Collegialità? Non a tutti i costi
La corsa elettorale dell’area rosso-verde per un posto in Governo che non sia, a tutti i costi, sempre allineato alle scelte degli altri partiti
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La corsa elettorale dell’area rosso-verde per un posto in Governo che non sia, a tutti i costi, sempre allineato alle scelte degli altri partiti
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La corsa elettorale dell’area rosso-verde per un posto in Governo che non sia, a tutti i costi, sempre allineato alle scelte degli altri partiti
La novità, confermata dalla Conferenza cantonale del PS mercoledì 7 settembre, è data dalla decisione di proporre una lista unitaria rossoverde (2 PS + 2 Verdi +1 società civile). Una prospettiva intelligente politicamente e quasi obbligatoria tatticamente, visto che in passato l’elezione di Bertoli non fu trionfale. Sommando le forze, PS e Verdi garantiscono la conquista di un seggio e potrebbero sognare un raddoppio.
Nel 2019, considerando i voti preferenziali, il PS ottenne il 17,06 % dei suffragi, i Verdi il 4,33%, PPD 18,23, PLR 24,49, Lega 27,86. Sommando PS e Verdi si ottiene il 21,39%. Se l’andamento del prossimo aprile fosse simile, sarebbe impossibile il raddoppio, perché Lega e PLR rimarrebbero in vantaggio.
Nel 2015 il risultato complessivo dell’area fu identico. Per conquistare due seggi in governo, ad aprile la coalizione di sinistra dovrebbe dunque fare un balzo in avanti notevole.
Sul piano nazionale la sinistra non canta vittoria. Il miglioramento dei Verdi è dato dalle perdite del PS, meno 45 seggi parlamentari negli ultimi tre anni.
Per ambire al raddoppio è tardi. L’alleanza rossoverde doveva nascere tre anni fa e non, come ora, alla vigilia delle elezioni. Era necessario un progetto politico, fondato su un programma condiviso, di alleanza delle sinistre che coinvolgesse i due partiti maggiori, ma anche il Forum alternativo e i comunisti e cercando di mobilitare anche istanze della società civile. Il Movimento per il socialismo, si sa, ama correre da solo.
Cosa succederà ad aprile? L’alleanza confermata mercoledì darà frutti sostanziosi? La socialista Marina Carobbio ha, finalmente, annunciato la sua disponibilità, Boas Erez è ancora in sospeso. Erez potrebbe scendere in campo ad aprile per poi, se non eletto, rilanciare alle federali di ottobre. I verdi devono scegliere i loro candidati. In casa PS sarà il congresso, il prossimo 13 novembre, a nominare i due candidati. Amalia Mirante, già due volte in lizza, si ripropone, contro i disegni della direzione del partito. Ce la farà a entrare in lista?
Il dibattito sui nomi è sterile se non si riesce a valutare e definire il ruolo del prossimo consigliere di stato di sinistra. Non c’entrano le famiglie, non c’entra essere economisti (ma da quando in qua?), conta la personalità e il profilo politico. Conta l’autorevolezza e la volontà di profilarsi anche al di fuori dei compiti del proprio dipartimento.
Marina Carobbio ha la statura per far parte di un esecutivo, dopo una vita da parlamentare? Boas Erez rispecchia il programma rossoverde? Samantha Bourgoin ha sufficiente esperienza politica? I socialisti sono in governo da 100 anni. La recente e interessante pubblicazione della Fondazione Pellegrini Canevascini, Tracce di rosso, sul secolo di PS in governo, mostra le luci, ma anche le ombre di questa esperienza. Molto istruttivo: meno ministerialismo, più vicinanza alla società civile. Non sottostare pedissequamente al mito del risparmio. Evitare il complesso dell’affidabilità, ereditato dall’ammiccamento della socialdemocrazia al neoliberismo (“terza via”). Insomma: collegialità, ma non a tutti i costi!
Chi sarà eletto dovrà dirigere il DECS, perché gli uscenti rimarranno al loro posto. Bertoli ha rinunciato a prendere il DSS quattro anni fa, un errore politico che riduce il campo d’azione della sinistra. Che fare? Werner Carobbio, protagonista di mezzo secolo e più di storia socialista valuta positivamente la centenaria presenza del PS in Governo ma definisce, sul Quaderno del Forum alternativo, “aspetti negativi e discutibili l’eccessivo adeguamento del partito alla politica governativa”. Un monito che vale, a maggior ragione, per la nuova coalizione rossoverde.
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