, ha detto Kirby. E precisava: “Crediamo che ci sia un effetto deterrente finché le teniamo come riserva, e siamo stati molto chiari con la comunità internazionale e con il presidente russo Vladimir Putin sulla gravità delle conseguenze economiche che potrebbero comportare”. Ha ragione Zelensky, dunque? In parte. Perché, sempre a metà febbraio, il presidente ucraino aveva più volte ridimensionato gli avvertimenti degli Stati Uniti su una possibile, imminente invasione da parte russa, dicendo che deve ancora “vedere prove convincenti”. “Comprendiamo tutti i rischi”, disse prendendo parte a una trasmissione televisiva, “e se voi o chiunque altro avete informazioni aggiuntive su un’invasione russa al 100 per cento a partire dal giorno 16, per favore inoltrateci queste informazioni”. E negli stessi giorni il leader ucraino lanciava messaggi rassicuranti, invitando la popolazione alla calma nel tentativo di ridurre i danni economici legati alla crisi. Qualcosa sta cambiando, questo è certo, sulla direttrice Washington-Kiev.

Indicativo in tal senso è un recente articolo del New York Times che nel titolo recita: “Gli Stati Uniti non hanno un quadro chiaro della strategia di guerra dell’Ucraina”. Questo il sottotitolo: “Le agenzie di intelligence sanno molto di più sull’esercito russo, anche se gli Stati Uniti spediscono miliardi di dollari in armi agli ucraini”.

Un report pieno di rivelazioni e analisi, a firma Julian E. Barnes

Scrive Barnes: “l presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fornito sui social media aggiornamenti quasi quotidiani sull’invasione russa; video virali hanno mostrato l’efficacia delle armi occidentali nelle mani delle forze ucraine; il Pentagono ha tenuto regolarmente briefing sugli sviluppi della guerra. Ma nonostante il flusso di tutte queste notizie verso il pubblico, le agenzie di intelligence americane hanno meno informazioni di quanto vorrebbero sulle operazioni ucraine e possiedono un quadro molto migliore delle forze armate russe, delle operazioni pianificate e dei loro successi e fallimenti, secondo funzionari attuali e passati. I governi spesso nascondono informazioni al pubblico per motivi di sicurezza operativa. Ma queste lacune informative all’interno del governo americano potrebbero rendere più difficile per l’amministrazione Biden decidere come indirizzare gli aiuti militari nel momento in cui invia miliardi di dollari in armi all’Ucraina. I funzionari statunitensi hanno affermato che il governo ucraino ha fornito loro pochi briefing classificati o dettagli sui loro piani operativi, e i funzionari ucraini hanno riconosciuto di non aver detto tutto agli americani.

Ovviamente la comunità di intelligence statunitense raccoglie informazioni su quasi tutti i Paesi, compresa l’Ucraina. Ma le agenzie di spionaggio americane, in generale, concentrano i loro sforzi di raccolta sui governi avversari, come la Russia, non sugli attuali amici, come l’Ucraina. E mentre la Russia è stata una priorità assoluta per le spie americane per 75 anni, quando si è trattato degli ucraini, gli Stati Uniti hanno lavorato per costruire il loro servizio di intelligence, non per spiare il loro governo.

Il risultato, dicono gli ex funzionari, sono stati alcuni punti oscuri

“Quanto sappiamo davvero di come sta andando l’Ucraina?”, afferma Beth Sanner, ex funzionario di alto livello dell’intelligence. “Potete trovare una persona che vi dica con sicurezza quante truppe ha perso l’Ucraina, quanti pezzi di equipaggiamento ha perso l’Ucraina?”. Anche senza un quadro completo della strategia e della situazione militare dell’Ucraina, l’amministrazione Biden ha promosso nuove capacità, come i sistemi di artiglieria a razzo annunciati dal Presidente Biden la scorsa settimana. L’Ucraina attende l’arrivo di sistemi d’arma occidentali più potenti mentre entrambe le parti in guerra subiscono pesanti perdite nella regione orientale del Donbas.

I funzionari del Pentagono sostengono  di avere un solido processo per l’invio di armi, che inizia con una richiesta da parte degli ucraini e include una valutazione degli Stati Uniti sul tipo di equipaggiamento di cui hanno bisogno e sulla velocità con cui possono essere padroneggiati.

Alcune agenzie europee sostengono che sarà difficile, se non impossibile, per l’Ucraina recuperare il territorio che la Russia ha conquistato dopo l’invasione di febbraio, ma le agenzie di intelligence statunitensi sono meno pessimiste, hanno detto i funzionari. Tuttavia, le difese ucraine presentano delle crepe e le domande sullo stato delle forze militari e sulla strategia dell’Ucraina nel Donbas hanno creato un quadro incompleto per gli Stati Uniti. Avril D. Haines, direttore dell’intelligence nazionale, ha testimoniato in un’audizione al Senato il mese scorso che “è molto difficile dire” quanto aiuto aggiuntivo l’Ucraina possa assorbire. Ha aggiunto: “In realtà, abbiamo più informazioni, probabilmente, sul lato russo che su quello ucraino”. Una domanda chiave è quali misure Zelensky intenda chiedere nel Donbas. L’Ucraina si trova di fronte a una scelta strategica: ritirare le proprie forze o rischiare di vederle accerchiate dalla Russia.

