Crimini contro l’umanità in un processo “storico” a Bellinzona
Da domani alla sbarra del Tribunale penale federale di Bellinzona l’ex ministro dell’interno del Gambia Ousman Sonko – Un evento che sarà seguito anche in Africa
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Da domani alla sbarra del Tribunale penale federale di Bellinzona l’ex ministro dell’interno del Gambia Ousman Sonko – Un evento che sarà seguito anche in Africa
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Da domani alla sbarra del Tribunale penale federale di Bellinzona l’ex ministro dell’interno del Gambia Ousman Sonko – Un evento che sarà seguito anche in Africa
Ora, si potrebbe convenire sul perché mai la Svizzera si debba occupare di fatti avvenuti nel lontano Gambia, il più piccolo Stato dell’Africa occidentale, una striscia di terra anglofona interamente circondata dal francofono Senegal. La ragione va trovata nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, ratificato dalla Confederazione nel 2001. Da allora la Svizzera può (deve) perseguire gli autori di crimini internazionali presenti sul suo territorio. Indipendentemente dal luogo del crimine e dalla nazionalità dell’autore e delle vittime. Dopo anni di tentennamento, la Procura federale sembra avere da poco cambiato marcia e preso sul serio la lotta ai peggiori crimini contro l’umanità. Le inchieste in corso sono diverse, alcune molto delicate come quella che concerne Rifaat al-Assad, zio del dittatore siriano Bachar al-Assad; altre riguardano alcuni attori economici svizzeri implicati nel saccheggio delle materie prime.
Nel 2024 avrebbe dovuto tenersi a Bellinzona anche il processo contro l’ex generale e ministro algerino della difesa Khaled Nezzar. L’atto d’accusa per crimini contro l’umanità commessi nel contesto della guerra civile algerina degli anni ‘90 è stato depositato nell’agosto 2023, dopo una lunga (troppo lunga) inchiesta scattata nel 2011. Lo scorso 29 dicembre, però, Algeri ha comunicato il decesso di Nezzar, considerato in patria una sorta di eroe nazionale. Il processo elvetico, quindi, non si terrà. Peccato!
Nel caso Nazzar, l’Algeria ha giudicato l’”irresponsabilità” della Svizzera nell’arrogarsi il diritto di giudicare un politico di uno Stato sovrano. In generale, il principio della giurisdizione universale è stato criticato proprio per essere uno strumento per una sorta di giustizia neocoloniale: fatta dagli Stati europei nei confronti dei Paesi africani, magari ex colonie. Occorre naturalmente considerare in maniera critica il contributo occidentale nei crimini commessi altrove. In questo senso è più che opportuno tenere sotto la lente della giurisdizione internazionale anche il ruolo delle imprese, come sta avvenendo ad esempio in Svezia dove i manager dell’azienda petrolifera Lundin, tra cui un cittadino svizzero, sono a processo per del petrolio saccheggiato in Sudan.
Tornando al caso Sonko occorre sottolineare l’alta aspettativa che il processo elvetico ha e avrà in Gambia. Dalla caduta del regime nel 2016 solo due casi relativi a crimini commessi sotto Jammeh sono stati perseguiti. Come ci ha spiegato il giornalista investigativo gambiano Mustapha Darboe un’eventuale condanna di Sonko in Svizzera avrà «un’enorme implicazione» sul processo di giustizia di transizione in Gambia, «dove un buon numero di persone che hanno partecipato agli stessi presunti crimini di cui Sonko è accusato ricoprono ancora cariche pubbliche». Anche per questo il dibattimento sarà molto seguito dalla stampa locale, con alcuni giornalisti che da Banjul si recheranno a Bellinzona. In arrivo in Ticino anche le nove vittime, accusatrici private nella procedura. Tra di loro un soldato e un politico accusati di preparare un colpo di stato del 2006 e altre vittime di torture tra cui due giornalisti, tre attivisti politici e la figlia dell’attivista politico Ebrima Solo Sandering, ucciso mentre era sotto custodia di Sonko nel 2016.
Per questo il processo, che si svolgerà in tedesco, verrà parzialmente tradotto in inglese. Il tribunale è stato criticato dagli avvocati delle vittime per questa traduzione parziale e per il fatto che la loro presenza sarà presa in carico finanziariamente solo per il tempo strettamente necessario (cioè due giorni prima e un giorno dopo l’udienza) e non per l’intero processo. Quest’ultimo si annuncia ad ogni modo teso e non privo d’interesse anche da un punto di vista giuridico.
Ousman Sonko è difeso dall’avvocato Philippe Currat, esperto di diritto penale internazionale, con esperienze in Africa e che ha da poco ricevuto il Premio svizzero per i diritti umani 2023. Due i punti da tenere d’occhio. In primo luogo la procura dovrà dimostrare che i presunti crimini contro l’umanità di cui è accusato Sonko siano stati commessi come “parte di un attacco diffuso o sistematico contro la popolazione civile”: i singoli atti, come gli omicidi, devono insomma essere inseriti in un contesto più ampio, organizzato e che ha colpito un gran numero di vittime. L’altro aspetto critico è la questione della retroattività: alcuni dei crimini di cui è accusato sono stati commessi prima che i crimini contro l’umanità diventassero un reato penale in Svizzera nel 2011. Di norma le leggi penali approvate in una data successiva non possono essere applicate a un reato commesso in precedenza. Delle eccezioni però potrebbero esistere nell’ambito del diritto penale internazionale. Staremo a vedere se verranno prese in considerazione dai giudici.
Segnaliamo due lavori giornalistici di grande valore sulla vicenda:
Nell’immagine: Ousman Sonko firma per il Gambia il trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo a Oslo nel 2008
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