Epistola a senso unico
Alla luce di quanto accade a Glasgow, in Ticino e a Lugano, non mi resta che ricorrere alla buona vecchia epistola
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Alla luce di quanto accade a Glasgow, in Ticino e a Lugano, non mi resta che ricorrere alla buona vecchia epistola
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Alla luce di quanto accade a Glasgow, in Ticino e a Lugano, non mi resta che ricorrere alla buona vecchia epistola
Care e cari potenti del mondo (uso entrambi i generi, rivolgendomi anche a chi non riconosce la necessità dell’inclusività nel linguaggio della quotidianità), con questa missiva proprio da voi vorrei partire, che nei giorni scorsi siete riusciti a trasformare la gestione di un’urgenza climatica che sembra suscitare preoccupazioni serie solo in uno sparuto nugolo di giovani esaltati, in una sorta di gita scolastica internazionale, scorrazzando allegramente qua e là nei cieli d’Europa per decidere come ripulirli, quei cieli. Dei comunicati ufficiali mi fido poco, poiché la storia mi ha insegnato a dargli il peso che meritano (spesso equivalente a zero). Mi piacerebbe dunque sapere, oltre alle pacche sulle spalle di vicendevole sostegno (ma quanto siamo bravi?) e le foto-ricordo a bordo Fontana di Trevi (ma quanto siamo belli?), cosa vi siate detti veramente, a telecamere spente, se vi siete fatte o fatti qualche complice occhiolino, sicure e sicuri di riuscire, con il famoso e famigerato blablabla che tanto bene vi contraddistingue, a tenerci buone e buoni ancora per un po’.
Altrettanto sportivamente, care e cari potenti del Ticino, credo di non essere l’unica curiosa di scoprire cosa di riflesso bolla in pentola sul nostro territorio, in un’ottica ecosostenibile e al di là di progetti-sportivi-e-non assolutamente faraonici, e oltre alla politica del palazzinaro, così esacerbata da averci proiettato, come ticinesi, nell’olimpo dello sfitto. Un primato che ci fa onore, una medaglia che luccica sui nostri petti, rendendoci campioni nell’arte delle case vuote e del territorio violato.
E chissà, in mezzo a cotanta fantasia, caro mondo della politica, cosa hai elaborato per le giovani generazioni, che il futuro in teoria ce l’hanno davanti, e che un domani governeranno, dopo il gustoso assaggio di questi mesi, caratterizzato da demolizioni di centri aggregativi e pallettoni di gomma per chi ascolta la musica nei parchi pubblici. Come si sa, alla fantasia non c’è limite, ma se la fiducia si costruisce con queste modalità, chissà il domani, cosa ci porterà.
A proposito di nuove generazioni, vorrei esprimere, sempre via epistola, un pensiero sentito accompagnato da un sincero ringraziamento al nostro USTRA, che risolve i problemi di viabilità presenti e futuri del Cantone in tempi di surriscaldamento climatico arrivando a regalarci (sì regalarci) una terza corsia tra Mendrisio e Lugano: nuovi svincoli, nuovi raccordi, nuove strade, nuovo asfalto, il tutto gratis e senza diritto di rifiuto, poiché, da che mondo è mondo, a caval donato non si guarda in bocca! Un’idea geniale, innovativa e all’avanguardia, che non mancherà di rendere più fluido il traffico, spalmando gli ingorghi su tre corsie, aiutandoci ad aumentare i volumi dei mezzi in transito.
Come ogni lettera che si rispetti, anche questa prevede un saluto conclusivo, e vorrei rivolgerlo con una punta di invidia a chi, con il sorriso sulle labbra, sempre imperterrito procede, sicuro di essere nel giusto, di sapere cosa si convenga per chi, dall’altra parte della barricata, comunque non capirebbe, e si incaponisce a chiedere dialogo e rispetto per coloro che un giorno prenderanno il nostro posto, un po’ più di uguaglianza e un’idea di futuro che contempli la presenza dell’essere umano su questa terra, insomma, una qualsiasi forma di visione. Se non fossimo così ben guidate e guidati, chissà dove saremmo!
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