Negli ultimi giorni, l’Ucraina ha fornito maggiori informazioni. Domenica scorsa Zelensky ha visitato le linee del fronte e ha definito “estremamente difficili” i combattimenti a Sievierodonetsk, una città fondamentale per il controllo del Donbas. Ha anche riconosciuto che muoiono circa 100 soldati ucraini al giorno e ha descritto come la Russia abbia conquistato un quinto del Paese.

“Probabilmente è in corso un dibattito sull’opportunità di ritirare tutte le difese che potrebbero rimanere intrappolate se restano”, osserva Stephen Biddle, professore di affari internazionali alla Columbia University. “Se ci sarà un ritiro deliberato, Zelensky dovrà spiegarlo in qualche modo che non sembri gettare ombre sulle armi ucraine. Dovrà raccontare una sorta di storia al popolo ucraino se deciderà di ritirare le truppe, e spiegare le perdite che potrebbero subire se rimanessero è un modo logico per farlo”. C’è un’altra ragione per l’incompletezza delle informazioni sull’Ucraina. La copertura nuvolosa ha limitato l’utilità dei satelliti sopraelevati.

Gli Stati Uniti forniscono regolarmente all’Ucraina aggiornamenti di intelligence quasi in tempo reale sulla posizione delle forze russe, informazioni che gli ucraini utilizzano per pianificare operazioni e attacchi e per rafforzare le proprie difese.

Ma anche nelle conversazioni ad alto livello con il generale Mark A. Milley, presidente degli Stati Maggiori Riuniti, o con Lloyd J. Austin III, segretario alla Difesa, i funzionari ucraini condividono solo gli obiettivi strategici, non i piani operativi dettagliati. La segretezza dell’Ucraina ha costretto i funzionari militari e di intelligence statunitensi a cercare di apprendere ciò che possono da altri Paesi che operano in Ucraina, dalle sessioni di addestramento con gli ucraini e dai commenti pubblici di Zelensky, hanno detto i funzionari americani. L’Ucraina, hanno detto i funzionari, vuole presentare un’immagine di forza, sia al pubblico che ai suoi partner più stretti. Il governo non vuole condividere informazioni che possano suggerire un indebolimento della determinazione o dare l’impressione di non poter vincere. In sostanza, i funzionari ucraini non vogliono presentare informazioni che possano incoraggiare gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali a rallentare il flusso di armi. Su richiesta degli Stati Uniti, l’Ucraina ha trascorso anni a rafforzare la protezione dei suoi servizi militari e di intelligence dalle spie russe. Informare altri Paesi dei loro piani e della loro situazione operativa potrebbe rivelare i punti deboli che Mosca potrebbe sfruttare se l’esercito russo ne venisse a conoscenza. […]. Ci sono buone ragioni perché l’Ucraina non parli apertamente delle sue forze o della sua strategia militare, dice Biddle.

“Non sono sicuro che sia nell’interesse dell’opinione pubblica americana o ucraina che gli ucraini siano sinceri sulle loro perdite se il risultato è che rafforzano lo sforzo bellico russo”, aggiunge  Biddle. “Ma questo significa che non conosciamo davvero entrambi i lati della storia”.

Gli Stati Uniti hanno stime migliori delle perdite russe in termini di perdite di vite umane e di equipaggiamento, ha detto un alto funzionario americano. La Defense Intelligence Agency, ad esempio, stima che il numero di soldati ucraini uccisi in azione sia simile a quello della Russia, ma l’agenzia ha un livello di fiducia molto più basso nella stima delle perdite ucraine. L’immagine che i funzionari americani hanno presentato di una guerra stremante, in cui nessuna delle due parti ha fatto progressi decisivi, sembra essere accurata, rileva ancora il professor Biddle. Tuttavia, le informazioni pubbliche sulle perdite ucraine, sulle perdite di equipaggiamento e sul morale sono incomplete. Ma potrebbe esserci un costo potenziale se la comunità di intelligence non riuscisse a presentare un quadro più completo al pubblico o al Congresso sulle prospettive militari dell’Ucraina, ha detto la signora Sanner. Se la Russia avanza, l’incapacità di comprendere lo stato delle forze armate ucraine potrebbe esporre la comunità di intelligence all’accusa di non aver fornito ai politici un quadro completo delle prospettive dell’Ucraina nella guerra. “Tutto riguarda gli obiettivi della Russia e le prospettive della Russia di raggiungere i suoi obiettivi”, rimarca  Sanner. “Non parliamo della possibilità che l’Ucraina sia in grado di sconfiggerli. A mio avviso, non parlandone pubblicamente, ci stiamo preparando a un altro fallimento dell’intelligence”.

Così il report del NYT.

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