Le aspettative di Arturo
Quando arrivi a lavorare in un paese ricco come la Svizzera e poi non capisci perché, a viverci, si debba fare sempre più fatica, anche e soprattutto dopo la pensione - Di Graziano Pestoni
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Quando arrivi a lavorare in un paese ricco come la Svizzera e poi non capisci perché, a viverci, si debba fare sempre più fatica, anche e soprattutto dopo la pensione - Di Graziano Pestoni
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Quando arrivi a lavorare in un paese ricco come la Svizzera e poi non capisci perché, a viverci, si debba fare sempre più fatica, anche e soprattutto dopo la pensione - Di Graziano Pestoni
Arturo è nato e cresciuto in Portogallo. Faceva l’operaio agricolo. Da due anni abita vicino a casa mia, in un monolocale. È venuto in Svizzera perché gli hanno detto che è un paese ricco. E ha immaginato che gli abitanti di un simile paese dispongono di tutto. Un bel lavoro, pagato bene, buone pensioni, vacanze, orari settimanali ridotti. Infatti, e lo aveva letto nei giornali a casa sua, la Svizzera è al quarto posto a livello mondiale nella classifica del reddito per abitante, e supera USA, Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna.
Arturo ha trovato un lavoro in un’azienda agricola della zona. Si accorge subito, però, che qualcosa non corrisponde a quanto immaginava. Lo stipendio non è molto alto. L’orario di lavoro lungo. D’estate anche 50 ore e più la settimana. Le spese sono tante. L’affitto e la cassa malati mangiano una parte importante dello stipendio. Arturo non lo sapeva che in Svizzera si lavora molto. Su questo i giornali del suo paese non avevano mai scritto nulla. Anche l’intensità del lavoro è alta. Le macchine nei cantieri, le nuove tecnologie negli uffici, le nuove tecniche negli ospedali hanno reso il lavoro molto più intenso. Anche nell’agricoltura ci sono molte macchine, alcune anche pericolose. L’impegno e il logorio professionale sono molto elevati, ma il tempo di lavoro non è diminuito. Anche l’età che da diritto alla pensione è elevata, 64, 65 anni, come in Portogallo. Arturo si chiede come fa un operaio a lavorare su un impalcatura o in un campo fino a quell’età, oppure un infermiere in sala operatoria. Lui fa molta fatica, soprattutto d’estate, quando fa molto caldo, ed è ancora giovane.
Arturo ha presto constatato che le pensioni non sono molto elevate, che la cassa malati costa molto. Lo Stato contribuisce poco a ridurre i premi. Anche il lavoro è precario, i diritti sono pochi. Quando c’è poco lavoro ti lasciano a casa, senza stipendio. Quando c’è molto lavoro dice, “lavoro dalle stelle alle stelle”.
Però Arturo è sempre convinto che la Svizzera sia un paese ricco. E in un paese ricco tutti dovrebbero essere ricchi, almeno un pochino. Immagina quindi che tutti questi problemi possono essere risolti rapidamente. Prima di una tornata elettorale, ha letto i manifesti dei partiti politici che ha ricevuto a casa. Tutti erano positivi. Arturo immaginava che dopo le elezioni avrebbero aumentato gli stipendi e le pensioni e, magari, ridotto anche i premi della cassa malati. Pure la riduzione del tempo di lavoro figurava in molti manifesti elettorali.
Qualche giorno fa ho incontrato Arturo. La sua aria era cupa. Triste. Aveva visto un articolo sul giornale nel quale si parlava dell’aumento dell’età che da diritto alla pensione delle donne. Da 64 a 65 anni. E poi, dell’aumento dell’IVA, che avrebbe rincarato tutti i prodotti che compera ogni giorno. Arturo, che sognava un cambiamento positivo dopo aver letto i manifesti elettorali, non capiva. E non capiva nemmeno perché un paese ricco, invece di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi abitanti, addirittura le voglia peggiorare.
Poi ha letto che altri peggioramenti sono in preparazione. Qualcuno ha lanciato un’iniziativa popolare per aumentare l’età di pensionamento a 67 anni, per tutti, uomini e donne. Altri vorrebbero un aumento a 70 anni. I soldi non ci sono? La Svizzera è ricca o povera? Si chiedeva. Sui giornali si parla molto degli utili miliardari di molte aziende, di alti guadagni di molte categorie professionali. I soldi sembrano esserci. Forse, si chiedeva, questa ricchezza non è distribuita molto bene. C’è chi ha tanto e c’è chi ha poco.
La sorpresa aumentò quando vide quanto scrissero le autorità federali. “Le modifiche sarebbero indispensabili, perché l’AVS sarebbe finanziariamente in una situazione critica”. Non capiva. Poi, ha saputo che, a volte, raccontano bugie. Spesso sui conti. Se compariamo, ad esempio, le previsioni dell’AVS del 2011 con i conti del 2020, si constata che invece di un disavanzo di 1,5 miliardi di franchi si è registrato un avanzo di 576 milioni. Un errore di 2.1 miliardi. Anche per quanto riguarda le riserve dell’AVS, esse sono state sottostimate di 15 miliardi. Questi errori possono essere dovuti a due ragioni: all’incapacità del personale dell’Ufficio federale competente oppure ad una scelta politica. Arturo fa l’operaio agricolo, pensa però che alti funzionari preparatissimi non possono fare errori tanto grossolani. Poi gli hanno spiegato che annunciare disavanzi facilita l’adozione di misure di risparmio. Anche in Ticino, ai tempi di Marina Masoni, una Consigliera di Stato, venivano sistematicamente annunciati disavanzi per giustificare tagli sulla socialità, gli stipendi o le pensioni. Disavanzi regolarmente smentiti dai fatti.
Arturo volle allora conoscere meglio come funziona il sistema pensionistico svizzero. Gli spiegarono che è fondato su quelli che chiamano “i tre pilastri”. Il primo pilastro è l’AVS, pubblica, dà una rendita a tutti ed è fondata sulla solidarietà. Il secondo pilastro sono le casse pensioni. Sono private e molto diverse una dall’altra. Alcune danno una buona pensione. Altre meno. C’è poi il terzo pilastro. Si tratta del risparmio individuale. Lo possono fare solo coloro che guadagnano bene e beneficiano di generosi privilegi fiscali. L’AVS non deve accumulare somme importante. Versa ai pensionati quest’anno quanto raccolto dal personale attivo lo scorso anno. Con il sistema delle casse pensioni si devono invece accumulare somme colossali. Il capitale dell’AVS ammonta infatti solo a 50 milioni di franchi e serve per coprire piccoli disavanzi occasionali. Le casse pensioni, invece, complessivamente dispongono di 1’000 milioni. Come si può facilmente immaginare, tali somme permettono, alle banche e alle assicurazioni, di realizzare grossi guadagni. E, tra l’altro, di versare salari colossali ai loro direttori. Questa, si disse Arturo, deve essere la vera ragione delle critiche formulate all’AVS. Non permette alle banche di fare affari!
Arturo è deluso da questo paese ricco, dal quale si aspettava molto. Si chiede se non gli convenga tornare in Portogallo. Ha anche sentito dire che quest’inverno i prezzi aumenteranno, in particolare quelli per le casse malati e l’olio di riscaldamento. Visto che il suo stipendio è piccolo, spera che non sarà costretto a scegliere tra scaldarsi e mangiare.
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