Brasile, bomba sanitaria che il mondo sottovaluta
Da tre settimane oltre 2.000 morti al giorno; una strage di Stato, denuncia l’opposizione; e il resto del mondo tace
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Da tre settimane oltre 2.000 morti al giorno; una strage di Stato, denuncia l’opposizione; e il resto del mondo tace
• – Redazione
Netanyahu potrebbe cercare il sostegno di un partito islamista che definì “terrorista”
• – Aldo Sofia
I paladini della privatizzazione sono diventati statalisti, ma sempre per riempirsi le tasche
• – Marco Züblin
Era lì da decenni a far su e giù. AlpTransit lo ucciderà
• – Rocco Bianchi
Pechino è il terzo partner mondiale della Confederazione, che fa poco o nulla per denunciare le gravi violazioni della Cina sui diritti umani
• – Aldo Sofia
• – Franco Cavani
Migliaia di messaggi ieri in una manifestazione virtuale per dire no al virus e sì alle misure di contenimento
• – Riccardo Fanciola
Issare il sommo poeta ancor più sul piedestallo aiuta a farlo amare e capire?
• – Enrico Lombardi
30 anni fa cominciava la guerra nei Balcani. Tragico simbolo, Sarajevo. Dzemil vi perse il fratello ancora bambino. Lo cerca in migliaia di foto ottenute dai reporter di guerra
• – Simona Sala
• – Franco Cavani
C’è chi lo ha definito “bomba sanitaria a scoppio ritardato”. Quindi potenzialmente in grado di esportare la sua tragedia ai paesi limitrofi, e anche più lontano. È il Brasile. Dove Covid 19 prosegue la sua “folle corsa”. Più di duemila morti al giorno. E si sta procedendo a questo ritmo da tre settimane consecutive. Il secondo paese al mondo per numero di vittime (280.000) dopo gli Stati Uniti. Che saranno presto superati. Ormai – sottolinea il corrispondente di “Le Temps” – per morti quotidiani, il ‘gigante dell’America latina” è in testa alla classifica internazionale. “Stiamo diventando il focolaio mondiale dell’epidemia”, denuncia Gulnar Avezado e Silva, dirigente di Abraseo, la principale Associazione di difesa della salute pubblica. Una minaccia potenziale e globale a cui oltre cento nazioni (anche la Svizzera) ha risposto sigillando le proprie frontiere agli arrivi dal Brasile. Che registra ben tre varianti rispetto al Corona originale.
In 24 dei 27 Stati del paese, il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva varia dall’80 al 90 per cento, aggiungere letti sarebbe inutile vista la mancanza di personale sanitario, le riserve di medicine e bombole d’ossigeno si stanno esaurendo, e si teme a livello nazionale uno scenario “tipo Manaus”, la città dell’Amazzonia diventata il simbolo della tragedia brasiliana. La popolazione è sempre più stanca, sfiduciata e rassegnata. Soltanto un terzo della popolazione rispetta le misure di contenimento, oltretutto blande, fin qui varate, soprattutto dai governatori dei singoli Stati.
Per l’opposizione – rianimata dalla scarcerazione dell’ex presidente Lula da Silva – non ci sono dubbi: principale responsabile del disastro è il capo dello Stato in carica, Jair Bolsonaro, leader di destra (si rifiutò di condannare la tortura praticata al tempo dalla dittatura militare), il quale ha detto e fatto di tutto per negare la minaccia del virus, anche dopo esserne stato a sua volta contaminato. La definì ‘una piccola influenza’, ha criticato a lungo l’uso delle mascherine, ha evitato i lockdown in nome del primato dell’economia, ha assicurato che ‘l’unico modo per vincere il virus è di infettarsi’. Non è quindi sorprendente che in queste condizioni, il Brasile non si sia speso molto per l’acquisto o l’ottenimento di vaccini da parte del programma mondiale dell’OMS. Soltanto l’8 % della popolazione è stata immunizzata, su 210 milioni di abitanti. Bolsonaro – che pure godrebbe ancora del sostegno di quasi il 30 per cento dell’elettorato – negli scorsi giorni ha licenziato il suo terzo ministro della salute in un anno (un generale senza conoscenza alcuna del settore medico). È stato sostituito da un cardiologo. Una svolta? No, il neo-ministro ha subito espresso la volontà di perpetuare la politica del governo federale. La “strage di Stato”, come in molti la definiscono, può continuare. E la comunità internazionale tace.
L'opacità del sistema sanitario consente ai produttori di guadagnare miliardi sulle spalle degli assicurati
Quella mancante, quella pelosa, quella balorda