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Enrico Lombardi
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• 9 Novembre 2021 – Enrico Lombardi
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Ora è certo che il 28 novembre i cittadini di Lugano andranno alle urne per votare sul referendum contro il progetto del PSE, il Polo Sportivo e degli Eventi.

I referendisti hanno rinunciato al ricorso contro le insufficienze dell’opuscolo informativo destinato ai votanti. Le ragioni di questa rinuncia sono arrivate ieri in uno stringato comunicato che francamente appare un po’ misterioso: sembrerebbe, in fondo, che il comitato in questione abbia capito che un ricorso sarebbe diventato un boomerang e, con un giro di parole, ci dicono che hanno rinunciato.

Curioso che sui termini del ricorso, con la “denuncia” di importanti manchevolezze informative fornite ai cittadini dal Municipio in merito ai parametri finanziari dell’operazione PSE, sia bastata, in fondo, una presa di posizione del sindaco Michele Foletti alquanto discutibile: “Nel materiale di voto abbiamo cercato di essere il più possibile completi e trasparenti. Bisogna tenere conto che lo spazio nell’opuscolo è limitato, non potevamo inserire tutti i dettagli dell’operazione». Ma sì, dài, non ci stava dentro, nel libretto, dire che in ballo, e a carico della città (e del contribuente) ci sono anche una sessantina di milioni di interessi di leasing.

Ma mica si possono metterci tutti sti dettagli.

Dunque, Lugano va alle urne fra meno di tre settimane, con una ventina di giorni ancora di tempo per sfoderare l’artiglieria pesante di tutti gli implicati, gli interessati, gli opinionisti che, come Gianni Righinetti, ad esempio, la toccano piano, con sereno distacco, affermando che “preminente rimane l’interesse pubblico (e «del» pubblico) per un’autentica riscossa cittadina, in grado di superare i picconatori sinistri scesi da Bellinzona per mettere i bastoni tra le ruote a una città nella quale politicamente non contano nulla. Ma la riscossa collettiva vale anche nei confronti di quei notabili cittadini che, in virtù degli interessi personali privati (gli stessi contestati ai privati che vanno a braccetto con l’autorità), si sono schierati contro l’interesse pubblico” . Una riscossa cittadina che pare debba forzatamente passare dalla consegna in mano privata dell’intero progetto, perché ancora brucia (parrebbe) l’essersi fatti carico pubblico del LAC a spese di opere di ben altro e maggiore interesse, come la Casa anziani di Pregassona (Zio Bill della domenica dixit).

Insomma, ognuno fa il suo verso, se ne vedranno e sentiranno ancora delle belle. E sarà interessante, una volta di più, osservare chi citerà per primo l’articolo di Giorgio Giudici, che si è manifestato pubblicamente favorevole al PSE anche se non è quello che pensava e voleva lui: insomma, affermando che sostiene il progetto, ma la sua posizione è quella di chi vi si oppone.

Oppure l’intervento dell’ex-Consigliere Nazionale PLR Adriano Cavadini, che, papale papale, del PSE dice che si tratta di uno “specchietto per le allodole”.

Che soprattutto in casa liberale si tratti di una questione di “politica interna” (al partito) pare evidente, anche dopo aver ottenuto il vicesindacato, anzi, forse a maggior ragione. Appare pure chiarissimo, poi, che il focus sullo sport e in particolare sulle sorti del F.C.Lugano sia fatto di slogan puramente strumentali: affermare che il referendum è stato lanciato da chi odia lo sport e il Lugano ha quantomeno del farneticante.

Ma certo, la Lugano sportiva, quella che da decenni segna il minor numero di spettatori per gli incontri della squadra calcistica in Superleague nonostante ottimi campionati, avrà con il nuovo impianto, finalmente, quello che ha ormai tutta la Svizzera che conta (calcisticamente, s’intende) da lunga pezza e, diciamolo, a minor costo.

Ma a differenza delle altre città svizzere, Lugano se fa una cosa la fa in grande, e se deve rifare lo stadio (detto vetusto o fatiscente, a seconda) lo fa intervenendo su un intero quartiere, da trasformare in “portale nord” della città, attrattivo e degno di tal nome, con torri e palazzi ad libitum, ma belli neh, come escono in un cosiddetto rendering, un allestimento grafico in 3D evocato da Alessio Petralli in un intervento alquanto sorprendente.

Fine linguista, motore della Fondazione Moebius e verace appassionato di calcio, Petralli snocciola come un rosario tutta una serie di progetti luganesi mancati, “che si sono incagliati o che addirittura sono svaniti come neve al sole; basterebbe ricordare a questo proposito il promettente polo Medtech che doveva installarsi nel Palazzo Mizar, ma che ormai è morto e sepolto. E poi mettiamoci tanto per gradire il futuro ingarbugliato dell’aeroporto, l’importante progetto di campus della SUPSI alla stazione di Lugano che non decolla, la piastra dell’Ospedale Civico ridimensionata e il nuovo Palazzo di Giustizia nell’ex Banca del Gottardo, frenato da più parti nel resto del cantone.” Mica robetta, insomma, tanto che subito dopo, nell’articolo, Petralli deve concludere che pensando a tutti questi esempi vien da dire che “la politica luganese troppo spesso non è stata all’altezza” (cit.) E dunque? Dunque ora bisogna dire sì al progetto PSE perché ci vuole una svolta, bisogna cambiare trend (e mica politica): certamente, in questo caso, la politica luganese si mostra e mostrerà “all’altezza”, non fosse (vien da pensare) che per il calcolo delle probabilità: prima o poi ce la farà, no? A supporto di questo improvviso ottimismo che si fa quasi entusiasmo, Petralli segnala che nel sito della città è visibile, appunto, un rendering che mostra graficamente, con suggestive immagini aeree in movimento, tutte naturalmente virtuali, come diventerà bello il Polo, e come sarà suggestivo il Maglio con 3 o 4 campi di calcio per squadre giovanili e amatoriali.

È una realizzazione grafica ovviamente promozionale, ed il suo lo fa, per carità. Fra gli eventi, per esempio, nel prato verde del nuovo stadio, in alternativa al calcio immagina addirittura una giornata di lotta svizzera! Quando si dice l’ambizione e la fantasia. Un Polo così, dovrebbe spingersi ancora oltre, e non trascurare una variante “Golf” ed una destinata a partite di… polo, come a San Moritz, ma d’estate. Vuoi mettere l’indotto.

Al di là della (facile) ironia, in questa profluvie di interventi, opinioni, prese di posizione, l’impressione che prevale è che ci si trovi di fronte ad un aut aut, né più, né meno. Il progetto è (diventato) questo, prendere o lasciare, e tanti saluti ad ogni disquisizione su “dettagli” che non stanno neanche nell’opuscolo informativo.

E allora, qui, si vorrebbe soltanto far presente, molto modestamente, che quel che accadrà sarà certamente frutto della volontà dei cittadini, la democrazia sarà salva, ed il progetto salverà il F.C. Lugano (che ha tutti i meriti ed il diritto di sopravvivere, ci mancherebbe).

Ma una certa preoccupazione può pur restare sul fatto che pare sempre più difficile, in questo nostro paese, provare semplicemente a fare domande all’autorità, a chiedere ragioni circa progetti e decisioni. Se domandi sei già, di principio, in malafede, se eccepisci sei un “sinistro picconatore”.

È questo il futuro prossimo del tanto decantato confronto democratico?






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